Se non é vero é ben trovato
Valposchiavo, A.D.I.U. 23, ossia A.D. 2030
«E allora, quei Pippi, sei riuscito a rinfrescarti la memoria…?» Barba Brocha, entrando dalla mia porta aperta sul giardino, mi assale quasi senza dirmi buongiorno, accennandolo solo con un gesto della mano. Poi tace, si siede e mi rivolge lo sguardo in ansiosa attesa. Sono sorpreso di vederlo già alle nove. Ero certo che oggi sarebbe venuto ma lo aspettavo nel pomeriggio, come di solito.
Sto ancora godendo l’ultima tazza di caffè, tocco finale della mia abituale colazione: una ricca spremuta d’arancia fresca, una ciotola di cereali (da decenni gl’immutati «weetabix» completati con fiocchi di soia e d’avena, germi di frumento, semi di girasole tostati) nel latte fresco, due uova alla coque, due fette di pane con burro e miele (della mia Valle, s’intende!), una papaia, tre tazze di caffè espresso. Da ben cinquant’anni lo stesso menu. Il mio pasto preferito. Niente di più stimolante per viarvia la giornata di un novantenne. A condizione di poter godersi questo, non esito a dire, «banchetto» senza disturbo.
Brocha conosce il mio bioritmo. Mai si permetterebbe d’irrompere nella mia quiete mattutina prima che io abbia celebrato la mia frugale colazione. Oggi però, alle nove, Brocha è già qui, curvo sulla sedia, fissandomi come in agguato. Rosicchia impaziente la pipa tra i denti, spenta e fredda. Non fuma più da anni, ma a tenere la sua pipa in bocca non vuol rinunciare. Nessuna legge anti-tabagistica del mondo potrà mai togliergli il diritto alla pipa in bocca!
Ha un bel dire Barba Brocha, raccontargli la storia dei Pippi non è cosa da poco. Me ne sono reso conto ieri sera mentre stavo appunto «rinfrescando la mia memoria». I miei ricordi delle peripezie pippiche del 2006 avevano serbato un gusto amaro. Per più di vent’anni ero riuscito a rimuoverli dalla mia memoria, sprofondandoli nell’angolo più remoto del mio sistema mnemonico. Risuscitare quei momenti poco piacevoli del mio breve soggiorno in Valle non mi gustava affatto. Sapevo tuttavia che non me la svignerei senza soddisfare la curiosità di Brocha. Vincendo la mia riluttanza contro il ritorno a quei tempi passati, mi sono messo a frugare nella mia memoria, a ricercare tracce dei Pippi, passandovi poi persino una buona parte della notte…
«Ta gas al bòndar vif scrit süindal müs, come si diceva vent’anni fa quando la nostra gente parlava ancora un pusc’ciavìn pressappoco puro e genuino. Tuttora ti vedo assai eccitato. Si direbbe che non hai smesso di ruminarci su ai Pippi da quando sei andato via ieri sera. Non voglio farti aspettare più a lungo ma devo comunque avvertirti: non garantisco per niente la veridicità di tutto ciò che è venuto a galla nel rinfrescare la mia memoria!»
Brocha schiude la bocca, si toglie la pipa sorridendo sotto i baffi: «Vuoi dirmi che quello che ti appresti a raccontarmi sui Pippi non è vero? Che sono fandonie di tua invenzione?!»
«Figuriamoci, non mi permetterei mai! Se osassi raccontarti frottole me lo vedresti scritto sulla faccia. Sto semplicemente dicendoti che tutto quello che posso raccontarti sui Pippi l’ho ripescato nella mia memoria, dunque nulla di inventato. Che ti parli del loro logo preannunciatore di disintegrazione, del club dei Mignoli, della rivolta dei Compatti, o d’altri fatti e gesti dei Pippi nel 2006, puoi essere certo che sarà veridico. Si tratta comunque della mia verità, della realtà come l’ho vissuta io, osservata personalmente. Altri testimoni dei medesimi fatti e gesti avranno vissuto altre realtà, vere anche loro ma distinte delle mie. Vediamo un po’…»
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Redatto da Dino Beti di Panìsc – dino.beti@bluewin.ch