Il passaggio dei rifugiati ebrei attraverso la Valposchiavo – IN ELABORAZIONE
IL BERNINA pubblica il lavoro di maturità di Gabriele Albertini (classe 1990, Poschiavo). Il lavoro, svolto alla Scuola cantonale Grigione di Coira, si occupa del passaggio di rifugiati ebrei attraverso la Valposchiavo durante gli ultimi anni del secondo conflitto mondiale (1943-1945). Di seguito ne pubblichiamo un’introduzione a cura dello stesso autore. Il lavoro, nella sua versione più completa, é scaricabile in formato pdf. L’allegato si trova in calce.
Mi è parsa interessante questa vicenda storica, perché ha visto protagonista la gente della nostra valle e delle nostre immediate vicinanze. Una zona la nostra, che di primo acchito sembra rimanere in disparte dal discorso globale della guerra; invece le vicende accadute rappresentano una storia importante e per fortuna in gran parte positiva: una vicenda di tentativi di portare giustizia e di far da tramite alla Resistenza, offrendo a moltissime persone la porta d’ingresso della salvezza. Inoltre ero anche curioso di sapere come è potuto avvenire tutto ciò e in che misura è avvenuto: quanta gente si è riusciti ad aiutare e chi si è messo a disposizione.
Il mio lavoro consiste in una raccolta di fonti orali ancora presenti nella zona da mettere a confronto. I fatti in questione risalgono ormai a più di sessanta anni fa ed è stata un’impresa difficile la ricerca delle persone da intervistare.
Svolgendo questa ricerca ho imparato a conoscere meglio la mia valle, capirla in un contesto storico differente, e immaginarmela sotto un altro aspetto. Le interviste sono state la parte più interessante del mio lavoro, perché ricostruivo la storia dei perseguitati rifugiatisi attraverso la Valposchiavo intervista dopo intervista, completando sempre più le lacune iniziali, scoprendo nuovi particolari e nuovi punti di vista. Una lacuna rimasta, che credo però nessuno sappia colmare completamente è la questione degli abusi commessi da parte della nostra popolazione, e dei respingimenti al confine. Le informazioni ottenute dalle interviste riguardanti questi argomenti danno un quadro alquanto vago della situazione e divergono molto. Sono però felice di aver scelto questo tema e aver scoperto una parte, tutto sommato, positiva della guerra, dove si è vista molta solidarietà e comprensione. Perché anche il fatto di ripararsi all’estero, va considerato come una forma di Resistenza. Resistere, non arrendersi mai, non accettare compromessi, non macchiarsi di una colpa che grava non solo il singolo, ma un’intera nazione.
“Poiché è affettiva e magica, la memoria non si adatta che ai dettagli che la confortano” (), l’importante è dunque ricordare, e non lasciare che cada tutto nell’oblio. Ricordare per non commettere più gli stessi errori, perché fare memoria significa assumersi delle responsabilità per il futuro.
Gabriele Albertini*
- Pierre Nora, ”Entre Mèmoire et Histoire. La problèmatique des lieux», in Les lieux de mèmoire, a cura di Pierre Nora, vol. 1, Paris 1984, p. XIX: ”Parce qu’elle est affective et magique, la mèmoire ne s’accomode que des
dètails qui la confortent»
Redatto da Il Bernina – redazione@ilbernina.ch