Il giornalismo locale nell’era di internet
Dopo tre anni di attività , il Bernina é ormai una presenza affermata nel panorama dell’informazione valposchiavina. Con oltre 25’000 visite mensili, il portale dimostra di essere letto e apprezzato. Ma proprio questo successo invita a qualche riflessione.
A ben vedere, il portale del Bernina si trova in una situazione invidiabile. Mentre la stampa tradizionale guarda con preoccupazione all’avvento del cosiddetto https://it.wikipedia.org/wiki/Web_2.0 e teme di perdere il suo ruolo nella gestione del flusso di informazioni, il Bernina può contare su un’esperienza pluriennale nel giornalismo «dal basso», aperto alla collaborazione di tutti.
Ricordo che un paio di anni fa un collega della redazione di lingua inglese di https://www.swissinfo.org/, il portale d’informazione per cui lavoro, mi aveva parlato con entusiasmo di un piccolo sito in Val Poschiavo «all’avanguardia nel https://it.wikipedia.org/wiki/Giornalismo_partecipativo».
A volte, è proprio il caso di dirlo, è difficile vedere con chiarezza le cose che stanno troppo vicine.
Nel contesto di un giornalismo che sta cercando di reinventarsi, legando a sé la comunità dei propri lettori, il Bernina ha un indubbio vantaggio: mentre molti grandi giornali stanno investendo enormi risorse nella creazione di «communities», attraverso l’apertura di blog, forum e altri spazi interattivi, il portale valposchiavino può contare su una comunità che già esiste.
Da secoli i Valposchiavini sono abituati a muoversi in uno spazio più ampio dei limiti territoriali della propria valle, conservando solidissime reti di contatti e di solidarietà con i luoghi d’origine.
Le nuove tecnologie dell’informazione s’innestano su una tradizione storica ben radicata. La comunità valposchiavina è virtuale, oltre che territoriale, fin dai tempi degli scambi epistolari fra emigranti.
Dal punto di vista dei contenuti, il Bernina può trarre enormi profitti posizionandosi al centro di questo scambio di opinioni e informazioni, offrendo una piattaforma per la costruzione di una sorta di intelligenza collettiva valposchiavina. In fondo mi pare questa l’ispirazione che sta alla base del progetto.
Di fronte al legittimo entusiasmo per le possibilità offerte al giornalismo dalle nuove tecnologie mi sembra però necessario conservare una sana dose di scetticismo. La libera e abbondante circolazione delle informazioni nell’era di internet può facilmente trasformarsi in un indistinto rumore di fondo.
Per questo è importante che la stampa non dimentichi la sua ragion d’essere, che è quella di aiutare la società ad orientarsi nella realtà in cui vive e nella selva di informazioni a cui siamo tutti, quotidianamente, esposti.
Sul Bernina si possono leggere a volte degli ottimi articoli di cronaca e di approfondimento. Si potrebbe forse fare di più, ampliando gli spazi di riflessione, di analisi e di critica. Certo, per questo ci vogliono le «penne e i soldi», come ha osservato durante l’assemblea del Bernina il presidente, Gianluca Giuliani.
Ma ne vale la pena.
Credo che il Bernina avrebbe molto da guadagnare da un ricorso più frequente agli strumenti tradizionali del giornalismo: l’inchiesta, l’approfondimento, il reportage, l’intervista, l’editoriale…
E in questo contesto, perché non pensare ad una qualche forma di collaborazione con Il Grigione Italiano? I temi lanciati e abbozzati su internet potrebbero essere ripresi e approfonditi sulla carta stampata. Senza per questo rinunciare ad una certa concorrenza, che può far bene ad entrambi.
Da ultimo, una considerazione sui rischi del giornalismo «comunitario»: in una realtà piccola e periferica come quella della Val Poschiavo è talvolta difficile non scivolare in una sorta di autocompiacimento provinciale.
Un atteggiamento peraltro comprensibile: in un contesto in cui è difficile portare avanti delle iniziative, in cui gli ostacoli sono molti, la critica può avere facilmente effetti distruttivi. E così si finisce per parlare del più e del meno, della bellezza del lago e delle montagne, dei «valposchiavini brava gente», in un discorso senza punte e senza spigoli. Anche nei forum del Bernina.
Eppure la critica, la capacità di vedersi dall’esterno, la consapevolezza che c’è un mondo attorno a noi pieno di opportunità e di rischi, sono qualità essenziali, anche e soprattutto in una realtà periferica.
Certo, vengo da un’esperienza giornalistica locale che aveva fatto della critica, anche radicale, la sua ragion d’essere: la Scarìza. Il Bernina è un’altra cosa ed è bene che sia così. Ma ogni tanto mi piacerebbe vedere qualche scintilla in più. E forse non sono il solo, perché anche qualcuno degli esperti consultati nell’ambito della «valutazione esterna» avviata dal Bernina si è augurato un «tono più graffiante».
Redatto da Andrea Tognina – ant@freesurf.ch