Al Sciur Pibin si disfà  del Gargati

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Al Sciur Pibin si disfà  del Gargati

Continuano le avventure del Sciur Pibin proposte da Dino Beti di Panisc, che riceviamo e pubblichiamo.

La Redazione

Valposchiavo, A.D. 2030

Laconico ed ermetico come sempre, il comunicato pubblicato il 10 settembre 2004 nell’organo ufficiale del Comune («Il Grigione») si limitava alla sola frase: «Nella seduta speciale del 7 settembre 2004 la Giunta ha deliberato definitivamente sul futuro posto del fant». Ai rari cittadini che desideravano saperne di più su quei dibattiti, il deputato o il consigliere interpellato rispondeva che «al Sciur Pibin darà più ampio ragguaglio al tempo opportuno». Non una parola di più! Nessuno era desideroso di commentare quella contenziosa seduta. Al Sciur Pibin, non vivendo nel Comune, era di nuovo scomparso dalla faccia della terra. Come fare per chiedergli complementi d’informazione. Gargati aveva abbandonato ogni speranza di una risposta alla sua e-mail del 7 settembre. Aspettava invece la messa a concorso pubblica del posto del fant ma quella si faceva attendere. Il tempo volava. Natale e le Feste si avvicinavano… Poi gli eventi precipitarono ed io, per caso, ne fui testimone di persona.

«Come mai sei riuscito ad essere testimone oculare di quegli eventi!» m’interrompe Brocha dubbioso. «Non ti eri mica stabilito a Poschiavo soltanto agli inizi del 2006?»

«Tutto si spiega, mio caro», lo rassicuro. «Già prima del mio rimpatrio del 2006 vi soggiornavo ogni anno per passare qualche giorno con mia mamma quando ci viveva ancora, e per riprendere contatto con i miei parenti e compagni di scuola. Fu proprio il caso intorno a quel Capodanno. E ti giuro che di quell’episodio mi ricordo ancora come fosse oggi, con tutti i dettagli».

Dopo un breve soggiorno sulle Feste stavo per riprendere la strada verso nord. Era il 3 gennaio 2005. Avevo lasciato la mia ToyotaYarisVerso, colore «champagne», targa «FR», sul parcheggio in Via di puntunai proprio in faccia al «Coiffeur 3». Stavo lì dentro fissando i miei appuntamenti, ossia i sei giorni dell’anno nei quali avrei fatto come di solito un salto a Poschiavo per farmi tagliare i capelli da Ilario, il mio barbé preferito. Non durò più di qualche minuto.

Ritornando alla macchina, trovo sul parabrezza quel maledetto bigliettino. Due macchine più in là vedo un uniformato. Non è il nostro fant, sennò non porterebbe pistola. Sta tuttavia scrivendo un altro biglietto. Mi avvicino per sapere cosa significa questa storia. Lui allora si presenta: «Io nuoffo kapoaccente Snüffeler stazionnato qui Puschlaff. Io atesso farre laforro fantocio komunalle. Kollare multa su auto no pakato taxamitra». Cerco – dapprima in pusc’ciavin, poi in italiano, finalmente in svizzerotedesco – di fargli capire che il parchimetro «kaputt, non ha preso i miei spiccioli», dunque non ho potuto pagare. Irritato mi ribatte: «Porkimitra kaputt no mi affari. Kapo no kappaci riparakarre porkimitra!» Per evitare ulteriori imbrogli tiro fuori il portafoglio.
Vedendo che voglio pagare la multa sul posto, si mette sull’attenti e recita: «Pakare multa ciù Munniccipio. Kapo no poterre kassare tenarro taxamitra», saluta militarmente e si rimette ad addobbare altri parabrezza con i suoi bigliettini…

L’affare mi aveva stuzzicato. Già per strada verso Ureza mi fermai e feci con il cellulare una telefonata in Cà da Cumün. L’ossequioso cancelliere con una certa esitazione si degnò di dirmi che «sì, sì, è proprio così: il CEO ha deciso di incaricare Sciabulinsky e la sua squadra dei compiti e lavori del fant». Quando volli sapere se si trattasse solamente di un rimpiazzo temporaneo, il fedele servitore si diede chiuso ma aggiunse: «Il posto del fant non sarà messo a concorso!»

Verso fine gennaio si poté leggere sul «Grigione» (ed anche sul neonato «ilbernina» online) il comunicato di due righe firmato dal Sciur Pibin: «Il Consiglio comunale ha deciso di affidare le incombenze della polizia comunale alla Kapo locale. Entrata in vigore 1° aprile 2005». Malgrado ciò nessuno vi sospettò un precoce pesce d’aprile di quel burlone in Cà da Cumün…

(continua)

Redatto da Dino Beti di Panìsc – dino.beti@bluewin.ch