Il Gargati non molla !

0
1

Il Gargati non molla !

Continuano le avventure del Sciur Pibin proposte da Dino Beti di Panisc, che riceviamo e pubblichiamo.

La Redazione

Valposchiavo, A.D. 2030

Apparso sul computer del Sciur Pibin in Cà da Cumün verso le otto la sera della Giunta speciale, l’e-mail firmata «Gargati» martellava lapidario: «Bramo tornare a vivere nella mia patria Poschiavo! Mi candiderò per posto fant in ogni caso! Poco importa condizioni d’impiego e livello stipendio che Giunta deciderà stasera!» In un postscriptum più loquace Gargati affermava che accetterebbe il posto persino se fosse allestito ancora più modestamente che quello del partente Amanziu, poiché sua moglie, infermiera con diploma, si farebbe impiegare dalla Spitex Valposchiavo ciò che completerebbe il reddito familiare.

Quando l’inattesa e-mail irruppe, al Sciur Pibin stava per spegnere il computer, affrettandosi a raggiungere la Giunta. Maledisse la stampante che, in panne da giorni, si rifiutava di produrre una copia del messaggio. Captò comunque con una rapida occhiata il breve messaggio e si avviò al passo di corsa verso LaTor. Purtroppo il suo corpulento ansimare non lasciò il minaccioso messaggio venire a galla nella sua mente. Giunse esausto nella sala della Giunta, si calò sulla sedia per riprendere fiato. Il Presidente però non gliene lasciò il tempo e aprì prontamente la seduta. Al Sciur Pibin si rimise in piedi e attaccò con l’arringa…

«Si direbbe che il presidente della Giunta abbia avuto una fretta del diavolo di finirla con l’affare del fant», si meraviglia Brocha succhiando la pipa, «da non lasciare al Sciur Pibin neanche un minuto per riprendere fiato!»

«Ciò che ne so», suggerisco, «è che il Guedali, uomo di pochi discorsi, non voleva sprecare un’altra serata intera a deliberare sull’affare del fant.» Poi aggiungo: «Se fosse stato al corrente della inquietante e-mail del Gargati, avrebbe magari sospettato qualche imbroglio. Avrebbe forse lasciato al Sciur Pibin il tempo per riflettere su cosa fare di fronte a tale minaccia. Ma il Presidente non ne sapeva nulla di quel messaggio…»

Povero Sciur Pibin! Aveva dovuto farcela dalla Cà da Cumün a LaTor in pochi minuti. Appena arrivato, aveva dovuto dedicarsi al suo discorso, dapprima sulla situazione mondiale, poi sulle finanze comunali, finalmente sui progetti da stralciare. Durante l’arringa non aveva potuto lasciarsene distrarre analizzando la situazione provocata dall’intrusione di quella maledetta e-mail!

Nel suo subconscio al Sciur Pibin aveva nondimeno ruminato quella minaccia. In fondo era anche già giunto ad una conclusione. Il suo infallibile istinto d’imbroglione gli diceva che non poteva lasciare deliberare semplicemente la Giunta sull’alternativa fra «langégar / plus» (proposta Memèu) e «fant / status quo ante» (pretesa CEO). No, non poteva! Poco importa quale delle due sarebbe scelta dalla Giunta, il Gargati si candiderebbe in ogni caso. Nessuno oserebbe scartare la sua robusta candidatura. Nessuno, neanche al Sciur Pibin. Il successore del fant Amanziu si chiamerebbe allora Gargati. Orripilante! Inammissibile!

Al Sciur Pibin non poteva lasciar fare. Doveva trovarsi una via di scampo. Doveva trovarla quella sera! Più rifletteva a una scappatoia da quell’impiccio, più il suo sguardo si mise a fissarsi sull’angolo sinistro nel fondo della sala. Come attratto da una calamita. Lì, da due sedute, vi sedeva quel Sciabulinsky, senza uniforme né pistola ma nondimeno attento. Quando l’aveva avvistato la prima volta, al Sciur Pibin se ne era meravigliato. Quell’inusitata presenza doveva pur avere un motivo, aveva opinato. Poi l’aveva dimenticato nella sua penombra. Ora invece, più il suo sguardo prendeva furtivamente di mira quel viso baffuto, più al Sciur Pibin si persuadeva che il Sciabulinsky doveva avere ragioni stringenti per aver sacrificato due serate a presenziare proprio a quelle deliberazioni lì.

Che interesse poteva avere di conoscere tutti i contorni, angoli e spigoli di quella faccenda?
Ponderandone le varie ipotesi, al Sciur Pibin credette percepire, laggiù nel fondo della sala, il crescente illuminarsi del baffuto ed avvincente viso. In seguito ne parlava in termini di rivelazione (scherzando anche di apparizione…), infine d’ispirazione. Affascinato, al Sciur Pibin si convinse che l’unica via di scampo dal suo impiccio consisteva nel congiungersi del suo torbido obiettivo con i misteriosi intenti del Sciabulinsky. Sottovoce intimò al Guedali che, prima che si passasse al voto, desirava precisare il testo esatto sul quale dovrebbe portare la decisione della Giunta. Il Presidente gli diede senz’altro la parola… (continua)

(*) 23a puntata del racconto «Le avventure del Sciur Pibin»

Redatto da Dino Beti di Panìsc – dino.beti@bluewin.ch