”La nostra voce non cesserà  di farsi sentire!”

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”La nostra voce non cesserà  di farsi sentire!”

Dove sono finite quelle persone che gridavano alla vendetta per i terribili fatti dell’11 settembre? Dove sono finite le parole d’odio pronunciate in nome di una guerra giusta, necessaria, volta a migliorare la situazione in medio oriente? Zitti, per più di tre anni, aspettando l’inesorabile avanzata degli eventi in Iraq. Un’occupazione che doveva durare tre mesi a detta dell’attuale presidente degli Stati Uniti, e dura tutt’ora. A tre anni di distanza la gente muore ammazzata, ogni giorno, ancora in Iraq!

In fondo cosa possiamo fare noi, quanto potranno mai influire le nostre parole, in processi internazionali che avanzano inesorabilmente incuranti della voce di chi urla il proprio sdegno? Poco, o molto, a dipendenza dalle aspettative. Non ci aspettiamo nulla di particolare, non scenderemo nuovamente in piazza, non ci incateneremo di fronte a un’ambasciata, nulla di tutto ciò.

A una cosa però riserviamo ancora importanza: il diritto di continuare a liberare la nostra voce contro ogni tipo di guerra! Chi ripudia l’uso della violenza c’è ancora, e sempre ci sarà! Scoraggiati dagli eventi, da un dittatore che se n’è andato e uno che ha preso il suo posto, da armi di distruzione di massa mai trovate, bensì usate in un conflitto orribile come lo sono tutti gli avvenimenti di tal genere; andiamo avanti comunque!

Guerre sempre ce ne son state e sempre ce ne saranno? Forse, ma sicuramente non lasceremo che le parole d’odio riempiano la nostra quotidianità e quindi continueremo a confermare la nostra presenza, anche qui, a migliaia di chilometri di distanza, pur non vivendo nessun conflitto, pur non piangendo la morte di fratelli, parenti o amici. In un periodo squallido dove mostrare la morte di un terrorista in televisione diventa un gioco, dove sono i dettagli macabri di un conflitto a fare notizia, dove i bambini divengono vittime usuali e non eccezionali, dove la distinzione tra civili e milizie è un puro fatto formale, dove un’invasione armata viene definita dai governi come “missione di pace”, dove i morti ammazzati vengono apostrofati come “danni collaterali”, noi non ci stiamo e rimettiamo le cose al loro posto. La guerra rimane guerra, contro cui combattere ripudiando la violenza. Ogni vita stroncata per mano di un essere umano armato è una vita che poteva essere salvata!

Per Football United

Redatto da Josy Battaglia – jobatta@bluemail.ch