Nessuno é troppo grande da non fallire. Nessuno é troppo piccolo per non avere poi successo.
Vangelo di Marco 6.1 – 13.
6:1 Poi Gesù partì di là e andò nel suo paese e i suoi discepoli lo seguirono. 2 Venuto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga; molti, udendolo, si stupivano e dicevano: ”Da dove gli vengono queste cose? Che sapienza é questa che gli é data? E che cosa sono queste opere potenti fatte per mano sua?3 Non é questi il falegname, il figlio di Maria, e il fratello di Giacomo e di Iose, di Giuda e di Simone? Le sue sorelle non stanno qui da noi?» E si scandalizzavano a causa di lui.
4 Ma Gesù diceva loro: ”Nessun profeta é disprezzato se non nella sua patria, fra i suoi parenti e in casa sua». 5 E non vi potè fare alcuna opera potente, ad eccezione di pochi malati a cui impose le mani e li guarì. 6 E si meravigliava della loro incredulità .
Gesù andava attorno per i villaggi circostanti, insegnando. 7 Poi chiamò a sè i dodici e cominciò a mandarli a due a due; e diede loro potere sugli spiriti immondi. 8 Comandò loro di non prendere niente per il viaggio; nè pane, nè sacca, nè denaro nella cintura, ma soltanto un bastone; 9 di calzare i sandali e di non portare tunica di ricambio. 10 Diceva loro: ”Dovunque sarete entrati in una casa, trattenetevi lì, finchè non ve ne andiate da quel villaggio; 11 e se in qualche luogo non vi ricevono nè vi ascoltano, andando via, scotetevi la polvere dai piedi come testimonianza contro di loro». 12 E, partiti, predicavano alla gente di ravvedersi; 13 scacciavano molti demòni, ungevano d’olio molti infermi e li guarivano.
Cara comunità, la parola Titanic evoca in noi dei ricordi. Può essere perché abbiamo visto il film o perché abbiamo vissuto molti anni nel secolo scorso. Titanico significa gigantesco. Evoca la visione di una forza inarrestabile e irremovibile, una resistenza granitica. Il Titanic ha un posto “d’onore” nelle tragedie umane. In quella nave si combinavano e riassumevano tragicamente il massimo della tecnologia, del lusso, del design e della stupidità. Nulla era più grandioso del Titanic… e affondò nel viaggio inaugurale. Una gigantesca massa di solida acqua, un iceberg, mandò a picco il simbolo del progresso! Titanic è il gigante che frana a terra disintegrandosi.
Nel nostro 21. secolo i Titanic hanno nomi diversi. Affondano anche in modo più subdolo. Si chiamano: General Motors, Shearson Lehman, FreddieMac, Fannie Mae, Chryler… Molte persone sono salite con i risparmi di una vita a “bordo” di questi Titanic moderni. Come mai? Erano state convinte che questi titani fossero troppo “grandi per fallire”. Ma poi arrivò l’iceberg. Niente e nessuno, neanche un’impresa… nazione o ideologia, è “troppo grande per non fallire”. Non importa quanto sia titanica e potente un’azienda se è condotta incautamente, amministrata in modo maldestro e spreca le risorse, fallirà. Le dinastie egizie, l’imperialismo romano, il governo di Carlo Magno, la Conquista spagnola, Luigi 14°, il “Grande Impero Britannico del Sole”, l’era Americana, hanno avuto un inizio e una fine. Non ci sono esempi storici di entità che, conquistata la vetta, ci sono rimaste per sempre. Anche i titani sono destinati a fallire.
Gesù, vero Uomo e vero Dio, assaggiò il rifiuto dall’inizio del suo ministero. Tornando a Nazareth, a causa della familiarità con le persone, Gesù prese in pieno volto lo schiaffo del fallimento. Come poteva un umile artigiano, cresciuto fra loro, portagli una rivelazione divina, se lo avevano visto correre per la strada da quando portava i pannolini? Come poteva il “figlio di Maria”, con le dubbie storie sulla nascita, essere il Messia? Gesù tornò per annunciare la Buona Novella e affrontò il test più severo: la folla di casa. Sapeva che “la familiarità porta disprezzo”. Ma Nazareth necessitava di conoscere il vero volto divino. Quindi Gesù portò loro l’invito al pentimento, lo spirito del perdono e il valore della pace con Dio. Nazareth però era assordita dal frastuono della familiarità. Spesso è proprio a casa che ci si sente incompresi! A dieci anni dal diploma di maturità, i compagni di scuola di Bill Gates lo avrebbero descritto come un delirante smanettone di computer. Avrebbero detto: è un fallito. Ma dopo venti anni? Era diventato l’uomo più ricco del mondo! Non più “smanettone” ma il “magnate della Microsoft”. Nessuno è “troppo grande per non fallire” e nessuno è “troppo piccolo per non avere successo”. La chiave è sapere che “fallire” una volta non significa “rimanere un fallito per sempre”. Gesù tornò a casa e fallì. Gesù andò a Gerusalemme e fallì. Gesù andò alle folle, scelsero Barabba e fallì. Non conta però cosa hai perso ma la ragione per cui hai perso. Se sei alle finanze aziendali e non taci le irregolarità, passi per un seccatore e sei isolato, hai perso. Se vedi che il tuo amico gay maltrattato, come a Napoli, lo difendi e sei picchiata. Tu perdi. Se vedi dei “bravi” ragazzi infastidire una persona debole, non ti unisci a loro e sei tu discriminato. Tu perdi. Ma la ragione per cui hai perso valeva la pena essere sconfitto. Gesù conobbe il fallimento umano ma non quello davanti a Dio. Gesù fu rifiutato non per quello che sapeva ma per ciò che i suoi paesani sapevano di lui. L’incarnazione subisce il limite della familiarità.
Tutti noi assaporiamo il gusto amaro del fallimento. Ecco quindi un dono prezioso di Gesù per i suoi vecchi e nuovi discepoli “il sacramento del fallimento”: scuoti la polvere dai tuoi piedi e vai avanti. Non tutti ti accoglieranno. Non tutti ti ameranno. Non tutti ti apprezzeranno. Non ogni cosa che fai è perfetta e giusta. Allora cadi, prendi il sacramento del fallimento e vai avanti. Per quanto incredibile, non sempre il fallimento è un insuccesso vero. Fallire può essere un’altra parola per “rinnovamento”. I nuovi inizi sono la porta in una vita rigenerata. Un esempio. La distruzione del Titanic sviluppò un nuovo rispetto e conoscenza per la forza della natura e l’energia dell’universo. La comprensione di quella energia portò alla conoscenza dell’energia nucleare, all’inimmaginabile potenza della fusione e fissione che è alla base della visita alla luna e il viaggio nello spazio infinito. I fallimenti umani sono alla base delle conquiste più ardite. Quando Gesù consigliò ai discepoli di “scrollarsi la polvere dai piedi”, suggerì che dovevano scrollarsi di dosso il rifiuto e ripartire. Non ci si può fermare per un rifiuto ricevuto all’annuncio dell’Evangelo d’amore di Dio. Non abbiamo la forza di sconfiggere il male, ma possiamo decidere di non partecipare al male. Gesù ricevette uno stop ma non si arrestò. Assaporò il fallimento, cadde in avanti e proseguì.
Gesù ci invita, come discepoli, a gettarci nella vita con entusiasmo, portando con noi solo l’essenziale, fidarci del Signore nel rischio del vivere e nel condividere l’Evangelo. Dobbiamo imparare a riconoscere i segni di ciò che porta frutto. Se nel vivere la nostra fede in Cristo incontriamo persone che non ci ascoltano né ci accolgono, allora la comunione porta poco. Se i segni non sono buoni, è consigliabile uscire da situazioni sbagliate. I fallimenti fruttuosi non portano alla passiva accettazione di situazioni sbagliate. Quelli buoni portano all’azione e alla ricerca di senso. Se cadi, rialzati, scuoti la polvere dai tuoi piedi e vai avanti. Oggi potrebbe significare dare le dimissioni da un lavoro logorante. Chiudere una relazione deleteria. Non frequentare persone sbagliate. Ma la cosa più importante è: tieni vivi i tuoi sogni, con mani e cuore pulito. Il fallimento di Gesù a Nazaret è quello che gli indicò la strada per la croce e a vincere sul peccato e la morte. Hai sentito? Il primo passo di Gesù verso il Golgota fu preso in Nazaret, la sua città, nella sua sinagoga, dove fu rifiutato, si scrollò la polvere di dosso e lanciò la missione dei discepoli. Le tue più buone riuscite verranno dai tuoi più grandi fallimenti se ti scrollerai di dosso la polvere dell’insuccesso, andrai avanti, riconoscendo cosa abbandonare e mantenendo vivi i tuoi sogni. Senza la polvere del fallimento, possiamo gettarci nella vita con semplicità, fiducia e generosità nella missione che Gesù ci affida.
Il Titanic ci ricorda che anche un gigante crolla a terra sconfitto. Gesù conobbe subito l’amaro calice del rifiuto in più tra le persone più familiari. Perse davanti ai sordi umani ma non davanti all’attento Dio. L’insegnamento capito fu il “sacramento del fallimento”: scuoti la polvere dai tuoi piedi e vai avanti. Se cadi per una giusta ragione, liberati dal peso della sconfitta, impara i segnali per cambiare luogo e compagnia e tieni vivi i tuoi sogni. Il piano di Dio per te e per me non si giudica dai nostri fallimenti umani! L’annuncio dell’Evangelo non deve conoscere stop ma solo imparare a vivere con l’essenziale addosso, fidarsi dell’unico vero incontenibile Titano ed essere generosi per il suo regno. Amen.
Appunti per la predicazione del past. Antonio Di Passa
Redatto da Antonio Di Passa – antonio.dipassa@gr-ref.ch