Segreti d’ufficio e di Pulcinella

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Segreti d’ufficio e di Pulcinella

Continuano le avventure del Sciur Pibin proposte da Dino Beti di Panisc, che riceviamo e pubblichiamo.

La Redazione

Valposchiavo, A.D. 2030

Quando Brocha appare alla soglia della porta sul giardino, sto appena emergendo dal pisolino che schiaccio ogni pomeriggio. Entra titubante, fors’anche afflitto per essere scappato via ieri sera senza accomiatarsi com’era sua abitudine…

«Mi spiace per ieri sera», dice lasciandosi calare nella sua sedia, «ma con Menradu devo sempre spicciarmi sennò è capace di piantarmi in strada persino sotto la pioggia battente. Per uno che è in pensione da qualche anno mi sembra di un’impazienza patologica!»

«Quello lì non si calmerà mai», rammarico ancora oggi. «Nel mio anno poschiavino 2006 mi dava ai nervi ogni giorno con il suo sparare su e giù la via da Cölögna con la sua jeep Mitsubishi, centinaia di volte come un dannato dalla mattina alla sera! Ogni tanto gli chiedevo, timidamente, se non sapeva servirsi del natel per risparmiarsi almeno tre quarti di quelle corse. Non apprezzava, affatto! Anzi mi consigliava – ‘amicalmente’, diceva – di non immischiarmi negli affari di altrui…»

«Oggigiorno almeno non sfreccia più come allora», riconosce Brocha. «Sennò gli toglierebbero anche la patente ‘limited’ che gli hanno ancora lasciata per qualche tempo… A proposito, è vero che li avevano aumentati a 18 quelli della Giunta? La mia Marchesina che ha un’arzilla memoria per i numeri se n’è meravigliata quando le ho riassunto la tua storia.»

Grattandomi la nuca sorrido: «Ah, ora vedo. Alludi alle 18 schede distribuite dalla consigliera Zanoberti con il collega Cameleon per il voto sul futuro del fant. Infatti erano 16 le schede. Se io ho detto 18 è che mi sono sbagliato. I numeri non sono mai stati il mio forte. Ora con novant’anni e passa… Al contrario del saper sgarbugliare intrighi come quello montato ai danni del Gargati.»

«Appunto, puoi spiegarmelo quell’ingarbuglio? Con la Marchesina ne abbiamo parlato fino a tarda notte ma non siamo certi di aver capito bene!»

Allora gli sgroviglio l’intrigo della «mort dal fant». I protagonisti erano al Sciur Pibin, CEO del Comune, il capoposto Sciabulinsky, il suo capo supremo Röbiuili. Il caparbio Sciur Pibin non voleva affatto che il Gargati diventasse il fant del Comune. Era un segreto di Pulcinella. Tutti lo sapevano, nessuno osava parlarne, tutti temevano la vendicatività del Sciur Pibin. Lui non aveva mai ammesso pubblicamente che era opposto al Gargati, sennò avrebbe dovuto rivelare le dubbie ragioni della sua sconfinata avversione. Per conseguire il suo fine nonostante questa opacità, al Sciur Pibin fece ciò che soleva fare quando fiutava resistenze alle sue decisioni. Si mise a manipolare l’opinione pubblica. Menandola per il naso giocò la carta dei costi esorbitanti di una modernizzazione del posto del fant. I servili Compatti nonché i pusillanimi Pippi caddero nel tranello.

Le sue infami manovre furono tuttavia intralciate dal Gargati che, bramando rimpatriare a Poschiavo, era disposto ad assumere l’impiego di fant persino alle scoraggianti condizioni salariali dettate dal CEO. La perfida macchinazione sarebbe fallita se Sciabulinsky non fosse accorso in aiuto del Sciur Pibin…

Brocha sorride: «Dunque la via di scampo che al Sciur Pibin aveva subodorata in Giunta! Ora sono proprio curioso di sapere come quel Sciabulinsky lo ha aiutato a cavarsi d’impiccio…»

Un’altro segreto di Pulcinella insinuava che il Sciabulinsky soffriva di non ottenere la promozione sospirata. Non ne aveva parlato con nessuno ma lo si vedeva sulla sua faccia baffuta. Da anni seccava le scatole al capo supremo. Ogni volta rifiuto secco del kapotencol Röbiuili: la mole di lavoro della squadra del Sciabulinsky era bensì carica ma non giustificava un aumento del suo effettivo. Senza accrescere l’effettivo, addio promozione!

(continua)

Redatto da Dino Beti di Panìsc – dino.beti@bluewin.ch