Un delirio collettivo, mezzo migliaio di morti
Come spiegare la rivolta cattolica valtellinese che nel 1620 portò all’https://www.demauroparavia.it/37290 di 400 riformati, o forse anche di più? Non solo odio religioso, ma anche e soprattutto interessi politici ed economici, così come il contesto internazionale: questo quanto emerso dalla conferenza di Claudia di Filippo Bareggi tenuta martedì al nuovo monastero delle Agostiniane a Poschiavo.
“Non giustificare né condannare nessuno, ma evidenziare i fatti storici”, con questo spirito e con le stesse parole di Katharina Kindler, pastora evangelica di Brusio, si è aperto il ritrovo incentrato sul https://www.voceevangelica.ch/index.cfm?method=top.documenti&id=968 alla presenza di un folto pubblico, soprattutto italiano. Perché l’odio? Com’è stato possibile uccidere decine, centinaia di persone in pochi giorni? Da dove nasce l’intolleranza? Queste domande attanagliano il cuore umano dinnanzi all’eccidio religioso del 1620 a cui è stato paradossalmente, e provocatoriamente, attribuito l’attributo “sacro”.
Nemmeno Claudia di Filippo Bareggi, docente di storia moderna all’Università degli studi di Milano ed esperta in merito, sa dare una risposta soddisfacente: “Un rito di violenza collettiva, ancora inspiegato ma che deve risiedere nell’animo umano, perché sono eventi che continuano a ripetersi, ancora oggi in altri luoghi” , afferma la professoressa.
Gli studiosi sono tuttavia alla ricerca di una risposta, raccogliendo i fatti storici, per poi analizzarli e interpretarli. La signora di Filippo ha proposto un estratto e una sintesi, in una relazione comunque infarinata di dettagli. Dedurre i meccanismi che hanno rotto la convivenza pacifica , seppur complicata, tra le due fedi innescando un’https://www.tesionline.it/default/glossario.jsp?GlossarioID=2000 omicida è il fine ultimo di questo approccio storico. Ecco qui di seguito alcuni elementi chiave per un’interpretazione critica dei fatti.
Il dominio delle Tre Leghe
La Valtellina, così come i territori di Chiavenna e Bormio, sono stati annessi alle https://it.wikipedia.org/wiki/Tre_Leghe dopo la sconfitta del Ducato di Milano da parte dei Francesi; è quindi stata considerata come “bottino di guerra” da parte dei retici, che non le hanno concesso pari diritti, come invece godeva la Valposchiavo. Le Tre Leghe, inoltre, presentavano un’unità politica debole, con una scarsa centralizzazione e grande autonomia delle singole comunità (una di queste era il nostro https://hls-dhs-dss.ch/textes/i/I8078.php; questa situazione agli occhi dei vicini a sud sembrava quasi anarchica.
“Nei territori italiani delle Tre Leghe”, sottolinea di Filippo, “si diffusero corruzione, usura e altri problemi proprio perché era una zona di confine e quindi debole, ma comunque strategicamente interessante per entrambi i contendenti esterni “a causa” dei valichi alpini. Era l’anello debole, quindi il presupposto ideale perché tra i due fronti interni si passò dalla violenza verbale a quella sulle cose, per poi finire a quella su persone. Situazione che ritroviamo oggi, in maniera simile, in Libano o in Irak.”
Articolo correlato:
Leggi anche:
Redatto da Alan Crameri – alan.crameri@bluewin.ch