Il diritto di fumare ovunque va in fumo?
L’argomento è già emerso nella sessione di Gran Consiglio dell’ottobre 2005, durante la revisione parziale della Legge sulla sanità. In quell’occasione si è rinunciato ad inserire un articolo sulla protezione dei non fumatori a favore di un incarico al Governo per un progetto di legge dettagliato.
Questo incarico della Commissione per la sanità e la politica sociale è arrivato sul tavolo del Gran Consiglio nella sessione del 13 e 14 febbraio 2006 ed è stato approvato con 83 voti a favore e 22 contrari.
Questo significa che ora il Governo dovrà avviare una consultazione fra gli enti interessati e riproporre al Gran Consiglio un testo di legge appropriato per una soluzione differenziata.
Primo fra i Cantoni svizzeri, il Ticino ha approvato una legge, che proibisce il fumo in tutti i locali pubblici. Il provvedimento è stato acettato dal Gran Consiglio ticinese con 53 voti favorevoli, 15 contrari e 7 astenuti. Gli esercizi pubblici in Ticino avranno comunque tempo un anno da quando entrerà in vigore la legge per adeguarsi alle nuove norme che prevedono la possibilità di dotarsi di un locale, adeguatamente ventilato, destinato ai fumatori.
L’esempio italiano
Val la pena citare l’esempio più a noi vicino, ossia quello italiano. Già da tre anni un provvedimento di “divieto di fumare negli esercizi pubblici” è stato adottato nella provincia di Trento con Risoluzione provinciale n. 9 del 14 luglio 2000. La bontà del provvedimento è dimostrata in un sondaggio promosso dall’ente sanitario provinciale sia tra gli avventori, sia tra gli esercenti. Si rileva che il 97,9 % della clientela “è d’accordo con la legge provinciale che ha vietato il fumo nei ristoranti e nelle pizzerie” e la stessa domanda rivolta agli esercenti ha avuto il 91,4 % di risposte affermative.
Si può dire che la provincia di Trento ha creato l’esempio funzionale e il provvedimento è poi stato esteso all’Italia intera con decisione del dicembre 2002. Nel marzo 2003 il governo italiano ha approvato il regolamento di applicazione della legge che vieta di fumare nei locali pubblici e ha dato un anno di tempo ai gestori per adeguarsi al regolamento in questione. Oggi la normativa è in vigore e viene osservata senza grandi problemi.
Il mutamento sociale in atto
Sulla nocività dell’esposizione al fumo passivo non esistono più dubbi. Non citiamo i numeri delle poco rallegranti statistiche che parlano di migliaia di morti.
Crediamo che la popolazione oggi sia pronta a una limitazione del fumo all’interno degli spazi chiusi accessibili al pubblico. Questa limitazione va interpretata non come una “proibizione” ulteriore alla presunta libertà individuale del 30% della popolazione che è fumatrice, bensì come un riconoscimento alla maggioranza della popolazione che non fuma e non vuole fumare suo malgrado che è comunque il 70%. Si tratta di una misura di protezione della salute facilmente accettabile nel medio termine anche da chi fuma e della quale egli stesso potrà beneficiare. Non si fuma più in moltissimi ambiti senza che questo abbia prodotto grandi problemi. Nei paesi dove queste misure sono state adottate in modo puntuale (ad esempio in Australia, Italia, Irlanda, USA), molti fumatori ne hanno approfittato per smettere di fumare.
Meglio stare fuori in una giornata di smog invernale o dentro un locale pubblico?
Per quanto riguarda l’aria esterna lo stato interviene con moltissime leggi e misure per proteggere i suoi cittadini. La discussione sul problema delle polveri fini di quest’inverno ne è un esempio. Ma se facciamo un raffronto con l’aria che respiriamo all’esterno in una giornata di smog invernale, con l’aria che respiriamo all’interno di un locale pubblico dove ci sono il 30% di fumatori dovremmo concludere, che è meglio stare fuori al freddo, perché le concentrazioni di PM10 superano di alcuni ordini di grandezza i limiti stabiliti dalle normative per il controllo dell’inquinamento esterno.
È coerente quindi proteggere l’aria anche all’interno dei locali pubblici, alfine di tutelare gli interessi della maggior parte della popolazione che non fuma (ma indirettamente anche di quella che fuma).
Da che parte stare?
Chi vi scrive non fuma e non nega di aver votato con convinzione l’inconsueta decisione del Gran Consiglio di affrontare il problema con una soluzione differenziata. Tuttavia, talune ragioni di chi ama il gusto antico del tabacco ed il senso di soddisfazione e godimento che questi procura sono altresì condivisibili.
Una vita senza qualche vizio vale la pena di essere vissuta?
Il nostro vivere quotidiano è costellato di norme giuridiche che ne condizionano ogni gesto. Siamo forse una società incapace di autoregolarsi, di vivere pacificamente all’insegna del rispetto reciproco, della tolleranza senza un ente superiore, un tutore, che controlli il nostro agire?
Così parrebbe.
Vero anche che la libertà di ognuno finisce laddove comincia quella del prossimo in un sottile gioco di equilibri.
deputato al Gran Consiglio
Redatto da Livio Mengotti – livio.mengotti@picas.ch