L’intesa dietro le quinte

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L’intesa dietro le quinte

Continuano le avventure del Sciur Pibin proposte da Dino Beti di Panisc, che riceviamo e pubblichiamo.

La Redazione

Valposchiavo, A.D. 2030

Al Sciur Pibin accentò l’importanza del voto per lo sviluppo armonioso nel Comune. Ricordò ai deputati i punti chiave del suo discorso. Sollecitò una decisione limpida così che la messa in atto potesse essere efficace. «Perciò», dichiarò, «io vi propongo di votare sia (a) per il progetto «langégar/plus» del consigliere Memèu, sia (b) a favore della soluzione «fant/status-quo-ante» da me preferita, parsimoniosa, ossia allestire il posto del nuovo fant come quello di Amanziu», poi aggiunse, «o tutt’altra soluzione meno costosa ed altrettanto efficiente che questa.» E si sedette.

Brocha scuote la testa pelata corrugando la fronte: «Mi sembra che quel Sciur Pibin si prendeva davvero per il padrone della Giunta. Non era mica prerogativa del Presidente di mettere il puntino sulla i precisando ai deputati l’oggetto da votare?!»

«Hai ragione come sempre in queste cose», approvo, «dimentichi però che ciò non accadeva mica nei tuoi anni ’70 e ’80, ma all’inizio di questo secolo. Altri tempi altri usi…»

Il Presidente istruì la votazione. La consigliera Zanoberti e il collega Cameleon, abituati a servire da scrutinatori, stavano già distribuendo le schede. Guedali indicò che bastava scrivere la lettera (a) o (b) sulla scheda. Poi i due consiglieri raccolsero le 18 schede e, seguiti dal Luogotenente Grantuci, si ritirarono nella saletta in fondo, lasciando i deputati ai loro pensieri…

Con la sua aggiunta «o tutt’altra soluzione» al Sciur Pibin aveva colto tutti di sorpresa. I Compatti non ci capivano un corno ma, addestrati a seguirlo alla cieca, chinarono servili lo sguardo in segno di consenso. I Pippi invece, oltre a sorprenderli, l’aggiunta li sconcertò. Quindici giorni prima, in un accesso di orgoglio politico, avevano manifestato la loro incrollabile volontà di non più lasciarsi abbindolare dal perfido CEO. Purtroppo la Giunta l’aveva allora lasciata in sospeso la decisione sul futuro del fant. Nel frattempo, avendo subìto insistenti pressioni – dapprima furtive, poi palesi – dai padroni, colleghi di lavoro, anche da amici, persino da parenti e dalle mogli, ognuno dei Pippi si era persuaso che l’impegno per il progetto «nuovo fant» di Memèu non valeva il rischio di perdere l’impiego o essere ostracizzato commercialmente e, peggio, socialmente. La loro sfiducia verso al Sciur Pibin e i suoi confusi intrecci non era affatto spenta. Lo sospettavano bensì di un nuovo tranello con quel suo «o tutt’altra soluzione» ma, ormai, ognuno aveva già capitolato. L’unico Pippi che ebbe un blando impulso di rinnovata contestazione fu Chino, deputato liberaloide. Cugino del Gargati, aveva subodorato qualche effluvio della subliminale ulcera ma, ormai, pure lui si era già rassegnato a lasciar perdere…

Al Sciur Pibin attendeva il risultato del voto con animo sereno. Certo che si era sentito mortificato per aver sottovalutato la furbizia del Gargati che aveva fatto apposta ad inviargli il suo e-mail in extremis prima della Giunta. Si vergognava anche ma non troppo di aver sopravvalutato l’avidità di denaro di quell’individuo. Ma ora tutto ciò importava un cavolo. Al Sciur Pibin era contento di sé. Era riuscito a far votare la sua versione della decisione, convinto che quel suo «o tutt’altra soluzione» gli aprirebbe la via di scampo auspicata! Una vaga apprensione stava tuttavia per turbare la sua serenità: gli scrutinatori tardavano a tornare!?

Quando riapparvero, il Luogotenente consegnò al Presidente il risultato assieme alle 18 schede, balbettando una scusa per il tempo perso con il conteggio dei voti. Increduli del primo conteggio, avevano riesaminato ogni scheda, ricontrollato ogni lettera ivi scritta, scrutinato di nuovo i voti. Il totale del secondo conteggio li aveva fatti temere un’allucinazione. Strofinandosi gli occhi, avevano rifatto minuziosamente il processo. Alla vista del risultato del terzo conteggio, avevano dovuto rendersi all’evidenza che 18 deputati avevano votato a favore della (b) contro zero per il progetto (a).

Il Presidente constatò la decisione unanime della Giunta a favore della soluzione «fant/status-quo-ante o tutt’altra soluzione meno costosa ed altrettanto efficiente che questa». Senza ulteriore commento augurò a tutti un buon rientro a casa e chiuse la seduta speciale detta «del nuovo fant». Più tardi si raccontava che di memoria d’uomo l’evacuazione della sala non era mai stata così fulminea come quella sera. Tutti avevano fretta di mettersi quel contenzioso affare alle spalle, particolarmente i Pippi che non volevano più sentirne parlare!

Comunque al Sciur Pibin fu scorto all’entrata del Burchìn di lütar da tre soci che rientravano a tarda notte dal loro giro delle bettole. Sboccavano dalla Via dala pesa sulla Plaza da Cumün quando lo intravidero nella penombra in discussione con un omaccione baffuto. Gesticolavano a vicenda, ma del bisbigliato colloquio i tre soci non percepirono neanche un brandello… (continua)

Redatto da Dino Beti di Panìsc – dino.beti@bluewin.ch