Se non é vero é ben trovato

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Se non é vero é ben trovato

Barba Brocha è veramente formidabile. Non passa un solo giorno che, tornando dalla Vila, me ne riporta una nuova: «L’altro ieri ho ricevuto da Ermo, l’abiatico di un cugino, una lettera datata A.D.I.U. 23. Oggi l’ho visto davanti al «McPib» (ex-palazzo Albrici) in Plaza da cumün. Studia scienze politiche. Mi ha spiegato che, in latino, vuol dire Anno Destitutionis Imperatoris Universi. Questo si riferirebbe all’evento maggiore del 2007. Il mio nipote dice che l’amministrazione erevipiotica ha deciso di adottare la datazione A.D.I.U. invece di A.D.» Chi non se ne ricorda di quello strepitoso evento! In novembre di quell’anno, l’imperatore Miusa fu destituito per aver schiaffeggiato in pubblico la segretaria di stato Condita. Insomma, non proprio per questa aggressione imperiale. Durante la controversia che ne era scattata, Miusa, contrito, aveva confessato che il suo schiaffo era atterrato per errore sulla guancia ministeriale ma che lui, infatti, lo aveva destinato a sua moglie, l’imperatrice Lora. Appunto, si sa, la violenza coniugale facendo a quei tempi i titoli dei giornali del mondo… Lo scandalo si era amplificato per il disonore inflitto da Miusa a tutta la nazione coll’essersi lasciato prendere la mano nel sacco!

Ricordando quest’ultimo aspetto dell’avvenimento mondiale di un quarto di secolo fa, sto per riallacciarmi con il mio foglietto dal titolo «la mano nel sacco», ovviamente con al centro il protagonista Sciur Pibìn. Beccarlo la mano nel sacco, il Sciur Pibìn? Nemmeno alzandosi di buon mattino, benché lui fosse tutt’altro che mattiniero… Ma Brocha, oggi, non sembra particolarmente interessarsi di quel mio foglietto e delle sue rivelazioni.

Brocha punta invece, stupefatto e curioso, il suo dito nodoso su un pezzo di carta ingiallito che giace sul tavolo. Un articolo parso nel Grigione del 10 agosto 2006, uno dei pochissimi che avevo serbato fra le mie carte. Nell’angolo destro in alto avevo scritto «R.I.P. Panìsc». Mi ricordo di averlo serbato perché era uno dei rari articoli scritti da penna elegante che si potevano leggere a quei tempi. Non perché parlava di me. Altri me ne avevano già fatto l’onore in quell’anno. Al contrario di quelli, questo qui, pubblicato da un comitato dei Pippi – burloni scherzavano ai tempi parlando anche dei pipistrelli, uccelli della notte… – era ammirativo all’estremo nei miei riguardi. Diceva che le mie «storie sui protagonisti politici della nostra valle deliziavano» il popolo. Riconosceva che indubbiamente ero persona d’esperienza, di «vasta esperienza acquisita in tutti in campi», di «grande esperienza evidenziata in ogni scritto» e di «esperienza accumulata». I Pippi si dicevano convinti che io saprei «indirizzare la politica poschiavina sulla via giusta», e profetizzavano che diventerei uno di quelli che loro solevano chiamare «eroi di casa nostra». Insomma, complimenti da far arrossire! Con tanta fradicia lode sul mio conto, al limite dell’adulazione, un attimo avevo sospettato che quei Pippi si burlavano di me. Invece no. Come mai avrebbero se no – in un improvviso eccesso di sincerità – ammesso nello stesso istante che c’erano eletti che «attualmente riscaldano ambite poltroncine», eletti fra i quali c’erano anche dei Pippi al più alto livello del comune?

Brocha, divertito, m’interrompe: «Ma chi erano poi questi Pippi o che ne so io?» Che dirgli. Non ero mai riuscito a saperlo di certo. Avrei voluto ringraziare personalmente per quell’articolo ognuno dei membri di quel comitato. Purtroppo assolutamente impossibile sapere chi erano. Mi era stato spiegato che il loro nome non sarebbe stato divulgato, che il loro indirizzo era tenuto sotto chiave. Quasi si trattasse di una società segreta. L’unico probabile membro pressappoco noto pubblicamente era un certo Pibìndos, una specie di sommo sacerdote. A qualcosa di segreto avevo pensato soltanto nel momento di abbandonare la mia amata Valle in dicembre 2006. Come mai quei Pippi avevano, già in agosto, saputo e scritto che io me ne sarei andato prima della fine dell’anno? O, peggio, con il loro sperare ferventemente che me ne andassi via, erano magari riusciti a provocare la mia partenza…? «Cerca di rinfrescarti la memoria», dice Brocha, «la storia di quei Pippi mi stuzzica! Ci vediamo domani», e si mette in cammino verso la Scera.

Redatto da Dino Beti di Panìsc – dino.beti@bluewin.ch