La bella filandina

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La bella filandina

La poesia si concentra sul desiderio d’amore di una filandina e la fuggente presenza del trenino rosso, materializzazione del desiderio del viaggio in luoghi meravigliosamente sognati. Con versi solari e allegri Maifrè narra una situazione antica a livello storico ma sempre viva nell’esistenza di noi uomini: la costante persistenza dell’innamoramento, in questo caso verso il macchinista, ci spinge a osare e a cogliere al volo ciò che nel flusso irrefrenabile della vita passa e va, e non può appagare se non si é capaci nell’attimo giusto di abbracciare i propri sogni.

La Redazione

La bella filandina

Alla filanda dei Mottana

cantano tutte le filandine,

il loro canto è un ritornello

che si sente mattina e sera.

Giacomina, la bella filandina,

ha nel cuor un amor sincero,

è il bel Hans, il conduttore

del Tram che accanto passa.

Ogni mattina al suo passare,

Giacomina lo saluta e canta,

Hans non s’ avvede e passa

tutto intento nel suo guidare.

Al passar del gran convoglio

cantano in coro le filandine:

“Lento e forte locomotore

domani ferma il tuo motore”.

Gran prodigio il mattino dopo,

proprio innanzi alla Mottana

al tram lento del Bernina

si guastò il gran locomotore.

Giacomina, con grande ardore,

saltò al collo al bel conduttore,

fu così che nacque l’amore

tra la filandina e il tramviere.

Cento anni ormai sono passati,

ma a ricordo di quell’amore

le carrozze che erano gialle

or sono dipinte di rosso cuore.

Ezio Maifrè