La corsa della tua vita

0
4

La corsa della tua vita

Vangelo di Marco 4.35 – 41

4:35 In quello stesso giorno, alla sera, Gesù disse loro: ”Passiamo all’altra riva».
36 I discepoli, congedata la folla, lo presero, così com’era, nella barca. C’erano delle altre barche con lui.
37 Ed ecco levarsi una gran bufera di vento che gettava le onde nella barca, tanto che questa già  si riempiva.
38 Egli stava dormendo sul guanciale a poppa. I discepoli lo svegliarono e gli dissero: ”Maestro, non t’importa che noi moriamo?»
39 Egli, svegliatosi, sgridò il vento e disse al mare: ”Taci, cà lmati!» Il vento cessò e si fece gran bonaccia.
40 Egli disse loro: ”Perchè siete così paurosi? Non avete ancora fede?»
41 Ed essi furono presi da gran timore e si dicevano gli uni gli altri: ”Chi é dunque costui, al quale persino il vento e il mare ubbidiscono?»

Cara comunità, non scopro l’acqua calda affermando che i padri sono diversi dalle mamme. Essi hanno una modalità genitoriale diversa. Insegnano in modo diverso: le mamme comprano i paragomiti e ginocchiere, i papà i cerotti. Le mamme organizzano dei giochi sicuri, i papà a “buttarsi giù”. È vero, ci sono delle eccezioni, ma in generale i papà e le mamme discordano nello stile. Alle mamme piace comprare oggetti protettivi: caschi, ciambelle e braccioli. Ai papà piace essere più audaci: un viaggio in canoa giù per un fiume, discesa di mountain bike. Le mamme dicono: mi hai fatto preoccupare. I papà: non preoccuparti. La mamma trattiene, il papà lascia andare. Genitori ma diversi.

I figli necessitano di entrambi i modi. Quello che dà sicurezza, calore, calcolo del rischio e quello che incoraggia a mettersi alla prova, uscire, osare. La sfida per un genitore single è dare ai figli le due possibilità dell’essere papà e mamma. Per fortuna i papà sono ottimisti. Usano le proprie abilità e conoscenza e contano di trasmetterle ai figli. È buono che i papà trasmettono fiducia ai figli. È il dono della sicurezza di se, il piacere per il rischio e l’incoraggiamento basato sulla fiducia. I bambini ne hanno bisogno. Nel contesto della cultura dei suoi giorni, Gesù amava come una madre e insegnava come un padre. Gesù non teneva i suoi discepoli seduti in una yeshivah (centro studi rabbinico) ad imparare la Torah. Gesù prendeva con se i discepoli “al lavoro”, per imparare sul campo, praticava del sano learning by doing. Come tutti i bambini, anche i discepoli hanno sbagliato molte volte. Ecco perché nel Vangelo di Marco i discepoli sono spesso rimproverati come “duri di comprendonio”. Il Vangelo di oggi ci mostra quanto potevano essere sciocchi. E come Gesù mette in pratica lo stile materno e paterno insieme per “educare” i discepoli.

Al termine di una giornata stressante, Gesù e i discepoli si misero in barca per solcare il lago di Galilea. Gesù crollò di sasso, sistemandosi su un guanciale a poppa. Ben presto però, una bufera di vento sferzò le onde gettando acqua nella barca e sballottandola fra le onde. Gesù continuò a dormire indisturbato. Terrorizzati, disperati, smarriti, i discepoli si gettano su Gesù e lo svegliano urlando: Maestro non t’importa che noi moriamo? Tirato giù dal sonno, Gesù avrebbe potuto gettarli in mare per il brusco risveglio, ma non li rimproverò. La sgridata fu per il vento che disturbava la pace. Gesù con calma, con fiducia, ordinò alla tempesta si calmarsi. Che roba! Immaginiamoci di essere fra i discepoli. Di essere appena stati testimoni di uno dei più grandi miracoli di Gesù. Il primo che dava prova del suo potere sulla natura, sgridò il vento come sgridava i demoni: taci, calmati. Gesù aveva guarito persone, ma al suo tempo c’erano molti che affermavano di farlo. Noi, però, siamo davanti ad uno che comandava al vento. Se ci fossimo stati noi, dopo quel miracolo avremmo di sicuro battuto il cinque per avere scelto il Maestro giusto. Ci saremmo abbracciati ed esultato di stare con la persona giusta, o no? Gli altri non avevano un Maestro così potente, o no? Ci saremmo gasati di essere i primi a stare lì mentre Gesù compiva l’incredibile! Che privilegio! Che benedizione essere testimoni del più grande miracolo della storia! La giornata pesante sarebbe stata subito dimenticata.

Avremmo però fatto delle supposizioni sbagliate! Gesù ci avrebbe detto: bocciati. Nel testo parallelo in Matteo 8.26, Gesù dice: perché avete paura, o gente di poca fede. Cari discepoli, aveva fallito il test. La vera emozione che avevo in mente per voi non era vedermi ordinare alla bufera di calmarsi. Non volevo vedervi implorarmi di sedare la tempesta. Io avrei voluto vedervi, invece, cavalcare le onde ed il vento come se fossero la più grande corsa della storia sulle montagne russe. Con me nella barca e con lo Spirito Santo che agita le vele, di che cosa avete paura? Quale male vi potrà mai capitare? I discepoli prediligevano la bonaccia nella vita piuttosto che ondeggiare tra vento e mare. La Chiesa ama concentrarsi sul primo rimprovero di Gesù alla tempesta e dimentica il secondo per la poca fede dei discepoli. A noi piace vedere la potenza divina del Cristo che può calmare il pericolo piuttosto che ascoltare il rimprovero per la nostra poca fede. Nessuno di loro stava affondando. Nessuno disse: Gesù è con noi, rilassiamoci e non preoccupiamoci della tempesta. Di tempeste che si alzano all’improvviso ce n’è una dopo l’altra, sempre. Ma che paura dovremmo avere? Noi possiamo parlare con Dio nelle nostre situazioni tempestose. Possiamo cavalcare le onde con pace e serenità e veleggiare sulle acque agitate. Ecco il fallimento del test e l’amarezza di Gesù per dei discepoli che non imparano a confidare in lui!

Gesù non promette di calmare il mare, ma di calmarci in ogni mare. Vivere è navigare in mare aperto e incontrare bufere, tempeste e tifoni. È naturale agitarsi per la propria sopravvivenza. Non è da credenti però pensare che a Gesù non interessi il nostro destino. Come un papà direbbe: su, buttati, osa, abbi fiducia in Dio e in te stesso. Gesù non promette di parlare di pace in ogni tempesta che ci piomba addosso. Ma promette di donarci perfetta pace nel mezzo di ogni tempesta perfetta. Il modo con cui affrontiamo le bufere influenza anche il risultato. La paura ci taglia le gambe, ci intimorisce e fa accadere quello che temiamo. La pace che Gesù ci dona è forza, controllo, sicurezza nel fronteggiare i problemi. Il vero problema nel mezzo dei problemi non è ignorare cosa fare, ma non chiedere umilmente al Signore: che cosa vuoi che faccia? L’essenza dell’Evangelo, disse Herbert McCabe, è che se non ami, sei morto e se ami, ti uccideranno. I credenti osano amare nel nome di Cristo e si troveranno nel mezzo di tempeste perfette. Dire No! Alle possibilità della vita è morire, dire Sì! Invece, ti apre a sempre nuove occasioni di fare accadere gli eventi più belli. Se dici Sì con Cristo aspettati di incontrare bufere, perché se ami, ti uccideranno. Se vuoi una vita calma, di quiete e appagata, non seguire Gesù. Se vuoi una vita sicura, vissuta nei margini della sicurezza, non seguire Gesù. Se vuoi una vita già tracciata, che puoi pianificare e controllare, allora non seguire Gesù. La fede non è abbracciare un porto. La fede è bungee jumping, saltare dai ponti. Da una prospettiva dell’evoluzione, più rischiamo, più abbiamo possibilità di sopravvivere. Dalla prospettiva della fede, il rischio maggiore della vita è non prendere alcun rischio.

Le mamme ci insegnano la prudenza, i papà come osare. Gesù educa i suoi discepoli con entrambi i metodi: sicurezza e spregiudicatezza. Nel mezzo delle bufere si aspetta che poniamo la nostra fiducia in lui. Gesù si aspetta che spieghiamo le vele e non che tiriamo i remi in barca. C’è sempre una tempesta più grande che qualsiasi barca. Nessuno muore vivo. Anche se dovessimo affondare e affogare, che cosa ci può essere tolto? Fino a che siamo nella barca con Gesù “niente e nessuno ci può separare dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù nostro Signore” Romani 8.39. Paolo disse: infatti, per me il vivere è Cristo e il morire guadagno. Filippesi 1:21. E ancora esclamò: siamo pieni di fiducia e preferiamo partire dal corpo e abitare con il Signore. 2a Corinzi 5:8. Quando siamo nella stessa barca con Gesù, alla fine tutto quadra. Nemmeno la bufera perfetta ci separerà da Cristo Gesù. Amen.

Appunti per la predicazione del pastore Antonio Di Passa

Redatto da Antonio Di Passa – antonio.dipassa@gr-ref.ch