Non c’é professione di fede senza pratica

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Non c’é professione di fede senza pratica

Giacomo 2.1 – 10, 14 – 17

2:1 Fratelli miei, la vostra fede nel nostro Signore Gesù Cristo, il Signore della gloria, sia immune da favoritismi.
2 Infatti, se nella vostra adunanza entra un uomo con un anello d’oro, vestito splendidamente, e vi entra pure un povero vestito malamente, 3 e voi avete riguardo a quello che veste elegantemente e gli dite: ”Tu, siedi qui al posto d’onore»; e al povero dite: ”Tu, stattene là  in piedi», o ”siedi in terra accanto al mio sgabello», 4 non state forse usando un trattamento diverso e giudicando in base a ragionamenti malvagi?
5 Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto quelli che sono poveri secondo il mondo perchè siano ricchi in fede ed eredi del regno che ha promesso a quelli che lo amano? 6 Voi invece avete disprezzato il povero! Non sono forse i ricchi quelli che vi opprimono e vi trascinano davanti ai tribunali? 7 Non sono essi quelli che bestemmiano il buon nome che é stato invocato su di voi?
8 Certo, se adempite la legge regale, come dice la Scrittura: ”Ama il tuo prossimo come te stesso», fate bene; 9 ma se avete riguardi personali, voi commettete un peccato e siete condannati dalla legge quali trasgressori. 10 Chiunque infatti osserva tutta la legge, ma la trasgredisce in un punto solo, si rende colpevole su tutti i punti.
14 A che serve, fratelli miei, se uno dice di aver fede ma non ha opere? Può la fede salvarlo? 15 Se un fratello o una sorella non hanno vestiti e mancano del cibo quotidiano, 16 e uno di voi dice loro: ”Andate in pace, scaldatevi e saziatevi», ma non date loro le cose necessarie al corpo, a che cosa serve? 17 Così é della fede; se non ha opere, é per sè stessa morta.

Cara comunità, la terza settimana di scuola è terminata. Tornare a scuola è tornare alle regole. I bambini ricominciano la scuola, le mamme e i papà preparano le regole per un anno proficuo. I piccolini sono istruiti nell’attraversare la strada. Quelli delle primarie si avvertono riguardo ai comportamenti da bulli e di usare bene il tempo. Gli studenti più grandi ascoltano predicozzi sul fumo il bere e sul coprifuoco. Si torna a scuola ritrovando le grandi e le piccole regole.

Per la prima volta però, da decenni, nel tornare a scuola, un’altra regola è consigliata con grande serietà e apprensione: lava le tue mani con il sapone e spesso! Nel mondo c’è apprensione per lo scoppio del virus H1N1, la febbre suina ed è stata lanciata la campagna “uniti contro l’influenza”. In Italia si hanno dubbi sull’apertura della scuola, da noi intensi seminari hanno istruito e informato tutti, in altri paesi degli studenti si sono già ammalati. Senza vaccino fino ad ottobre, non c’è molto da fare per proteggere noi e le nostre famiglie, tranne che “lavarci le mani” e dei consigli su come starnutire e evitare contagi. Forse è dall’epidemia di polio degli anni ’40 e ’50 che il tornare a scuola non è stato segnato da un così alto “azzardo sanitario”. Stiamo affrontando un nemico che avanza senza alcuna arma sicura da contrapporgli. Come risponderemo? E che cosa accadrà se le cose si metteranno al peggio? Che sarà se milioni di persone si infetteranno con il virus H1N1? La questione è seria e vedremo come funzioneranno i piani di salvataggio. Per il momento: lavati le mani spesso.

La Chiesa cristiana è sempre stata nel “business” della sanità pubblica. Gesù predicò, insegnò e guarì. Non trascurò le malattie del corpo e offrì integrità e salute ai malati nel corpo e nella mente. Col Cristianesimo, il malato rispecchia il Cristo sofferente ed è a lui più vicino; ma nello stesso tempo Cristo è anche il medico. I primi cristiani, nella forza dello Spirito, continuarono ad essere conosciuti come guaritori dello spirito e del corpo. Dalla parabola del buon samaritano nasce l’idea di “ricovero”; gli xenodochia sono strutture nate per accogliere pellegrini e viaggiatori, anche se poi la loro destinazione verrà a comprendere la persona bisognosa. Il Concilio di Nicea, 325 d. C., stabilì la costruzione di un ospedale in ogni città con cattedrale. Predicando a tutti il potere del Cristo risorto e la redenzione offerta dalla sua morte, la Chiesa diventò la migliore fornitrice di sanità pubblica. In che modo? Cristo offre la “salvezza” a tutti. La traduzione del greco “salvezza” si può intendere con “salute”. La radice latina di “salvezza” è “salve” o “unguento sanante”. Una vita di fede, vissuta secondo le promesse di Cristo è una vita sana, in pratica, custodita, difesa, tratta via dal pericolo. Salve: stai bene, integro incolume. Da qui la sanità, lo stato di benessere sono legate alla salvezza come benessere totale. Ecco la Chiesa è sempre stata nel “business” della sanità pubblica.

Nei secoli, la Chiesa diventò così il centro di ogni guarigione. Durante il monachesimo, le erboristerie del monastero divennero la farmacia pubblica. Il monaco erborista si curava delle fragilità del corpo come la Chiesa si curava delle fragilità dell’animo. I primi ospedali in occidente si diffusero grazie alla messa in pratica della fede, di cui Giacomo parla. Nel Medio Evo, quando la mortale peste si diffondeva in Europa non sapevano come si diffondesse o come si potesse fermare lo sterminio di intere comunità. Tuttavia, occuparsi dei bisogni spirituali e fisici faceva parte del più sacro dei compiti offerto dai cristiani, anche a scapito della loro salute. Quando tutti scappavano, i cristiani rimanevano e offrivano “salvezza”. Migliaia di loro morirono della stessa malattia dei loro fratelli e sorelle. Nel 19° secolo, la medicina diventò più “scientifica”. I medici iniziarono a capire la causa delle malattie e la giusta cura. Nel 1865, Joseph Lister, descrivendo l’azione dei batteri, introdusse la chirurgia antisepsi. Tuttavia, le Chiese non si ritirarono dalla sanità pubblica, ma si affiancarono alla medicina costruendo nuovi ospedali. La diaconia, il servizio, delle Chiese è stato enorme. Nel 20° secolo, i medici diventarono sempre più “professionali” e chi non era formato professionalmente era escluso dal campo sanitario. L’opera delle Chiese si ritirò dalla prima linea della sanità pubblica per rinchiudersi fra le quattro mura. L’integrità della “salute salvifica”, “di un corpo e di uno spirito tenuti assieme”, andò persa. Si separò così la secolare unione della teoria con la pratica per la salute comune.

La cura della salute è un nostro tema come lo era per Gesù. Giacomo ci ricorda: Se un fratello o una sorella non hanno vestiti e mancano del cibo quotidiano, e uno di voi dice loro: «Andate in pace, scaldatevi e saziatevi», ma non date loro le cose necessarie al corpo, a che cosa serve? Così è della fede; se non ha opere, è per sé stessa morta. (2:15-17). Dopo aver prima parlato del rispetto per la persona contro la discriminazione sociale nella Chiesa, puntualizza che non si può professare la fede senza praticarla. Curarsi del corpo di Cristo include curarsi sia dei corpi sia dello spirito, di una salute pubblica. Giacomo invita la sua comunità a ricordarsi di amare il prossimo come se stessi. Distinguendo tra ricchi e poveri, chi si poteva accettare e chi no, essi stavano trascurando quella legge d’amore. È vero, proclamavano “il glorioso Signore Gesù il Cristo” (2.1), ma non stavano glorificando Cristo con la loro vita. Guarigione e salute sono una cosa che riguarda la Chiesa. Anche se questo non deve trasformare l’attenzione cristiana in un programma politico o in un impegno sociale che prenda il posto della proclamazione dell’Evangelo. Gesù trascorse molto tempo guarendo persone ma non significa che abbracciò la “causa” di un programma sanitario. Ci avete fatto caso? Tutti hanno una causa da sostenere. Ogni celebrità ha una causa e ogni causa rende celebri! C’è chi sostiene quella animalista, ecologica, di un padrinato… alle cosiddette celebrità è consigliato di avere una causa da brandire davanti ai fan perché li fidelizza. In un mondo di cause di celebrità e celebri cause è facile identificare Cristo con una “causa” e impegnarsi per questa “causa di Cristo” piuttosto che con la persona di Gesù e la sua missione nel mondo. Giacomo sta dicendo alla comunità che Gesù non è una “causa” da reclamizzare. Gesù è una strada tracciata per una nuova vita, verso un nuovo modo sano di vivere in cui non c’è riguardo personale discriminante e c’è attenzione per chi ha povertà e malattie corporali e spirituali. Questa strada indicata non è senza rischi. Ci sono pericoli, vere malattie, sacrifici reali, ma su questo sentiero troveremo la vita. Non siamo chiamati ad essere testimoni o “martiri” per delle cause ma solo testimoni e martiri per Cristo.

Tornando a scuola abbiamo trovato una nuova regola per la salute pubblica; lavarsi spesso le mani con il sapone contro la febbre suina. Sull’insegnamento di Cristo, la Chiesa si è sempre occupata della salute pubblica. Proclamando la salvezza offerta dalla morte e risurrezione di Gesù, i cristiani si sono occupati della salute del corpo e dello spirito umano, invocando con Giacomo l’unità tra professione di fede e pratica. I cristiani vivono per Cristo rifiutando la discriminazione sociale nella Chiesa e la professione di fede senza pratica. La regola per noi è, giustificati viviamo dunque questa fede nel concreto per la salvezza di tutti. Amen.

Appunti per la predicazione del pastore

Redatto da Antonio Di Passa – antonio.dipassa@gr-ref.ch