La Bottega del Mondo gode di ottima saluta
Intervista a Franco Crameri, presidente della Bottega del Mondo di Poschiavo
Nel mio percorso formativo attuale ho avuto recentemente la possibilità di avvicinarmi ad una tematica della quale si sente sempre più parlare. Il commercio equo e solidale nasce sotto un’ala innovativa nel tentativo di costruire un mondo diverso. Un pianeta dove non trovino spazio solo le regole e le imposizioni del circuito economico imbastito su concezione capitalistica, ma bensì indispensabili valori di rispetto della dignità umana e solidarietà verso i paesi più poveri.
Commercio equo e solidale significa soprattutto rispetto. Rispetto delle popolazioni dei paesi in via di sviluppo che, a differenza di quanto si pensa, dispongono delle ricchezze materiali per competere con l’avanzata della globalizzazione. Nonostante questa constatazione è importante capire che senza il nostro aiuto, questi paesi non possono minimamente contrastare il mercato proposto dalle multinazionali che purtroppo spesso tralasciano i fattori ambientali e sociali a favore di un processo produttivo quantomeno discutibile. Ecco che, grazie all’apporto di ”visionari” e pionieri del campo umanitario, nasce un nuovo concetto di economia globale. L’altermondialismo che schiera in prima linea un commercio più equo e solidale, dove non vige alcun monopolio in grado di mettere in dubbio il sistema di ripartizione della ricchezza. Il contadino colombiano che raccoglie il caffè finalmente avrà la fetta di torta che gli spetta, grazie al commercio equo e solidale, e il raccolto gli verrà pagato 95 centesimi di dollaro al chilo, mentre prima per la stessa quantità, in un sistema zeppo di intermediari, egli riceveva solo 25 centesimi di dollaro. Un ripartizione più equa se si pensa che il caffè in Svizzera viene venduto a un prezzo compreso tra i 10-15 franchi al chilo circa. Guadagno che andrà a costituire la possibilità evidente per l’agricoltore colombiano di vivere un’esistenza più dignitosa. Ritengo dunque che tale impresa e progetto siano lodabili e meritino più attenzione di quanto non ne ricevano attualmente. Il caffè ”Max Havelaar”, marchio del commercio equo e solidale, ha conquistato il 6% del mercato svizzero, un primo grande passo è stato fatto, ma il tragitto verso una maggiore equità è ancora lungo.
Ho avuto recentemente la possibilità di intervistare Franco Crameri che nel campo del commercio alternativo in Valposchiavo può e deve essere considerato un vero pioniere. Grazie alla sua caparbietà anche la nostra beneamata Valle dispone da anni di una https://www.ecomunicare.ch/bdm dedita alla vendita dei prodotti provenienti da un commercio equo e solidale. Eccovi dunque alcuni temi trattati nell’intervista. A Franco e ai suoi preziosissimi collaboratori va la mia più grande stima e l’augurio che il proseguo di tale attività sia anche in futuro altrettanto fruttuoso.
e Kebasse.
Personalmente sono molto scettico e anche un po’ deluso che gli ideali della Max Havelaar vadano a finire dalla Mc’Donalds.
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Redatto da Josy Battaglia – jobatta@bluemail.ch