Le avventure del Sciur Pibìn (2)
Come dicevo, un fenomeno quel Sciur Pibìn! Ne rintraccio le orme ovunque nelle mie note di più di vent’anni or sono. Col metter ordine nelle mie carte, passo in rivista anche i foglietti con i miei appunti. E ce ne sono di quei foglietti sui quali – in quel mio anno poschiavino 2006 – annotavo ciò che sentivo o scoprivo. Tutto quello che non volevo lasciar cadere nel dimenticatoio. Per ora mi limito ad elencarli cronologicamente. Mi sarà poi più facile ritrovare ciò che cerco…
Il Sciur Pibìn viene a galla nei contesti più diversi, per lo meno a giudicarne dai titoli dei quali dotavo ognuna delle mie note. Certi, per misteriosi che appaiano, basta un’occhiata per ricordarmi senz’altro della faccenda in merito, per esempio: «la mano nel sacco», «il cervo delle sette meno dieci» o «un muro di Berlino a LePrese». Altri titoli, invece, mi risultano enigmatici. Nessun fatto o episodio ne balena nella mia memoria. Neanche l’ombra di un filo rosso da titoli come: «i cinesi ante portas», «il pendio di Giogo» o «la morte del fant». Il colmo poi quel «Sciabulinsky e il Cel…», totalmente impenetrabile! Per un attimo sospetto aver magari, per sbaglio, omesso la «i» in quel «cel». Sospetto fuori posto poichè ci avevo, più tardi e con matita rossa, aggiunto un secondo titolo «lo ha bloccato il Sciur Pibìn!». Devo dire che la comprensione dei titoli qualche volta si urta anche al fatto che, allora, mi piaceva adoperare «surnom», quelli già correnti in Valle oppure dei nuovi scaturiti dalla mia fantasia. Poco importa. La lettura dei foglietti mi illuminerà sulle rispettive peripezie, particolarmente quelle del Sciur Pibìn.
Pibìn non era poi il suo vero nome. Questo «surnom» era tuttavia diventato talmente comune che ora non mi ricordo nemmeno come si chiamava veramente. Ci si domandava però – quello sì – da dove era nata questa denominazione. Le più pittoresche ipotesi ne divertivano sovente le tavole rotonde delle osterie. C’era chi, maliziosamente, diceva che il «surnom» aveva a che fare con la carica pubblica del Sciur Pibìn. C’era chi, scherzando, alludeva al vezzeggiativo «el pibe» (budan) appeso a Diego Armando Maradona, e all’eventualità che il Sciur Pibìn, essendo di corpulenza simile a quella del da lui ammirato calciatore, si sia tirato addosso pure il vezzeggiativo. Questa divertente congettura aveva ripreso il fiato nell’estate 2006 quando «el pibe» era riapparso ai campionati del mondo benchè solo in veste di tifoso. Il diminutivo Pibìn comunemente adoperato invece di Pibe era dovuto al fatto che l’interessato era di dimensioni assai ridotte. Ma guai se lui l’udiva. Come d’altri famosi personaggi (Napoleone il più noto), la permalosità del Sciur Pibìn era di proporzione inversa alla sua statura. Il proferitore dell’insulto ne soffriva le conseguenze per tutta la sua vita!
Mezz’ora fa è stato a trovarmi Brocha (si dice «brocia» come in spagnolo). Ha 93 anni, è ancora arzillo. Vive alla Scera. Ogni giorno viene alla Vila – da alcuni anni con la corriera ma mai senza la sua pipa in bocca – per prendere la posta, leggere il giornale e bere un calasin. Conosce bene la gente («chela brüta raza di pusc’ciavìn», come dice) e le usanze della Valle. Di solito si ferma e facciamo una chiacchierata. Oggi invece era di fretta. Doveva ancora andare alla banca a prelevare un po’ di denaro. Voleva però sapere se era proprio vero quello della lettera aperta della quale gli avevo parlato ieri, quella di quel «gruppo valtellinese all’estero». Gliel’ho data da leggere a casa sua. Me la riporterà domani. Ed è filato alla Raifcantubs…
Partito Brocha, sono rimasto con in mano proprio il foglietto intitolato «Raiffeisen+Cici-Gici = 1», affare nel quale, a ciò che leggo, il Sciur Pibìn giocava un ruolo di protagonista persino di primo piano. Domani, quando Brocha si farà vedere come ogni giorno, gliela racconterò. Questa è una delle faccende più croccanti della mia collezione!
Redatto da Dino Beti di Panìsc – dino.beti@bluewin.ch