L’incidente che rivelò il fortuito complotto

0
4

L’incidente che rivelò il fortuito complotto

Continuano le avventure del Sciur Pibin proposte da Dino Beti di Panisc, che riceviamo e pubblichiamo.

La Redazione

Valposchiavo, A.D. 2030

Non erano in molti a sapere che Gargati bramava rimpatriare a Poschiavo. Pochi sapevano che gli sarebbe piaciuto poter subentrare al fant uscente già in aprile quando Amanziu andrebbe in pensione. Sogno purtroppo andato in fumo con il comunicato di fine gennaio firmato dal Sciur Pibin. A parenti e amici Gargati aveva comunque lasciato intendere che di conseguenza cercherebbe lì dove era andata a finire la polizia comunale, appunto nelle grinfie del Sciabulinsky. Quelli non dubitavano che lo si vedrebbe senz’altro da aprile in poi assumere i compiti del vecchio fant, benché in uniforme differente e con pistola.

L’affare non si svolse così. Infatti il kapoagente Snüffeler continuò anche dopo il 1° aprile ad appiccicare i suoi bigliettini sui parabrezza. Il Gargati non entrò in funzione di «fant» con pistola né in aprile né in seguito.
A chi gli telefonava per conoscerne le ragioni dava una risposta evasiva, cioè che «qualcuno si è opposto al mio rimpatrio ma non posso dirne di più per paura di rappresaglie sul piano professionale e familiare!»

Difficile sapere ciò che era successo. Nel clima di abissale omertà che regnava nel Comune, impossibile rintracciare il minimo brandello d’informazione. Come fare per tessere la rete di congetture che, alla maniera tradizionale d’investigazione, avrebbe forse permesso di avvicinarsi a qualcosa simile alla verità.
Particolarmente in casi dove erano in gioco personaggi in vista, autorità ed i loro atti, se mantenevano il segreto fra di loro, l’affare poteva non venire mai fuori. E in questo caso qui i protagonisti chiave erano ben decisi a tenere il becco chiuso…

Ma, come si sa, ci sono incidenti subitanei che fanno saltare il più tenace lucchetto posto sulla cassaforte, che traforano le più fitte congiure sconvolgendo piani e programmi. Incidenti come quei due e-mail che, il 9 rispettivamente il 15 novembre 2004, apparvero su alcuni computer attraverso la Svizzera ai quali non erano destinati. Avrei forse dovuto cestinarli immediatamente ma i miei occhi avevano già percepito che tutti e due gli e-mail si occupavano di un certo «Gargati»…

«Vuoi leggerli…?», dico al mio amico porgendogli due pezzetti di carta sbiaditi.

Brocha si china a guardare quei fogli, poi si tira su: «No grazie. Vedo che sono già quasi illeggibili. Per di più mi pare che sono in tedesco, lingua che ho praticamente dimenticata.»

Allora gli riassumo quei due messaggi. Nel primo e-mail Sciabulinsky comunicava al kapotenent Silvamari i suoi «Vorbehalte zur Versetzung von Gargati im Puschlav», ammetteva che «ich kann seine Leistungen und das Verhalten als Polizeibeamte nicht beurteilen», dubitava nondimeno se Gargati «in seiner Arbeit immer frei entscheiden kann und unbelastet ist», e sentenziava con la frase assassina che «Gargati ist beim jetzigen Gemeindepräsident nicht sehr beliebt!»

Nel secondo e-mail il detto kapotenent trasmetteva il verdetto sciabulinskyano al kapotencol Röbiuili, non senza rinforzarlo con qualche frecciata della sua faretra. Il Silvamari cominciava con giurare che «ich habe gegen die Person von Gargati an und für sich nichts einzuwenden, ich kenne ihn noch nicht so gut», dubitava della sua indipendenza, assestava anche lui il colpo micidiale avvertendo del «Auftreten von Gargati in der Öffentlichkeit, auch gegenüber Politikern, wo er wegen seines Verhaltens nicht den besten Ruf besitzt», e minacciava che perciò «bei einer Stationierung von Gargati im Puschlav Probleme verschiedenster Art auf uns zukommen!»

Eccitato Brocha si alza tutt’a un tratto: «Non riesco più a seguirti in quest’ingarbugliato affare…» Poi si avvia verso l’uscita, «…ma vedo che Menradu scende strisciando la via da Cölögna con la sua vecchia Mercedes beige sbiadita. Mi fa segno se voglio rientrare a LaScera con lui. Ci vediamo domani. A bon sa vedé.» E mi lascia solo con i miei foglietti «Sciabulinsky e il Cel…» e «la morte del fant»

(continua)

Redatto da Dino Beti di Panìsc – dino.beti@bluewin.ch