Un logo grigionitaliano é ghettizzante
[Prima parte]
Il parlamento retico ha lasciato dopo 15 anni il palazzo del Gran Consiglio a Coira e ha tenuto dal 15 al 18 giugno la sessione a Poschiavo. In precedenza i deputati retici si erano riuniti fuori Coira in tre occasioni: due volte nel 1992 e una volta nel 1993. Allora erano state scelte Davos, Disentis e Landquart. Nel 2009 é stato il turno del Grigioni Italiano, il quale ha avuto la possibilità la mattina di mercoledì 17 giugno di presentare ai parlamentari retici le quattro valli che lo compongono, ribadendo così l’importanza per il Cantone delle valli italofone.
La Redazione de IL BERNINA ha colto questa ghiotta opportunità per intervistare quattro granconsiglieri grigionitialini al fine di confrontare le valli sorelle, di riflettere sugli aspetti che le fanno assomigliare o le differenziano, di ricercare progetti comuni condivisibili e esportabili e di evidenziare le peculiarità delle singole micro-società di lingua italiana.
La Redazione vi invita a leggere la prima parte dell’intervista, la quale verte sulle caratteristiche che uniscono o differenziano la Valposchiavo dalle altre valli grigionitaliane e sullo sviluppo di un marchio grigionitaliano.
IL BERNINA: Nel corso della sessione extra muros a Poschiavo, il Grigione Italiano si è presentato ai granconsiglieri retici. Secondo lei quali caratteristiche economiche, politiche, storiche, sociali e culturali uniscono o differenziano la Valposchiavo dalle altre valli grigionitaliane?
Rodolfo Fasani, granconsigliere del Circolo di Mesocco: Non vedo differenze sostanziali tre le valli del Grigioni Italiano. Quattro valli all’orlo dei Grigioni con ognuna la propria storia di passo, con tutti i problemi che questo comporta dal punto di vista traffico e inquinamento. Il problema dell’unità del Grigioni italiano è d’altra parte conosciuto e nessuna legge al mondo lo può favorire, ma unicamente la volontà dei singoli, delle associazioni, dei Comuni e delle Regioni lo può rafforzare.
Martino Righetti, granconsigliere del Circolo di Roveredo: Rispetto alla Mesolcina, La Valposchiavo è chiusa da un confine nazionale. Questa situazione ha costretto i valposchiavini a mantenere un buon contatto verso nord, ad imparare a comunicare in tedesco e a collaborare con il resto del Cantone. Culturalmente siamo uniti da una medesima peculiarità fondamentale, quella di essere minoranza linguistica e di non essere bilingue come i nostri amici romanci.
Fabrizio Keller, granconsigliere del Circolo di Calanca: Le valli grigionitaliane si trovano in periferia, hanno in comune il problema del pendolarismo giornaliero o settimanale, dell’invecchiamento della popolazione, dello spopolamento e delle difficoltà a creare nuovi posti di lavoro.
La storia ci accomuna poco ma ha comunque caratteristiche simili: lo scontro tra nord e sud, la presenza di due comunità religiose, la condizione di terra di transito.
La Valposchiavo e la Bregaglia hanno vissuto in passato una sorta di isolamento, dipeso dalla frontiera; ora proprio la frontiera permette loro sbocchi sociali, culturali ed economici. Il Moesano vive la stessa situazione con il Ticino.
Luca Giovanoli, granconsigliere del Circolo di Bregaglia: Dal punto di vista politico mi pare di poter affermare che in Valposchiavo il Partito Democratico Cristiano, partito di chiara marca religiosa cattolica, giochi un ruolo di primo piano. In Bregaglia è invece il Partito Borghese Democratico (PBD) ad andare per la maggiore.
La Valposchiavo sta vivendo un’evoluzione economica molto positiva grazie allo sviluppo locale, nazionale e internazionale di Rätia Energie. Pure il riconoscimento della tratta del Bernina nel patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO può rappresentare un volano per l’economia locale. La Val Bregaglia dal canto suo vive una situazione economica stagnante. Sarebbe opportuno trovare nuovi stimoli e impulsi.
Mi pare anche di notare una certa differenza in campo culturale fra la Valposchiavo e le altre valli grigionitaliane. Il calendario della manifestazioni culturali in Valposchiavo è ricco di offerte ed è sinonimo di grande attività e interesse per questo aspetto fondamentale della nostra identità.
Fabrizio Keller: Un marchio ha un senso se accomuna prodotti con caratteristiche simili. Al momento non ne vedo; dunque la creazione del marchio sarebbe fine a se stessa. Per il Grigione Italiano la PGI è un logo che racchiude le nostre analogie culturali e linguistiche e ritengo importante avvicinarsi maggiormente all’associazione che crea punti d’incontro, scambi proficui e opere per alimentare quanto abbiamo in comune.
Redatto da Il Bernina – redazione@ilbernina.ch