Al Sciur Pibin e il ”sesso degli angeli»
Continuano le avventure del Sciur Pibin proposte da Dino Beti di Panisc, che riceviamo e pubblichiamo.
La Redazione
Valposchiavo A.D. 2030
Al Sciur Pibin ribolliva d’ira! Come mai quel Guedali, Presidente della Giunta, aveva osato dare la parola ai Pippi, lasciandoli interrompere il suo discorso. E dire che, per precauzione, lui si era inteso confidenzialmente con Guedali prima della seduta. Il Presidente gli aveva promesso: non ammetterebbe nessun intervento di nessun deputato finché il CEO del Comune avesse concluso la sua arringa a condanna del progetto «langégar / plus» come lo aveva battezzato Memèu.
Brocha scuote lentamente la testa pelata, pensoso: «Strano che il Presidente della Giunta, cioè del consiglio legislativo, dovesse sottomettersi alla volontà del capo dell’esecutivo…» Poi, gesticolando con la pipa in mano, si eccita: «Quando io ero in Giunta negli anni ’70 e ’80, giammai il Presidente si sarebbe lasciato dettare dal podestà come condurre i lavori della Giunta!»
«Ciò che era conforme alla costituzione», acconsento con enfasi. «La Giunta, non il Consiglio comunale, era il vero rappresentante dei cittadini. Il Presidente della Giunta era il cosiddetto primo cittadino del Comune. Costituzionalmente il presidente era al di sopra del podestà! Ma in realtà i Compatti agivano di loro arbitrio, calpestando la legge quando era nel loro interesse.»
Il mio amico morde la pipa fra i denti: «La tendenza all’egemonia assolutista il partitone l’aveva sempre avuta. Probabilmente ereditata dalla chiesa alla quale si richiamava all’origine. Questa tendenza non era estranea neanche ai rimpianti podestà che ho conosciuti io come deputato, né al mitologico «re del Bernina» né al leggendario Palanch. Giammai avrebbero però osato dettare al presidente della Giunta come doveva gestire le deliberazioni!»
Tentando una spiegazione del comportamento del Sciur Pibin suggerisco: «La tendenza egemonica dei Compatti si era a quanto pare esacerbata. Nel mio anno poschiavino 2006 sentivo sovente la gente paragonare al Sciur Pibin con il suo predecessore, mio coetaneo. La gente diceva che era stato anche lui un «piccolo dittatore», ma che lui almeno era intelligente, una persona di grande cultura! Ciò faceva tutta la differenza dalla situazione del 2004 quando la compattocrazia alla poschiavina assomigliava sempre più alla comunistocrazia alla sovietica!»
«Non tirare di nuovo in ballo quella storia lì», si ribella Brocha impaziente, «dimmi piuttosto come andò a finire l’affare del posto del fant!»
Al Sciur Pibin era davvero furioso con il Presidente. Aveva creduto poter fidarsi del Guedali, conosciuto per non deviare di un iota dalla rotta compattocratica. Invece quell’incosciente aveva sciolto le redini. Lucciolo, il più ambizioso dei Pippi, era saltato sull’occasione, aveva puntato su quei 38 centesimi del costo del progetto, insinuando un dubbio sull’argomentazione del CEO. Già questa insinuazione rodeva al Sciur Pibin, lui che si considerava infallibile e soprattutto imbattibile in aritmetica. La punzecchiatura portata dai Pippi offendeva terribilmente il suo amor proprio. Al Sciur Pibin faticava a contenersi dalla rabbia che gli arrossiva il viso e ostruiva l’udito.
Ciò malgrado, al Sciur Pibin percepì, quasi venissero da lontano, frammenti dell’argomento sul quale stavano infervorandosi i Pippi, sbrigliati dal noncurante Presidente. Sorpreso da quello che udiva, il CEO poco a poco si calmò, tese l’orecchio. Non era veramente stupito dello sfogo dei Pippi. Già altre volte li aveva visti dibattere impetuosi su aspetti marginali riguardo al problema in deliberazione. Altezzosamente al Sciur Pibin soleva schernirli dicendo che i Pippi si dilettavano litigando sul «sesso degli angeli»… Così anche quella sera. Incapaci di opporsi alla sua proposta, i Pippi stavano sfogando la loro impotenza in una disputa che aveva niente a che fare con il tema cruciale del futuro del fant. Malizioso, al Sciur Pibin ridacchiò impercettibilmente… (continua)
Redatto da Dino Beti di Panìsc – dino.beti@bluewin.ch