La musica: il linguaggio del cuore
Salmo 100
Salmo 100
1 Salmo di lode. Mandate grida di gioia al SIGNORE, abitanti di tutta la terra!
2 Servite il SIGNORE con letizia, presentatevi gioiosi a lui!
3 Riconoscete che il SIGNORE é Dio; é lui che ci ha fatti, e noi siamo suoi; siamo suo popolo e gregge di cui egli ha cura.
4 Entrate nelle sue porte con ringraziamento, nei suoi cortili con lode; celebratelo, benedite il suo nome.
5 Poichè il SIGNORE é buono; la sua bontà dura in eterno, la sua fedeltà per ogni generazione.
Cara comunità tutta, siamo qui raccolti in questo culto al Signore per adorarlo e ringraziarlo. Gli siamo più riconoscenti e grati per il dono della musica e del canto con i quali possiamo adorarlo. Che cosa sarebbe l’adorazione senza il canto e la musica! La musica, è stato ben detto, è il linguaggio degli angeli. Non solo, è il linguaggio universale umano. La musica è parte dello spirito umano. V. 2 “Servite il Signore con gioia, presentatevi a lui con lieti canti”… v. 4 “Entrate nel suo tempio con canti, nei suoi cortili con inni di lode”. Celebranti e adoranti vogliamo presentarci a lui per ringraziarlo di questo dono.
Sin dalla prima adorazione al Signore la musica ha fatto parte del culto. È il linguaggio con cui lo spirito umano si spande davanti a Dio per adorarlo. Il libro dei Salmi è stato chiamato “Innario del secondo tempio”. Di tutti gli inni di lode il Salmo 100 è forse il più familiare: mandate gridi di gioia la Signore, abitanti di tutta la terra! Testualmente: gridate in trionfo, o “fate fracasso” o anche “applaudite”. Servite il Signore con letizia, presentatevi a lui con lieti canti! Ed è questo che vogliamo fare. Qualche tempo fa è stata condotta un’indagine dove si chiedeva perché una persona andava al culto. Il 45% rispose: perché mi fa bene. La risposta: per adorare il Signore, non era neanche nel questionario. Ci sono molte buone ragioni per andare in chiesa: per trovarsi con altri, per andare al culto, lo studio biblico, la musica o per l’atmosfera. Ma andare al culto per una ragione diversa dall’adorare Dio, è andarci per la ragione sbagliata. Non c’è vero culto senza adorazione e la tua presenza al culto non è completa se non adori il tuo Dio. Non si può adorare Dio senza andare al culto e andare in chiesa concerne solo l’adorazione di Dio. Nessun libro della Bibbia parla più di adorazione di quello dei Salmi. Nel Salmo 100 troviamo una “teologia dell’adorazione”. Appunto, il Chi adorare, il perché e che cosa adorare.
Il Dio dell’adorazione. Il centro e il fondamento dell’adorazione non è altri che Dio stesso, il Padre di Cristo Gesù. Non c’è altra ragione da adorare se non Colui che merita la nostra adorazione per le sue grandi opere di salvezza per amore nostro. V. 3 dice: riconoscete che il Signore è Dio. In breve, la verità dell’AT afferma che il Signore è Dio. Il NT che Gesù il Cristo è il Signore. La Bibbia afferma: Gesù il Cristo è Dio. Non si può adorare Dio nel profondo senza riconoscere questa verità. C’è un solo Dio, Signore e Re ed il suo nome è Gesù.
Il perché dell’adorazione, il suo obiettivo: lodare ed esaltare Dio. La vera adorazione però deve venire dallo spirito: Dio è spirito e coloro che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità. Nel presentarci a lui dobbiamo farlo con il giusto spirito e questo Salmo ci spiega come: Entrate nel suo tempio con ringraziamento e canti di lode. Qualcuno ha detto che il ringraziamento è una piccola cosa ma mai una cosa da poco. In una generazione ingrata come la nostra questo è importante. La gratitudine è la musica che illumina il volto di Dio. È la scintilla che riscalda il suo cuore. È l’amore che bacia le sue mani. Anche nelle peggiori circostanze c’è sempre qualcosa di cui ringraziare. In Africa c’è una bacca miracolosa che cambia i sapori in bocca. Anche se mangi un aspro limone quella bacca ne addolcisce il sapore. La gratitudine è la bacca miracolosa del cristianesimo: rende dolce anche la più grande amarezza. Entrate alla presenza di Dio con lo spirito giusto: con canti di lode. All’inizio i protestanti non erano unanimi su cosa cantare. I luterani iniziarono a sviluppare una ricca tradizione di inni nella lingua del popolo. A Martin Lutero il corale serviva a coinvolgere il popolo in modo personale nella liturgia. La parola cantata permetteva nella riunione dei credenti di imparare i temi della fede cristiana. La parte Calvinista preferì musicare i Salmi. Tralascio per brevità e competenza la tradizione cattolico – romana, che è tanto lunga quanto ricca di contenuto e esempi e per certi versi comune. In definitiva, quindi, il canto è lode a Dio. La lode è l’altra faccia della medaglia del ringraziamento. Alleluia significa: essere eccitati per la gioia. Celebratelo e acclamate il suo nome, perché? Perché il Signore è buono, senza fine è il suo amore per noi e la sua fedeltà è per sempre. Questa è la meta del culto, appunto, di adorazione.
Il contenuto dell’adorazione: la gloria a Dio. Mandate gridi di gioia al Signore. In breve, mostrate entusiasmo al Signore non svogliatezza noia sbadigli. Il nostro culto al Signore dovrebbe essere entusiasmante e suscitare in noi parole di lode. I giovani fuori non fanno altro che dire: spacca, bello, troppo forte, fantastico. Che ci sarebbe di sbagliato se in chiesa, dando prova di gioia, dicessimo: amen, alleluia, lode a Dio? Abbiamo una falsa impressione del culto. Il culto deve essere sobrio ma non triste, serio ma non incupito, attento ma non severo. Il Salmo 95.1 dice: venite, cantiamo con gioia al Signore, gridiamo di gioia alla rocca della nostra salvezza. Perché Dio è il nostro aiuto e dobbiamo servirlo con gioia. All’adorazione segue il servizio con gioia. L’adorazione mette gioia nel tuo servizio. Non dimentichiamo Benedetto da Norcia: ora et labora! V. 2: presentatevi a lui con canti! L’essenza del culto è venire faccia a faccia con Dio e non possiamo trattenerci dal cantare la nostra gioia. Cantare non è qualcosa che va dall’esterno all’interno, ma nel verso contrario. Si può adorare senza cantare, ma è difficile, perché incontrare Dio ti mette sempre un canto di lode e gioia nel cuore. Igor Stravinskij, compositore russo, disse: la musica è più adatta e capace di lodare Dio che l’edificio della chiesa con le sue decorazioni, è il più grande ornamento della Chiesa. La musica è un linguaggio oltre le parole. È il linguaggio del cuore. La voce degli schiavi, degli oppressi, dei soli, degli ultimi si è sentita nei canti in chiesa più viva e chiara. Gli spiritual riflettono l’invincibile fede nel mezzo di condizioni di vita terribili. Nacquero dal desiderio di superare la durezza dell’oggi per arrivare ad un domani migliore. Tre anni fa abbiamo avuto la visita di turisti texani al culto. Ricordo la commozione del gruppo, che non parlava italiano, nel dirmi che aver cantato Amazing Grace (inno 48) li aveva fatti sentire a casa e entrare in comunione con noi che non parlavamo la stessa lingua. L’apostolo Paolo scrisse: parlatevi con salmi, inni e cantici spirituali, cantando e salmeggiando con il vostro cuore al Signore; ringraziando continuamente per ogni cosa Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo. Ef. 5.19s). La musica J. S. Bach fu chiamata il “quinto Vangelo”. Egli disse: la musica non deve avere altro fine se non mirare alla gloria di Dio e all’edificazione dello spirito, dove non si ricorda questo non c’è vera musica ma solo un baccano infernale. Egli firmava le sue composizioni con J.J. “Jesu Juva” “Gesù aiutami” e le concludeva con S.D.G. “Soli Dei gratia”, “A Dio solo sia la gloria”. Adorare è dare gloria a Dio innalzando canti di gioia!
Oggi ricordiamo il centenario del Coro Misto e il dono del canto della musica. Vogliamo ringraziare il Signore per il dono del canto e della musica. Cantare a Dio è inseparabile dal presentarci a lui in adorazione: “Presentatevi a Lui con lieti canti”. In questo il Salmo 100 ci è maestro! Ci insegna di adorare “il Dio che da sempre si muove per la nostra salvezza, come Cristo Gesù ci ha rivelato”. Ci educa che l’obiettivo dell’adorazione è lodare e esaltare questo Dio, che ci ama e il suo amore per noi non ha fine. Ci rammenta che adorare è dare gloria Dio con passione e partecipazione. A Dio solo la gloria, il canto che l’accompagna sia sempre colmo della nostra lode. Amen.
Appunti per la predicazione del past. Antonio Di Passa
Redatto da Antonio Di Passa – antonio.dipassa@gr-ref.ch