Il diritto di fumare nei locali pubblici andrà in fumo?
Il mutamento sociale in atto
Sulla nocività dell’esposizione al fumo passivo non esistono più dubbi. Non citiamo i numeri delle poco rallegranti statistiche che parlano di migliaia di morti.
Crediamo che la popolazione oggi sia pronta a una limitazione del fumo all’interno degli spazi chiusi accessibili al pubblico. Questa limitazione va interpretata non come una “proibizione” ulteriore alla presunta libertà individuale del 30% della popolazione che è fumatrice, bensì come un riconoscimento alla maggioranza della popolazione che non fuma, e non vuole fumare suo malgrado, che è comunque il 70%. Si tratta di una misura di protezione della salute facilmente accettabile nel medio termine anche da chi fuma e della quale egli stesso potrà beneficiare. Non è un divieto di fumare in assoluto, perché il fumatore troverà altri spazi in cui fumare.
Del resto non si fuma più in moltissimi luoghi e occasioni (ad esempio nei treni e negli aerei) senza che questo abbia prodotto grandissimi problemi, anzi. Nei paesi dove queste misure sono state adottate in modo puntuale (ad esempio in Australia, Italia, Irlanda, USA) molti fumatori ne hanno approfittato per smettere di fumare.
Molto meglio stare fuori nello smog invernale che dentro un locale pubblico dove si fuma
Per quanto riguarda l’aria esterna lo stato interviene con moltissime leggi e misure per proteggere i suoi cittadini. La discussione sul problema delle polveri fini dell’inverno scorso ne è un esempio. Ma se facciamo un raffronto con l’aria che respiriamo all’esterno in una giornata di smog invernale, con l’aria che respiriamo all’interno di un locale pubblico dove ci sono il 30% di fumatori, dovremmo concludere che è meglio stare fuori al freddo, perché le concentrazioni di PM10 all’interno (polveri fini particolari causate dal fumare) superano da 10 a 100 volte i limiti stabiliti dalle normative per il controllo dell’inquinamento esterno, per cui scatta l’allarme anti-smog.
È coerente quindi proteggere l’aria anche all’interno dei locali pubblici, alfine di tutelare gli interessi della maggior parte della popolazione che non fuma (ma indirettamente anche di quella che fuma).
Il discorso della libertà
Chi vi scrive non fuma e non nega di aver votato con convinzione l’inconsueta decisione del Gran Consiglio di affrontare il problema con una soluzione differenziata.
Tuttavia, talune ragioni di chi ama il gusto antico del tabacco ed il senso di soddisfazione e godimento che questi procura sono altresì condivisibili, se queste non mettono in pericolo la salute degli altri.
Il nostro vivere quotidiano è costellato di norme giuridiche che ne condizionano ogni gesto. Siamo forse una società incapace di autoregolarsi, di vivere pacificamente all’insegna del rispetto reciproco, della tolleranza senza un ente superiore, un tutore, che controlli il nostro agire?
Nel caso del fumo così parrebbe.
Vero anche che la libertà di ognuno finisce laddove comincia quella del prossimo in un sottile gioco di equilibri.
È quindi per tutelare la libertà di chi non vuol fumare passivamente, che io voto SÌ alla revisione parziale della legge sull’igiene pubblica del Cantone dei Grigioni.
Livio Mengotti, deputato al Gran Consiglio
Redatto da Il Bernina – redazione@ilbernina.ch