“Tintura di verità nella tintura del tempo”
Efesini 4.25 – 5.2
Efesini 4:25
Perciò, bandita la menzogna, ognuno dica la verità al suo prossimo perchè siamo membra gli uni degli altri.
26 Adiratevi e non peccate; il sole non tramonti sopra la vostra ira
27 e non fate posto al diavolo.
28 Chi rubava non rubi più, ma si affatichi piuttosto a lavorare onestamente con le proprie mani, affinchè abbia qualcosa da dare a colui che é nel bisogno.
29 Nessuna cattiva parola esca dalla vostra bocca; ma se ne avete qualcuna buona, che edifichi secondo il bisogno, ditela affinchè conferisca grazia a chi l’ascolta.
30 Non rattristate lo Spirito Santo di Dio con il quale siete stati suggellati per il giorno della redenzione.
31 Via da voi ogni amarezza, ogni cruccio e ira e clamore e parola offensiva con ogni sorta di cattiveria!
32 Siate invece benevoli e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda come anche Dio vi ha perdonati in Cristo.
5:1 Siate dunque imitatori di Dio, perchè siete figli da lui amati; 2 e camminate nell’amore come anche Cristo vi ha amati e ha dato sè stesso per noi in offerta e sacrificio a Dio quale profumo di odore soave.
Cara comunità, da questi pochi versetti in Efesini capiamo che l’apostolo scrive ad una Chiesa malata e in bisogno di salute. Questi consigli offrono ai credenti un unguento sanante per le loro ferite. Uno di quei medicamenti che brucia mentre guarisce. Il male è grave e la medicina per guarire deve essere potente.
C’è una tintura che evoca ricordi dolorosi. Forse anche a voi. Sto parlando della tintura di iodio. Avete presente il suo bruciore killer? L’idea dei genitori era che più bruciava più microbi morivano. Questo fluido germicida era in bottigliette marroni con l’ampolla di vetro per tirare su la tintura per applicarla sulla ferita. Mentre i genitori si rallegravano del bruciore, segno della morte dei microbi, i bambini ne gioivano meno, tranne per il fatto che quella tintura lasciava una macchia rosso sangue visibile sulla ferita, marchio, se non di coraggio, almeno di una solidale comunione nel dolore di tutti i bambini feriti. In breve, per un chimico una “tintura” è una soluzione con alcool come solvente (fluidificante). Quindi non c’è da meravigliarsi che quella roba rossa bruciasse come il fuoco! I genitori ne davano ai figli come i cowboy dei film versavano sorsate di rosso whiskey sulle ferite da fuoco! Molto spesso però l’unguento più genuino per guarire è la “tintura del tempo”, in pratica, di quelle cose che entrano in noi e diluiscono la medicina nel tempo. Insieme alla tintura c’è bisogno che il tempo faccia il suo corso per guarire le ferite.
Al Corpo di Cristo in Efeso l’apostolo consiglia la graziosa somministrazione di tinture sananti. Le ferite che si infliggono e si ricevono nel vivere comune richiedono la guarigione. Si fa e si riceve del male e questo è sorgente di sofferenza e di non crescita del Corpo di Cristo. L’apostolo li invita a proseguire sulla via della santificazione: se avete dato ascolto a Cristo e in lui siete stati istruiti… siate rinnovati nello spirito della vostra mente e rivestite l’uomo nuovo che è creato a immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità (4:23). Perciò… segue una serie di tinture sananti: un’infusione di carattere, di dedizione, di azione e pazienza che, mescolando e unendo le loro proprietà benefiche, come in una risanante tintura, rendono un corpo più forte e sano. Queste “virtù” necessitano della “tintura del tempo” per guarire. Il soluto è l’amore di Dio e la soluzione in cui diluirlo è il nostro tempo. C’è bisogno di tempo affinché penetrino in noi fino in fondo e si diffondano nella nostra mente e cuore e rimangano “virtù” durature. Se avete provato a “rimettervi in forma fisicamente” sapete che l’inizio è un’agonia! Ma i dolori che si provano ci dicono che stiamo facendo bene per rimetterci in forma. Ci vuole solo un’infusione di tempo. Il corpo imparerà nuove abilità, i muscoli riusciranno flettersi e ti sentirai e starai meglio, guarendoci e trasformandoci la vita. Il Corpo di Cristo ferito in Efeso necessitava di queste tinture sananti.
Le “malattie” che affliggono il Corpo di Efeso si capiscono dalle tinture prescritte. Non ci sia menzogna… né di parola né di trattenuto silenzio, perché un corpo funziona bene se manda i messaggi giusti. Sì, dice l’apostolo, ti capiterà di “arrabbiarti”, ma sia perché non taci l’ingiustizia, la sofferenza inutile e il male. La rabbia egoista e incontrollata è dannosa e non fa parte del cristiano. In più, non andare a dormire con un’amarezza in mente contro qualcuno. Perché? Non devi dare l’opportunità al “diabolos”, al calunniatore, dice Lutero, di seminare discordia. Se eri un ladro non rubare più, ma lavora con onestà, per mantenerti? No, per dare a chi è nel bisogno! Non rattristare chi ti guida al bene, lo Spirito Santo. Via da voi lo spirito che rifiuta la riconciliazione, ogni ira che si infiamma come paglia o quella diventata un’abitudine. Via ogni parola offensiva, siate come Giobbe: le tue parole hanno rialzato chi stava cadendo, hai rafforzato le ginocchia vacillanti. (4:4). Infine consiglia di trattare gli altri come Gesù ci ha trattato: siate suoi imitatori. La tintura prescritta è una lenta immersione di “gentilezza”, “compassione” e di “perdono”. Per preparare una tintura si deve immergere il soluto nella soluzione e aspettare che si diffonda nel liquido. Così, la comunità di fede deve prenderne dosi quotidiane ricordando che “Dio in Cristo ci ha perdonato” (v. 32) e che siamo perdonati quando perdoniamo gli altri. Il perdono è un boccone duro da inghiottire. È più facile rimanere offesi e offendere l’altro, odiare che vivere il libero dono della grazia divina. Queste parole dell’apostolo scoprono le nostre malattie. Anche il nostro Corpo ha bisogno di guarire dalle ferite.
Nella storia della Chiesa furono adottati diversi “modi” della cena del Signore. Quando il vino era scarso o la qualità discutibile, fu deciso di prendere la comunione di una sola “specie”, il pane. Inoltre, non si poteva correre il pericolo che una goccia di vino cadesse in terra e andasse perduta. In seguito al miglioramento della lavorazione del vino si tornò a prendere la cena nelle “due specie”, il pane e il vino. Prima però che sorgessero le questioni igieniche e sanitarie, fine 19° secolo, alcune Chiese intrapresero modi alternativi per partecipare alla cena. Si è usato un cucchiaio o una cannuccia per prendere il vino o anche “immergendo” il pane nel vino, per “intinctio”, specie le Chiese di Oriente. La nostra comunità ha adottato anche l’intinctio e ha senso da ogni punto di vista. Se percorriamo gli arcaici meandri del linguaggio scopriremo che c’è una connessione tra tintura e intinzio. “In – tingere” è “bagnare qualcosa immergendola in un liquido”. Nell’intingere il pane nel vino, lo bagniamo con il liquido. Ma “in – tingere” significa anche “macchiare qualcosa di una sostanza colorata”. Anche “tintura” significa “una sostanza che colora, tinge o macchia”. Ogni volta che partecipiamo alla “cena”, alla comune confessione e dono del corpo e del sangue di Cristo, noi siamo “macchiati” un poco con il sacrificio di Cristo, da quello che lui ha fatto per noi. Comprendi? L’intinzio è come se “macchiasse” del prezioso sangue del Salvatore la nostra vita. Cristo dice: fate questo in memoria di me, non solo i gesti ma dare la nostra vita come lui l’ha donata per noi. L’intinzio significa che il Signore ci “tinge” con la potenza guaritrice del dono di se stesso. Solo l’amore può guarire, può vincere, può perdonare. La cena è una tintura d’amore e di verità di una vita vissuta con la sola meta dell’amore… della quale invitiamo il Signore a macchiarci, del continuo… affinché possiamo essere tinti di verità nella santificante tintura del tempo.
L’apostolo esorta il Corpo di Cristo a comportarsi in modo degno della vocazione in Cristo. Non parla di moralismo di facciata ma di coerenza: “Se pure gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti secondo la verità che è in Gesù…” v. 21. In che modo i non – credenti riconosceranno che siamo tinti di Cristo? Odorando… “l’eau de Gesù” l’aroma di Cristo di cui scrive l’apostolo, che si prende “intingendo” la nostra vita nella sua Parola. C’è profumo di Cristo intorno a te? Vuoi che sia sentito di più? Allora vieni alla tavola… e intingiamo insieme, lasciamo che il perdono, la riconciliazione con Dio e con la comunità, l’amore di Cristo scenda profondo in noi e si diffonda nella nostra mente e nel nostro cuore. Abbiamo bisogno che la tintura di Cristo macchi ogni nostro pensiero e respiro per vivere come piace a lui. Amen.
Appunti per la predicazione del past. Antonio Di Passa
Redatto da Antonio Di Passa – antonio.dipassa@gr-ref.ch