Il trionfo troncato del Sciur Pibin

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Il trionfo troncato del Sciur Pibin

Continuano le avventure del Sciur Pibin proposte da Dino Beti di Panisc, che riceviamo e pubblichiamo.

La Redazione

Valposchiavo, A.D. 2030

Al Sciur Pibin si rimise in piedi, carezzando la rotondetta pancia come per assaporare il silenzio richiamato dalla scampanellata del Presidente. Era soddisfatto di come si svolgeva la seduta speciale del 7 settembre. La schermaglia dei Pippi con gli spropositi travisati sul peso fisio-agricolo e psico-turistico di due chili di Amsterdamer lasciavano presagire che la maggioranza diserterebbe il progetto di Memèu. Come infatti gli avevano rapportato le sue spie.

Al Sciur Pibin pensava al colloquio notturno dei Compatti in casa di Ariello al Lavéc ed allo stratagemma ivi concepito dal curiasco Mondovi, il loro presidente. Nei quindici giorni passati gli «agitprop» compattocratici avevano fatto un lavoro formidabile. Fra questi ne spiccavano tre o quattro, sempre i medesimi, impegnati a fondo nella manipolazione dell’opinione pubblica:

  • Senz’altro efficace Coulino, autoproclamato «re di Prada» (non so se era così perfido come lo diceva la gente), intimo conoscitore, quasi dominatore del mercato edilizio nel Comune tramite il suo job alla Purezia e il mestiere di suo figlio, a chiunque cercava appartamento d’affittare faceva capire che un appoggio al progetto di Memèu complicherebbe le sue ricerche…
    -Molto persuasivo Santone (untuoso lo era, al dire di certi era pure falso), dato il suo onnipresente zampino negli affari di credito della Nasiafiar, chi voleva accedere un prestito in quella banca cooperativa faceva bene di mandargli a sapere che giammai si opporrebbe alla volontà del compattocratico CEO…
    -Assai convincente anche Taiadin (d’aspetto e d’indole il sosia del Sciur Pibin al punto di confonderli), considerate le sue trame rural-sociali variamente intrecciate e poco evidenti, un agricoltore che avesse manifestato la minima simpatia per Memèu e il suo progetto avrebbe trovato le sue imprese (l’accesso ai sussidi, ecc.) irrimediabilmente intralciate…
    -Piuttosto poco efficiente poiché spietato il villanzone Pesciolino (che al dire della gente aveva la materia grigia bucherellata), lui non andava per il sottile, minacciava di denunce per frodo e di multe salate ogni cacciatore, apicoltore, pittore, pescatore, scrittore, fumatore o muratore che osasse alludere a imperfezioni del Sciur Pibin, suo idolo…

«Fatico a credere che quei quattro gatti, per accaniti che fossero, siano riusciti in quindici giorni a rovesciare la posizione della maggioranza, a rivoltarla come un guanto», mette in dubbio l’amico Brocha, alzandosi a fare qualche passo per sciogliere i muscoli ed allentarsi. «O allora la spina dorsale dei Pippi era un fuscello facile da manipolare e piegare…»

«Non credo che i Pippi avessero la colonna vertebrale più fragile che i Compatti, loro avversari», gli do da considerare, «ma questi sapevano agire uniti quando si trattava di difendere le loro prebende individuali e i loro interessi collettivi! Marciavano appunto «compatti», nomignolo che io avevo perciò appiccicato al partitone. Ma questo te l’avevo già spiegato…»

Coulino, Santone, Taiadin e quel povero Pesciolino si erano buttati anima e corpo sulla messa in opera dello stratagemma del Mondovi. Gli altri Compatti, tutti quanti, uomini e donne, mariti e mogli, avevano pure fatto la loro parte. Con spirito di abnegazione ed in sottomissione alla perentoria volontà del curiasco Mondovi, avevano lavorato le loro cerchie sociali, private nonché professionali: Fügifüc quelle della gozzoviglia, Legnovec quelle della falegnamenta, Fratinvito quelle della francobollizia, Mureponi quelle della stradaferrata, VedovinO’Cozu quelle della Intelligentia percostiera, e così via.

Dalla parte opposta invece, i Pippi, estranei a qualsiasi disciplina di partito, la coda fra le gambe uno dopo l’altro si era ritrattato. Ognuno per sé e senza dir nulla ai suoi commilitoni aveva revocato il suo appoggio al progetto di Memèu.

Al Sciur Pibin lo sapeva. I suoi fiutatori avevano indagato con astuzia ed efficacia. Sapeva che l’aveva in tasca la decisione della Giunta a suo favore. Avrebbe potuto trionfare se, ahimè, non avesse ricevuto quel sibillino e-mail del Gargati pochi minuti prima che la Giunta aprisse la seduta speciale… (continua)

Redatto da Dino Beti di Panìsc – dino.beti@bluewin.ch