L’amore non verrà  mai meno!

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L’amore non verrà  mai meno!

“L’amore é paziente, é benevolo; l’amore non invidia; l’amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non addebita il male, non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità ; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa. L’amore non verrà  mai meno”.


 Carissimi,

un sentito benvenuto a tutti i presenti. Da giorni riflettevo sul messaggio utile da portare per questo nuovo anno scolastico e, la scorsa settimana, entrando nell’aula degli insegnanti della sede ho letto il saluto di un caro e stimato collega andato in pensione a giugno scorso. Roberto Raselli ci augura “un anno scolastico ricco di gioie e soddisfazione, con l’auspicio che la scuola possa sempre essere luogo di crescita, d’incontro, di amicizia e di serenità”. Questo benaugurante auspicio inquadra bene il senso del nostro stare insieme come comunità scolastica. La scuola, e non intendo i muri, è un luogo di crescita, di incontro, di amicizia e di serenità. Genitori e scolari, insegnanti e responsabili, sono coinvolti nel processo di ben – essere totale di quella comunità chiamata scuola.

Esprimere un augurio significa ammettere che non tutto dipende da noi. Augurarsi qualcosa di favorevole è una speranza che si trova nel futuro e che vorremmo vedere realizzata. Mi auguro di prendere un bel sei in matematica, spero, desidero, ma chissà, devo anche applicarmi. La scuola non è automaticamente una comunità di crescita, incontro, amicizia e serenità. Per arrivarci c’è bisogno che ognuno dia il suo contributo secondo le sue competenze, buona volontà, collaborazione e disposizione. Che la scuola diventi un luogo costante di crescita, d’incontro, di amicizia e di serenità è la missione che insegnanti, genitori e alunni devono avere davanti agli occhi ogni giorno. La scuola è un “laboratorio” in cui tutti sono impegnati a far crescere le capacità, la sensibilità, le ambizioni e le inclinazioni di chi ne fa parte. Ognuno nei suoi ruoli, ognuno con le sue responsabilità, ognuno portando con coscienza il suo contributo, tutti rispettando le competenze degli altri. Noi abbiamo davanti un cammino, una sfida, una meta da raggiungere giornalmente. L’inserimento di ogni persona è vitale al ben – essere della comunità intera. Molto è stato fatto ma c’è ancora da fare. A noi sta anche realizzare l’augurio di una scuola laboratorio di crescita, incontro amicizia e serenità.

Nomino solo un’area che mi sta a cuore dove, voi ragazzi e ragazze, siete chiamati a dare un grande contributo di maturità e intelligenza. Da anni abbiamo molti scolari e scolare provenienti da molti paesi non solo europei ma del mondo intero. Essi sono un segno meraviglioso della diversità di questa terra e della multi-culturalità della nostra valle. Essi si portano dietro il calore, il colore, la vivacità, la diversità, l’allegria delle loro terre e ce ne fanno dono. Spendersi affinché anche loro siano parte di noi è un compito non solo cristiano ma anche di maturità umana. Si progredisce non isolando ma contaminandosi nei pensieri, nelle culture e apprendendo gli uni dagli altri. Noi vogliamo non solo augurarci ma anche concretizzare la scuola come luogo costante di crescita, d’incontro, di amicizia e di serenità per tutti!



A questo proposito vorrei elementarizzare le mie parole con un racconto adatto ai più piccini. Questa storia si è svolge in una falegnameria. I disegni illustrativi sono stati disegnati dai bambini della “Festa domenicale” della comunità riformata. Il racconto si chiama: L’assemblea in falegnameria.

Si dice che un giorno si svolse una strana assemblea in una falegnameria. Si trattò di un incontro fra i diversi strumenti per chiarire le loro differenze.
Il martello era il presidente, però l’assemblea lo destituì dal suo ufficio.
Motivo? Faceva troppo rumore!
Per di più passava il tempo dando colpi agli altri.
Il martello riconobbe le sue colpe però, a sua volta, chiese che anche la vite venisse rimossa perché occorreva avvitarla molto per renderla utile.
La vite accettò di andarsene ma, a sua volta, chiese che anche la lima fosse licenziata perché era molto dura nel suo approccio e aveva molti attriti con tutti.
La lima accolse la richiesta però, a sua volta, pretese che venisse espulso il metro che trascorreva il suo tempo misurando gli altri, come se lui fosse l’unico strumento perfetto.
In quel momento entrò il falegname, si mise il camice e iniziò il suo lavoro. Si servì del martello, della vite, della lima e del metro.
… e, a poco a poco, il legno grezzo si convertì in una bellissima scacchiera.
Quando il falegname se ne andò, l’assemblea riprese a deliberare. Fu allora che prese la parola la sega: «Signori, siamo consapevoli di avere tanti difetti, però il falegname lavora con i nostri doni. Questo è ciò che ci rende importanti. Di conseguenza, non dobbiamo pensare ai nostri limiti, ma concentrarci piuttosto sulle nostre qualità».
L’assemblea prese atto del fatto che il martello era forte, la vite univa e dava compattezza, la lima era speciale per affinare e abbellire, il metro era preciso ed esatto. Si resero conto di essere un’équipe capace di produrre e creare cose di qualità. Si sentirono orgogliosi dei propri doni e di lavorare insieme.


(Arnaldo Pangrazzi “Aiutami a dire addio” Erickson ed.)

Ora ci verrà naturale chiederci chi è il mastro falegname. In realtà, questo ruolo si presta bene a diverse figure. Ai genitori? Agli insegnanti? Al direttore? Al Consiglio Scolastico? Ognuno nelle sue competenze è in qualche modo chiamato a fare funzionare gli strumenti nel modo giusto. Ogni strumento è anche chiamato a lasciarsi usare per essere utile. In questo modo la Falegnameria può rendere al meglio per il ben – essere di tutti. Io però devo anche parlarvi del Falegname più famoso e caro: Gesù. Egli è stato mandato dal Padre per farci conoscere quell’amore che
“è paziente, benevolo; non invidia; non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non addebita il male, non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa”. Quell’amore non verrà mai meno.
Avendo nel cuore e nella mente il suo amore, possiamo lasciarci usare dal Sommo Falegname in questo nuovo anno.

Con l’amore di Cristo in noi, possiamo incamminarci in quella comunità chiamata scuola, impegnandoci quotidianamente a realizzare quel luogo di crescita, d’incontro, di amicizia e di serenità che ci auguriamo tanto di avere nel laboratorio chiamato scuola. Vi auguro il più fecondo anno scolastico.


  • Leggi i 7107, pastore evangelico di Poschiavo, contenuti nella rubrica La Parola.


Redatto da Antonio Di Passa – antonio.dipassa@gr-ref.ch