Il destino della periferia ossia Valposchiavo quo vadis?

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Il destino della periferia ossia Valposchiavo quo vadis?

Le regioni periferiche della Svizzera, e in particolare le valli alpine, ”costano troppo” e in futuro non vi dovrebbero più essere versati soldi pubblici. Andrebbero invece ”spopolate con dignità ” e ”lasciate al loro destino”. La Svizzera dovrà  piuttosto concentrarsi sugli agglomerati economicamente redditizi.

Questa è la conclusione brutalmente semplice, economicamente impeccabile, alla quale è giunta AVENIR SUISSE, la fabbrica del pensiero delle grandi aziende svizzere. Avenir Suisse è una fondazione creata nel 1999 da quattordici tra le maggiori aziende multinazionali svizzere e si occupa del futuro sociale, economico e politico svizzero su di un modello di pensiero anglosassone.

Va bene. Scusate il disturbo. Prepariamo subito le valige. Possiamo portare le foto dei nostri cari? Dove andiamo?

Per nostra fortuna, ma anche per fortuna di tutto il nostro Paese, il Consiglio Federale, rappresentato dall’allora Presidente Leuenberger, così si esprimeva a proposito delle conclusioni di Avenir Suisse:
« Chi la pensa così non riconosce l’idea confederale. Chi vuole organizzare la Svizzera sulla legge del mercato contraddice la Costituzione, la quale garantisce ad ogni regione il diritto di ricevere le prestazioni di servizio fondamentali. La periferia dev’essere rafforzata e chi vi abita non è un cittadino di categoria inferiore. (…) Lo dico forte e chiaro e lo dico a nome di tutto il Consiglio federale: questa visione di Avenir Suisse non è il futuro della Svizzera e non lo sarà mai! Anzi, sarebbe la fine del nostro Paese. La coesione e la solidarietà fra tutte le parti e regioni della Svizzera sono uno dei pilastri del nostro Stato. (…) Il servizio pubblico deve essere garantito anche nelle regioni meno densamente popolate. Solo così, queste regioni possono davvero godere degli stessi diritti di tutte le altre parti del Paese. La lotta per il servizio pubblico è una lotta politica continua, ma è una lotta che portiamo avanti per l’essenza stessa della nostra Svizzera. Siamo tutti concordi: non possiamo ridurre ulteriormente questi servizi, altrimenti, rispetto al resto della Svizzera, rischiate di perdere il treno.»

Ovviamente Avenir Suisse non è certo un piccolo ufficio trascurabile di ricerca economica, bensì un peso massimo del settore e le sue conclusioni, in realtà, difficilmente saranno cadute nel nulla, nemmeno all’interno del Consiglio Federale. Forse, ma non ne siamo troppo certi, l’attuale tracollo dell’economia svizzera e mondiale, causato senza ombra di dubbio anche dal credo incontrastato nel concetto di «concorrenzialità e redditività» a tutti i costi, nel concetto di «meno Stato» e «massima libertà» per l’economia difeso da Avenir Suisse e dalle grandi aziende che la sostengono, avrà fatto rizzare le orecchie alla politica svizzera.

In effetti, il ragionamento che mette sulla bilancia i costi e i benefici di qualsiasi operazione è maledettamente affascinante, perché è semplice e sembra recare in sé una sorta di divina imparzialità: tu ricevi – tu dai almeno nella stessa misura. (In realtà dovresti rendere più di quello che hai ricevuto, altrimenti la redditività di tutta l’operazione va a farsi benedire.) Il risultato di una simile pesatura dipende però da che cosa si vuole mettere sui due piatti della bilancia. Se i fattori permessi dalle regole della bilancia sono solo entrate e uscite quantificabili in denaro, noi siamo perdenti, spacciati, finiti. E con noi quella parte di Svizzera nelle nostre stesse condizioni. Non parliamo poi della maggior parte del Mondo che, con queste regole, è già spacciata in partenza. Noi siamo invece convinti che le regole da considerare non possano essere solo contabili: sarebbe troppo comodo e facile. Devono invece contemplare tutti i fattori che contraddistinguono la convivenza all’interno di uno stato.

Che cosa riceviamo noi in quanto periferia e cosa sappiamo dare?

RICEVERE

In più rispetto alle regioni svizzere “economicamente redditizie”, riceviamo dei contributi economici, in particolare per il settore agricolo. Circa il 60% delle entrate di un’azienda agricola nelle nostre regioni è costituita da quelli che un tempo erano chiamati “sussidi” i quali escono direttamente dalle casse dello Stato ma senza i quali l’agricoltura, da noi, sarebbe solo un triste ricordo. D’altra parte, sebbene in percentuali minori, i contributi agricoli vanno anche alle aziende del piano.

DARE

In cambio diamo agli ospiti che vengono da noi dalle regioni “economicamente redditizie” un territorio curato grazie all’agricoltura, che permette loro di riposarsi e rigenerarsi nella natura. Illuminiamo le loro città e riempiamo le tasche dei più fortunati con l’elettricità prodotta sul nostro territorio. Forniamo alle regioni “economicamente redditizie” braccia e menti brillanti che contribuiscono a realizzare il loro concetto di redditività e che, purtroppo, solo in rari casi hanno l’opportunità di ritornare.

BILANCIARE

Al pari di qualsiasi regione svizzera riceviamo le prestazioni di servizio fondamentali: le vie di comunicazione e i trasporti pubblici, la sanità, le scuole, la posta. È ovvio che questi servizi costano, allo Stato, percentualmente, qualcosa in più da noi, rispetto a regioni densamente popolate e geograficamente meno impegnative, ma non per questo ci dobbiamo rinunciare. Li dobbiamo invece difendere; per noi, per i nostri figli, per la dignità dei nostri paesi, per il principio stesso di coesione e solidarietà che contraddistingue la Svizzera e che, finora, ne ha fatto la fortuna.

Naturalmente anche i nostri luoghi devono, per quanto possibile, rimanere aperti, attivi e innovativi, come lo sono sempre stati nei limiti delle loro reali possibilità. Una cosa è comunque chiara:

È da somari ritenere che la vitalità e l’innovazione siano in un qualche modo in contrapposizione con la volontà di mantenere i servizi fondamentali sul nostro territorio.

Redatto da Arkus Raselli – arkus.raselli@bluewin.ch