Un tabù da infrangere

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Un tabù da infrangere

Avendo letto le spiegazioni del Gran Consiglio e le varie altre opinioni nei media sull’iniziativa ”80 sono abbastanza» credo di aver capito tre cose.

Unanimità riguardo alla complessità del mandato dei granconsiglieri

Opponenti come promotori della proposta di limitare a 80 unità i seggi in Gran Consiglio sono unanimi sull’intrinseca natura del mandato dei deputati. Collaborando strettamente insieme devono saper creare una legislazione capillarmente modulata che tenga conto delle aspirazioni di tutta la popolazione ovunque viva sul territorio. Il Cantone è molto variato. Per i deputati si tratta di prendere in considerazione tutti i suoi aspetti, ossia: le esigenze demografiche e sociali, le costrizioni economiche, le specificità linguistiche, le innumerevoli sfaccettature culturali, le particolarità regionali, le diversità urbane e rurali, la competizione nonché rivalità tra centri e periferie, le tendenze politiche e confessionali, le rivendicazioni medio ambientali, e molteplici altri aspetti. La quadratura del cerchio? Pressappoco. In ogni modo un compito arduo ed esigente al quale nessun deputato può sottrarsi se vuole adempiere al mandato affidatogli dall’elettorato.


La quantità di membri del Gran Consiglio potrebbe essere di 120, 80, 103 o persino 150. Ognuno di questi numeri ha i suoi simpatizzanti. Secondo la formula consacrata del professor Boxeler, specialista della materia, la quantità ottimale calcolata sulla popolazione (188’000 abitanti) sarebbe di 103 rappresentanti. C’è chi vi oppone la necessità di applicare la formula differenziando la popolazione secondo le lingue (senza trascurare neanche i diversi dialetti e idiomi…), ossia il tedesco (68%), il retoromancio (15%), l’italiano (10%), altre (7%). Ciò indicherebbe una quantità di 150 deputati con il vantaggio che ognuna delle 150 valli del Cantone disporrebbe di un seggio. La maggioranza del Gran Consiglio (96 contro 13 – chissà dov’erano gli 11 mancanti…) preferirebbe mantenere il numero attuale di 120 membri. Così dice, ingenuamente, senza nessun argomento obiettivo a sostegno. Al contrario, in rivoltante autosoddisfazione decreta che, così come è, «lavora in modo efficiente e sbriga una quantità di affari notevole». I promotori dell’iniziativa controbattono che si può fare meglio di ciò e produrre una legislazione più adeguata ai bisogni della popolazione costituendo a questo fine il Gran Consiglio con 80 membri. Questo numero coincide con quei due terzi dei granconsiglieri che già attualmente sono in grado di fare degli input sostanziali nelle commissioni e dei contributi costruttivi nei dibattiti. Il terzo ridotto dei deputati attuali sarebbe invece un freno ai lavori parlamentari, una massa utile soltanto per gonfiare numericamente i ranghi dei partiti ed accrescere il peso decisionale delle rispettive frazioni partigiane.

L’iniziativa ci invita a votare sul numero di seggi, su nient’altro. Aspetto puramente quantitativo, non trascurabile ma nemmeno capitale. Visione troppo ristretta del Gran Consiglio. Infatti la sua capacità di adempiere alla sua fondamentale missione dipende inseparabilmente della qualità di quelli che occuperanno i seggi. Di ciò nessuno vuol parlarne. Ovvio che è un tema delicato ma perché dovrebbe rimanere un tabù da non infrangere?! Né i promotori né gli opponenti ignorano il fatto che, ben più che la quantità, innanzi tutto conta la stoffa della quale è fatto ognuno dei deputati, specialmente le sue capacità umane e professionali, le sue conoscenze e esperienze. Altrettanto importa che ogni eletto sia in grado di rendersi assai disponibile per onorare gli impegni della sua carica. A questo fine un deputato deve di regola poter consacrare al suo mandato due volte il tempo riservato alle sessioni, per interagire con la gente che rappresenta, per informarsi e informare, per documentarsi e prepararsi per dibattiti e trattative. Due riforme già fatte del Parlamento ne hanno migliorato il funzionamento interno. Una terza riforma s’impone al fine di adeguare le condizioni finanziarie e logistiche delle quali deve disporre il deputato anche extra-sessione per potersi impegnare alla misura del suo esigente mandato. L’introduzione di appoggi calibrati stimolerebbe l’interesse di potenziali deputati di ottima qualità che oggigiorno esitano a candidarsi causa mancanza di mezzi propri necessari per sostenere la carica di granconsigliere. Grazie a migliorate circostanze basiche dell’attività di deputato diventerà senz’altro possibile reclutare l’ottantina d’indispensabili deputati sanamente ambiziosi, capaci e disponibili che costituiranno il nostro Parlamento, genuina rappresentanza del popolo.

Redatto da Dino Beti di Panìsc – dino.beti@bluewin.ch