NPC: perchè ho detto e dico no

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NPC: perchè ho detto e dico no

Il prossimo 7 marzo voteremo tra l’altro sulla nuova perequazione finanziaria nei Grigioni.

Un cambiamento – quello proposta da Governo e Gran Consiglio – che si può definire massiccio e che tocca, modificandole, parecchie delle leggi tuttora in vigore. Un cambiamento che stravolge molti dei nostri valori ed al quale, soprattutto per questo, ho già detto un convinto No in Gran Consiglio. Fermo restando che ci sono, in questo “pacchetto”, anche aspetti che si potrebbero accettare.

Gli elementi inaccettabili dello stesso però superano di gran lunga, nella loro importanza e nelle loro conseguenze, quelli condivisibili. Non solo: questo cambiamento perverte un principio; quello della responsabilità diretta del Cantone in ambiti che, la stessa Costituzione cantonale, demanda allo stesso. Quest’ultima infatti assegna nel suo capitolo “Compiti pubblici” – che congloba ben 17 articoli e tocca tutti i settori della vita pubblica (scuola, famiglia, socialità) – compiti e responsabilità in prima linea al Cantone, in certi addirittura solo al Cantone. Naturalmente la Costituzione prevede che accanto al Cantone, nello svolgimento dei compiti, ci siano chiaramente anche i Comuni. In uno “spirito” comunque di lavoro d’assieme delle due entità Cantone-Comuni.

La perequazione che ci viene proposta tradisce questo “spirito”, assegnando una somma ai Comuni e dicendo praticamente “arrangiatevi”; un “arrangiatevi” che rende ancora più difficile e oneroso il lavoro dei Comuni, che si riverbera sui settori sensibili della nostra società e che equivale in fin dei conti al passaggio della classica patata bollente ad altri. Con un paragone poco ortodosso si potrebbe dire che ciò equivale alla devoluzione di una somma x dei genitori ai figli in una famiglia con conseguente disinteresse degli stessi per il benessere della loro prole, rispettivamente la negazione di altri aiuti quando ce ne fosse il bisogno.

Con ciò non intendo minimamente mancare di rispetto ai Comuni, alle loro capacità ed alla loro autonomia – dalle leggi attuali già rispettate – ma solo sottolineare che il Cantone non può bellamente chiamarsi fuori da responsabilità che, tenor Costituzione, gli competono. Quest’ultimo aspetto e cioè la maggior autonomia ricavabile dalla nuova perequazione, ha spinto diversi deputati ad accogliere in Parlamento questa proposta.

Altri l’hanno accolta perché come risaputo nel nostro Cantone la partitocrazia (non dobbiamo per questo scomodare unicamente la CORSI) funziona molto bene a livello di Parlamento e le proposte del Governo vengono, praticamente sempre accettate. Così è da leggere l’accettazione di 88 su 22 voti, con 5 astensioni, nella sessione di giugno del GC di questo oggetto. Cosa che dimostra anche il rifiuto, nella stessa sessione di giugno del GC, di sottoporre al popolo il “pacchetto” in questione, ora in votazione solo in virtù di un Referendum popolare.

Attenzione oltretutto perché, intenzione recondita della proposta perequazione, sembrerebbe essere il voler mettere con le spalle al muro i Comuni piccoli e poveri perché vengano costretti alla fusione. Un obiettivo questo – la fusione dei Comuni – da perseguire ma non con armi sleali.

Nicoletta Noi-Togni, deputata in Gran Consiglio per il Circolo di Roveredo

Redatto da Nicoletta Noi – Togni – nicolettanoi@bluewin.ch