Le lacrime sono le prime parole di partecipazione.

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Le lacrime sono le prime parole di partecipazione.

Vangelo di Giovanni 11.32-35.

32 Appena Maria fu giunta dov’era Gesù e l’ebbe visto, gli si gettò ai piedi dicendogli: ”Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto».
33 Quando Gesù la vide piangere, e vide piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, fremette nello spirito, si turbò e disse:
34 ”Dove l’avete deposto?» Essi gli dissero: ”Signore, vieni a vedere!»
35 Gesù pianse.

Cara comunità, le lacrime sono le nostre prime parole. La nostra prima comunicazione usa le lacrime. Che cosa ha un neonato più di potente delle lacrime per chiedere maggiore attenzione? Un torrente di lacrime è il suo strumento migliore per chiedere la massima e immediata attenzione. Che cosa può rattristare, scoraggiare e disperare un adulto più del pianto di un infante? Le lacrime di un figlio possono portare anche noi al pianto. Le lacrime comunicano partecipazione molto più delle nostre parole.

Nel passato, si raccoglievano le lacrime della persona in lutto in un lacrimatoio. Era una bottiglietta per la raccolta delle lacrime versate per il cordoglio. Si pensava che le lacrime del lutto avessero il potere straordinario di consolare, aiutare, guarire nello spirito e nell’animo. Di solito, le bottigliette avevano una camera di evaporazione. Il periodo di lutto finiva con l’ultima lacrima evaporata. Nella cultura giudaica, ad un funerale si dovevano avere almeno due suonatori di flauto e alcune esperte del pianto. L’industria del pianto del 1° secolo, come quella di oggi, era un grosso affare. Quando Gesù arrivò a Betania, quest’industria del dolore era presente. Molti “giudei” erano arrivati da Gerusalemme per “consolare Marta e Maria” (v.19). Di certo tra questi vi erano dei professionisti del lutto: musicisti e donne pagate per versare lacrime. La famiglia aveva deposto Lazzaro in un sepolcro. Il corpo era stato preparato per la decomposizione. Sebbene Marta e Maria fossero convinte che se Gesù fosse stato presente, Lazzaro non sarebbe morto, erano rassegnate alla morte del fratello. Erano nello sconforto e senza speranze. Marta e Maria erano preparate alle lacrime. Marta e Maria erano preparate al distacco dall’amato fratello. Marta e Maria erano pronte ad affrontare il lutto. Marta e Maria non erano preparate al nuovo di Gesù, ad un segno potente di Dio. Non erano preparate alla speranza. Non erano pronte al risveglio dai morti e alla nuova vita. A Betania, Gesù trova solo l’industria del dolore pronta a versare fiumi di lacrime.

Venti anni fa fu abbattuto il muro di Berlino. Il simbolo della repressione comunista fu tirato giù dopo decenni di terrore. Ad abbatterlo non fu un cannone o una cruenta battaglia ma l’inarrestabile vitalità della speranza. Fu la forza d’urto incontenibile di un esercito di candele e preghiere. Sì, candele e preghiere. Questo autunno le Chiese dell’ex Germania dell’Est celebrano la rivoluzione pacifica chiamata la “rivoluzione protestante”. La storia andò più o meno così. Nella primavera del 1989, nei tedeschi dell’est di diverse città l’insofferenza verso il regime totalitario arrivò al colmo. Le chiese rimaste erano poche perché lo stato fece di tutto per annientarle. Alcune le lasciò come alibi per sbandierare la libertà di religione. La maggior parte delle chiese però diventarono musei, biblioteche e uffici. I cristiani erano ostacolati nella vita pubblica. Nell’aprile del 1989, ci fu un’assemblea delle chiese riformate o luterane rimaste e si espresse per la libertà di religione e di parola e di giustizia. Poi partì tutto… dopo il lavoro le persone si riunivano nelle chiese rimaste. Cantavano inni, pregavano, accendevano candele e andavano via marciando in silenzio nelle strade (Guardate la replica di Segni dei Tempi, RSI La 1 di ieri, sabato 31 ottobre). Nella Nikolai Kirche, Lipsia, centinaia e poi migliaia di cittadini si riunirono, accesero candele, marciarono nella piazza centrale riempiendo le strade fino a colmare la circonvallazione cittadina, gridando: senza violenza. La città fu messa sotto assedio da candele, preghiere e silenzio. Un membro del governo, Host Snidermann, disse: eravamo preparati a tutto, ma non a candele e preghiere. In breve tempo, quel regime oppressivo collassò pacificamente. Era facile per l’esercito sparare o catturare a chi fuggiva all’ovest. Ma ad una processione a lume di candele, a una veglia di preghiera continua davanti al muro, non si trovò rimedio. Le candele e le preghiere sbriciolarono i potenti, irritarono l’esercito, tolsero il mantello della paura. Erano preparati alle sommosse, ai boicottaggi economici, alla violenza, alla pressione politica, ma non alle candele e alla preghiera. Le preghiere e le candele distrussero il muro prima che la folla festante lo tirasse giù!

La risurrezione di Cristo sbriciola, irrita, toglie via il potere del dubbio, della disperazione e della morte. Cristo abbatte ciò che opprime la condizione umana. Riforma è lasciare questo nuovo di Dio in Gesù irrompere del continuo nella nostra vita. Alla disperazione di Marta e Maria, Gesù fremette e si turbò! È difficile spiegare questa sua reazione. Il termine greco embrimasthai indica di più che Gesù si indignò, che ebbe un sussulto e una smorfia nel volto. Perché era arrabbiato per lo sconforto, per l’ipocrisia dei presenti? Non importa. Centrale è che per le orecchie del mondo greco, per il quale Giovanni scrive, questo è inaccettabile. In Gesù noi conosciamo la mente di Dio e qui Gesù partecipa emozionalmente alla nostra sofferenza. Per i greci, una caratteristica di Dio era l’apatehia, l’inabilità di provare una qualsiasi emozione. In pratica, le nostre situazioni umane non lo toccano. I greci credevano in un Dio isolato, senza passioni e compassioni. Ebrei 4:15 afferma: noi abbiamo un sommo sacerdote capace di soffrire con noi per le nostre miserie. Gesù ci dà una visione diversa di Dio con il versetto più corto della Bibbia: Gesù pianse! Versa lacrime con chi ha gli occhi e il cuore pieno di lacrime, anche se sapeva che avrebbe fatto qualcosa a breve. Proprio perché partecipa alla nostra condizione. Così solleva il potere del dubbio, della disperazione e della morte facendoci rinascere a vita nuova.

Noi, Marta, Maria, non siamo sempre preparati al potere della presenza di Cristo che irrompe nella nostra vita. Non siamo sempre pronti a lasciarci riformare o aggiornare dal nuovo di Dio. Noi gli diciamo: “Se tu fossi stato con me non sarebbe successo, se tu avessi guardato, ora non sarebbe così…”. In breve gli diciamo: tu non sei in grado di cambiare il male del passato. Siamo preparati al peggio ma non alle grandi opere di Dio. I filistei erano preparati alla battaglia … ma non a un ragazzino con una pietra e una fionda. L’esercito di faraone era preparato a tutto… ma non ad un’ondata di acqua. Gerico era pronta a difendersi… ma non alla marcia di una strombazzante banda musicale. Marta era preparata a tutto… ma non che suo fratello fosse risvegliato dalla morte. Marta si preoccupava più del puzzo della morte che Gesù avrebbe odorato. Gesù aprì le braccia a Marta per accogliere in vita suo fratello. Quanto di Marta è in noi… preparati a tutto, ma non al potere della preghiera e delle candele? La fede in Gesù ci porta ad aspettarci vita dove noi vediamo morte. Penso ad un giovane che ha bevuto qualche bicchiere di troppo e chiama i suoi genitori perché è preoccupato di tornare a casa guidando … è preparato al rimprovero e invece riceve da loro un ringraziamento riconoscente perché ha chiamato a casa. Penso ad un marito che arriva a sorpresa sulla porta della moglie separata… una moglie che è preparata alla rabbia e a fogli del divorzio e invece riceve dei fiori e delle scuse per come è andata. Penso a tante situazioni a cui siamo pronti al peggio, ma non all’amore di Dio. Ma tu, a quale peggio sei pronto nella tua vita… ma non a candele e preghiere? Sappi che il Signore può simpatizzare e solidarizzare con le nostre miserie. Egli può trasformare il male passato in nuova vita.

Noi iniziamo a comunicare versando lacrime sin dalla nascita. Gli antichi usavano le lacrime come segno visivo del loro dolore. Quando Gesù arriva a Betania trova Marta e Maria preparate a versare lacrime di dolore per Lazzaro. Non erano pronte a versare lacrime di gioia. I cristiani della Germania dell’est hanno vissuto come Cristo può trasformare le nostre lacrime in gioia solo con preghiera e candele. Gesù piange. È toccato, coinvolto dal nostro dolore. Gesù sbriciola, irrita, toglie via il nostro dolore. Il mondo di Dio irrompe nella nostra vita. Noi siamo pronti al peggio e Dio ha in mentre la nostra guarigione. Lasciati riformare dal suo immenso amore e versa lacrime di gioia. Amen.

Appunti per la predicazione del past. Antonio Di Passa

Redatto da Antonio Di Passa – antonio.dipassa@gr-ref.ch