La Porta Alpina al limbo!

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La Porta Alpina al limbo!

Valposchiavo, A.D. 2030

Brocha pende dalle mie labbra quasi volesse succhiarvi uno dopo l’altro i Pippi in carne e ossa. Rosicchia furioso la sua pipa, come sempre quando s’impazientisce.

«Non ci capirai un corno ai Pippi», l’avverto, «me li ricordo soltanto con i loro nomignoli, più stimolanti che il loro vero nome, più facili da memorizzare. Risvegliandosi, la mia memoria porta a galla ovviamente solo il loro ”surnom”. Non saprai di chi si tratta. Mi spiace.»

Brocha mi acquieta: «Non ti preoccupare di ciò.» Si drizza come per sentenziare: «Tu non puoi saperlo poiché eri sempre all’estero. Ma io, nel secolo scorso, ero notorio come esperto dei nomignoli poschiavini. Con mio papa Moriz ne avevamo fatta la raccolta, già più di 1020 nel 1985! Saprei recitarli ancora oggigiorno, ”surnom”, nome/cognome, frazione. Ti porterò la lista.»

«Me ne rallegro. Sono riuscito a rintracciarne mezza dozzina almeno con il loro nomignolo, fra i quali: Tociorena, Arabi detto el latifundista de Prulasco, Valmür, Terribilini il buon samaritano. Purtroppo solo su di tre posso dirtene qualcosa di più: Lucciolo, Cariù e Cameleon.»

Lucciolo l’onnipresente. Nessuno sapeva quando era iniziata la sua ascensione allo stato d’inevitabile. Dall’idrogeno alla cultura, dal turismo alla comunicazione, passando per la drammatica e così via, non c’era campo d’attività dove Lucciolo non sorgeva, sovente in prima linea, appena un’iniziativa spuntava. Formidabile il suo dono di ubiquità. Nel popolo prevaleva la convinzione che senza di lui nessun progetto riuscirebbe. Lui stesso si era convinto di essere indispensabile. Il suo senso del dovere non gli consentiva più di negarsi a qualsiasi aspettativa popolare. Quanto al suo impatto in tutti quei comitati e consigli, chi avrebbe osato mettere in dubbio gli effetti dell’interazione fra onnipresenza ed efficienza?! Lucciolo si sapeva amato. Persino in politica, comunale e regionale, dove trionfava con il miglior risultato, appoggiato anche dai Compatti. Lucciolo era felice! Tanto più quando udiva la gente mormorare che lo si plebisciterebbe podestà appena il Sciur Pibin riuscisse a saziare le sue ambizioni verso l’alto…

Tutt’altro invece Cariù l’invisibile. Misterioso, amava rimanere nell’ombra. Quando ne usciva si teneva coperto. Discrezione, pensavo, dovuta al suo mestiere, fatto di leggi e di giustizia. Si diceva che era lui, Cariù, che dettava ai Pippi la loro condotta nelle lotte politiche. Era forse lui anche quel Pibindos, lo «spiritus rectus» dei Pippi? Di stabilito non ero mai riuscito a saperne granché. Un dettaglio comunque: insisteva dicendo che dei Cariù viventi alla Vila lui era l’unico della stirpe Toi di Percosta. Va a sapere perché ci teneva tanto a differenziarsi dagli altri Cariù!

Il più noto dei Pippi era indubbiamente lo strapotente Cameleon. Noto non specialmente per quello che aveva realizzato in Valle. La sua fama di uomo di stato proveniva dal come adempiva il suo mandato politico nella capitale sulle rive della Plessur. Il «Bumbulif», la rivista carnevalesca di quei tempi, aveva avuto torto di ironizzare sul fatto che Cameleon, attivandosi in quell’illustre assemblea, non riusciva ad ancorarsi in nessun porto partitico. Lui non ne aveva cura. La sua strapotenza la doveva alla sua abilità oratoria. Un vero Demostene, abbinato con straordinaria sensibilità visionaria! In gennaio 2006 tutta la Valle era in ammirazione di Cameleon per il suo trionfo dell’8 dicembre precedente. La sua entusiasmante arringa a favore della Porta Alpina aveva riportato l’unanime consenso dell’assemblea sul credito per quel monumentale progetto, decisione fino allora rimasta in sospeso. Per di più si era di nuovo dimostrato imbattibile analista di sistemi societari, e rivelato eminente specialista di opere pionieristiche come quell’ascensore terraviscerale. Come di solito, Cameleon aveva lui stesso provveduto nei media valligiani alla pubblicità del suo storico successo. Normale che ne fosse soddisfatto e fiero!

Brocha corruga la fronte riflettendo, si gratta l’occipite: «Ma dimmi un po’, quel fantastico progetto riportato da Cameleon, non era mica quella Porta che, appena aperta uno spiraglio, il Governo cantonale si era affrettato di sbatterla e l’aveva mandata al limbo pochi mesi dopo…?!»


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Redatto da Dino Beti di Panìsc – dino.beti@bluewin.ch