Non „guerra tra poveri“ ma sostegno e riconoscimento delle differenze regionali

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Riforma territoriale: l’opinione di Nicoletta Noi-Togni
È con una certa perplessità che prendo nota delle esternazioni che vengono formulate sia nell’ambito della discussione sulla riforma territoriale nei Grigioni, sia nel contesto dell’esposizione a Milano del 2015.


La riforma del territorio è quella proposta dal Governo e in fase di consultazione fino al 31 dicembre di quest’anno. Le esternazioni sono quelle che giungono dalle valli consorelle di Poschiavo e Bregaglia. Intendiamoci: sono assolutamente d’accordo con il rifiuto di Poschiavo all’annessione quale Regione all’Engadina che oltrettutto comporterebbe la perdita del Tribunale distrettuale, della Giudicatura di pace e la possibilità d’elezione dei deputati in Gran Consiglio. Cosa quest’ultima che già si profilava all’orizzonte quando i nostri politici decidevano – a cuor leggero – di decurtare massicciamente le comptenze dei Circoli, privando di servizi e di moneta sonante (tanti soldi) soprattutto le periferie e creando quel pasticcio istituzionale, tutt’ora vigente, che non ci fa onore.

La strategia del Governo era già in quel momento riconoscibile e in tedesco verrebbe definita la tattica del salame (tagliare una fetta dopo l’altra in modo che nessuno se ne accorga troppo). Per questo siamo giunti oggi, tra l’altro, alle rivendicazioni della valle Poschiavo; che farò senz’altro mie come mia avevo fatto la lotta contro l’astruso cambiamento a livello di Circoli ed in mancanza di un preciso progetto istituzionale.



Le esternazioni che non mi piacciono – ed ho parlato espressamente di Poschiavo e Bregaglia – e che mi portano a stendere queste righe, non riguardano tanto la riforma territoriale come tale ma la relazione stessa tra le nostre vallate. Nel catalogo delle rivendicazioni contro l’integrazione della Regione Poschiavo in quella dell’Engadina, formulate dal PER (Gruppo per la promozione economica regionale della val Poschiavo), leggo infatti: «Come mai il Moesano sarà ancora regione autonoma e noi no? Quali sono le differenze?». Si, la riforma territoriale del Cantone prevede una Regione Moesano (Mesolcina e Calanca) di circa 8000 persone e, con occhio alla nostra realtà, null’altro sarebbe giusto. Non so quindi perchè Poschiavo volendo difendere la propria Regione, voglia mettere in dubbio ciò che è giusto per un’altra – quella del Moesano – istituendo una sorta di «guerra tra poveri».



In quanto alle differenze certo che ci sono e non solo nella quantità dei nostri abitanti. Mesolcina e Calanca – a differenza di Poschiavo e Bregaglia – sono poste geograficamente sulla soglia di un cantone, il Ticino, non solo della stessa lingua e cultura ma anche di oltre 330000 abitanti; perciò dotato di una struttura polidimensionale alla quale da sempre la nostra popolazione attinge ampiamente in termini di lavoro, istruzione, cure. Si tratta quindi di un’altra relazione e di una relazione molto ma molto preziosa. Analoga forse a quella che Poschiavo e Bregaglia intrattengono con l’Engadina e con l’Italia, ma certamente per lingua e cultura da un lato e per statuto politico dall’altro, molto diverse. La realtà è però questa e solo guardando ai diversi bisogni delle nostre regioni svilupperemo un vicendevole sostegno. Quello che io in ogni caso darò, quale parlamentare, alla Regione Poschiavo che deve restare quello che è oggi e cioè Regione a sè stante.


L’altra esternazione che non mi piace è portata avanti sia da Poschiavo che dalla Bregaglia; dove si manifesta risentimento perchè nell’ambito dei preparativi per Expo 2015 a Milano, il Governo dei Grigioni ha deciso di far capo al gruppo dei Cantoni intorno al Gottardo che comprende Ticino, Uri, Vallese e Grigioni. Gruppo nato per promuovere la regione intorno al massiccio del Gottardo (non da ultimo per la penalizzazione derivante dalla nuova trasversale alpina) al quale il Grigioni aderisce già da qualche anno, in quanto coinvolta anche la Surselva; e gruppo che – a quanto pare – ha designato il Ticino quale capofila in questa azione Expo 2015; cosa che appare ovvia per il carattere, la dimensione e la geografia del Ticino.

Anche in questo caso, pur comprendendo la volontà di promuovere le regioni grigionitaliane che confinano con l’Italia mi sembra che un atteggiamento di dialogo e di collaborazione con il Ticino sarebbe da preferire ad una rivendicazione di tipo critico competitivo come quella che si sta portando avanti accennando anche ai dissapori tra Italia e Ticino (che tra l’altro non sono affare nostro). Accettere il potere dei numeri in democrazia è legge. Il che non vuol dire non rivendicare una nostra presenza e la promozione anche del Grigioni Italiano. Insomma, la Svizzera Italiana per essere tale, deve anche – e fare di questo uno sforzo comune – sostenersi rispettando le differenze al suo interno.



Nicoletta Noi-Togni

Deputata in Gran Consiglio, Coira