Dietro la telecamera con Marco Fighera

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Lo scorso 22 ottobre, durante la festa dell’anniversario per i 100 anni della Sportiva Palü Poschiavo (SPP), il pubblico ha assistito alla proiezione del docufilm sui 100 anni della Società: “Ieri e Oggi”, realizzato da Marco Fighera. La Redazione de Il Bernina, con lo scopo di conoscere più da vicino la sua professione, lo ha intervistato.  

Marco, grazie alla tua collaborazione con Il Grigione Italiano sei già molto conosciuto in Valposchiavo, ma ti andrebbe di raccontarci un po’ il tuo percorso professionale? Hai sempre avuto questa passione per la macchina da presa?
Sono nato a Coira da due giovani genitori studenti, ma ho sempre vissuto a Poschiavo, frequentando asilo e scuole dell’obbligo qui. Da giovane, sinceramente, non pensavo alle riprese video, ma volevo fare il camionista, vedevo passare questi autoarticolati immensi e, per me, più grandi erano più mi emozionavano e mi convincevano di quel che avrei voluto fare da grande. I miei genitori assecondarono questa mia passione, dicendomi però di imparare prima un mestiere e poi di fare il camionista. Feci quindi la scuola di elettricista montatore, con 4 anni di apprendistato a Brusio presso la ditta Zala e Monigatti e, una volta diplomato, andai subito alla scuola reclute. Di ritorno dal militare, dove ero stato infermiere, trovai impiego per due anni presso la ditta Koller di St. Moritz; qui installavo antenne paraboliche e mi occupavo di tutto quel che riguarda il reparto televisivo. Durante questo periodo ricevetti una proposta di lavoro dalla ditta Elektro Plozza per l’Engadina e, appena possibile, mi dedicai a quello; poi, il lavoro con gli anni calò e venni lasciato a casa. Tramite la disoccupazione entrai in campo occupazionale, dove mi fu proposto un posto in Casa Anziani come aiuto infermiere. Grazie alla mia esperienza sotto le armi, mi trovai subito molto bene e in seguito venni assunto al 100% lavorando nella struttura per 6 anni e mezzo. Purtroppo, questo tipo di lavoro ebbe effetti devastanti sulla mia schiena, portandomi di nuovo a cambiare professione, intraprendendo la scuola di disegnatore edile presso mio padre e lavorando poi 10 anni per lui. In questo periodo di impiego nella ditta di famiglia sono poi entrato anche in archivio comunale (2012) e alla RSI come corrispondente video per Valposchiavo, Val Bregaglia e Alta Engadina (2014).

Insomma, veramente un bagaglio di esperienza lavorativa non indifferente. Parlando del tuo lavoro con la RSI dietro la camera, cosa puoi dirci?
Ho sempre coltivato la passione per la videocamera e le riprese… ti basti pensare che, attualmente, solo a livello personale ho circa 35’000 CHF di attrezzature che utilizzo per il lavoro. Entrando in RSI ho avuto eccezionalmente l’opportunità di frequentare un corso a Comano, ma molte capacità insegnate le avevo già acquisite da libero professionista; la vera formazione è stata fatta sul campo con i tanti servizi effettuati. In questo senso non smetterò mai di essere riconoscente a due colleghi di lavoro che mi hanno insegnato moltissimo. Per lavorare in televisione ho dovuto, per forza di cose, costituire una ditta (sagl); se prima ero scettico su questo, devo dire che, invece, mi sono trovato benissimo; lavoro tanto, al punto, a volte, di dover rinunciare a qualche servizio per mancanza di tempo. Sono molto fortunato perché con il mio 40% in Archivio comunale ho l’opportunità di gestire i giorni e gli orari secondo l’occorrenza, riuscendo così nell’altro 60% a occuparmi degli impegni della mia Società. A gennaio spegnerò 52 candeline e ho raggiunto quello che avrei sempre voluto, ovvero, come dico sempre, di non lavorare mai. A parte gli scherzi, ho due lavori che mi piacciono e quindi tutto pesa meno, anche se a volte ci sono momenti stressanti; le mie passioni mi fanno affrontare tutto con un altro spirito, quasi, appunto, come se non lavorassi mai.

Hai altre passioni?
Suono le tastiere nel mio gruppo (Armony) da 26 anni; un tempo ci proponevamo al pubblico con un tour di 3 – 4 concerti l’anno. Attualmente, per una serie di motivi legati allo spazio nell’agenda degli eventi, riusciamo a fare un concerto all’anno e quasi sempre le prove settimanali il venerdì. Anche se sarebbe bello trovarsi e suonare di più, già queste poche ore alla settimana per me sono molto appaganti. Nella banda, poi, ho suonato la batteria e di mio so suonare anche la fisarmonica; venendo da una famiglia di musicisti non poteva essere altrimenti. Parlando di quando ero giovane, avrei anche potuto tranquillamente fare il conservatorio invece che l’elettricista, ma lo stipendio da musicista a queste latitudini non mi avrebbe portato lontano. Altri miei hobby sono lo sci alpino e la piscina, che purtroppo riesco a visitare solo poche volte all’anno per mancanza di tempo.

Parlando di “Ieri e oggi”, il docufilm per i 100 anni della SPP, quanto tempo è servito per effettuare tutte le interviste e le riprese?
Tanto tempo. Ne è servito veramente tanto. Più che altro a livello di preparazione e a livello organizzativo, dove per fortuna sono stato aiutato da Nicolao Lanfranchi della SPP che mi ha commissionato l’incarico. Si è partiti mettendo dei paletti circa la durata del video (12 minuti) comprensiva di tutte le interviste, mi sembrava tanto lo stesso. Alla fine siamo arrivati a 19 minuti ed è andata bene così: per un video di così tanti minuti, quel che serve sono i contenuti, e qui c’erano.

Se entriamo più nello specifico sulle tempistiche, possiamo calcolare che io e Nicolao abbiamo intervistato in momenti diversi tre persone che hanno vissuto la società SPP e che si raccontavano più o meno a ruota libera, ognuno a suo modo. Alla fine di ognuna di queste interviste avevo circa 25 minuti di girato per ogni persona. Tutto questo ha richiesto diversi giorni: calcola anche solo che, prima di fare un’intervista, mi servono almeno 20 minuti per piazzare telecamere e lampade, regolare le luci ecc. Parlando sempre del solo girato, per avere un corollario alle interviste, ho dovuto presenziare a molti eventi: giornata istruzione valanghe, giornata sulla Diavolezza di sci alpino, la gara Sprint Val di Campo, mezza giornata di sci di fondo, la pulizia delle Falesie di Cavaglia e la festa della SPP. Praticamente una settimana di eventi in presenza, alcuni anche in coppia con un mio giovane collaboratore. E questo è stato solo l’inizio: una volta pronti con il girato si è partiti con i tagli e con il montaggio. Ho dapprima portato ogni intervista da 25 a 8 minuti, avendo così un totale di 24 minuti di interviste; con questo materiale in mano ho interpellato Nicolao Lanfranchi su cosa si potesse ulteriormente scartare per portare le interviste da 8 minuti a testa a circa 2. Con grande difficoltà, tempo e qualche mio consiglio, siamo riusciti nell’impresa. Con questi 6 minuti di interviste e tutto l’altro materiale girato sulle piste e agli eventi da inserire, mi sono messo finalmente a fare il montaggio. Non ho tenuto il conto preciso delle ore, ma posso dire che 8 ore al giorno per una settimana sicuramente le ho investite. Un lavoro impegnativo e molto lungo, ma che mi ha divertito tanto perché ho potuto metterci del mio (a differenza per esempio dei servizi per i TG dove ho molti paletti), inserendo dei tagli laterali alle interviste o giocando con le luci.

Recentemente abbiamo assistito alla premiere di “Mi la verita l’i dita”: oltre al grande consenso in Valposchiavo, avete ricevuto richieste di utilizzo del film, magari per la RSI?
Devo dire che mi ha fatto molto piacere il grande consenso ricevuto in Valle: senza false modestie non mi aspettavo fosse così tanto. E’ un prodotto che ha indubbiamente il suo valore, ma non è paragonabile a un lavoro televisivo, con i mezzi a nostra disposizione non credo si potesse fare di più. Personalmente ho potuto cimentarmi anche nei panni del direttore della fotografia, ruolo che ho trovato veramente molto interessante. Una media di 3 ore di lavoro per ogni scena di 5 minuti, 12 giorni di riprese e un girato complessivo che si aggirava intorno alle 9 ore. Se consideriamo che il tutto era partito solo per realizzare un trailer di 4 minuti, abbiamo un po’ l’idea di quanto materiale sarebbe andato sprecato senza la decisione, a posteriori, di farne anche un docufilm.

Attualmente siamo in trattative con la RSI per la messa in onda, attendiamo un loro parere, può darsi che venga tramesso oppure che ci dicano no, in tv non può passare. Fa piacere che abbiamo ricevuto già delle richieste di proiezione dall’Italia, da Sondrio, Como e Bormio. Da gennaio 2023 lo proporremo anche nelle valli italofone, arrivando anche a Coira, Zurigo e Lugano, sempre a entrata libera come a Poschiavo. 

Ivan Falcinella
Membro della redazione