Poesia che mi guardi
Venerdì 16 aprile 2010 – ore 21.00
Cineclub Overlook
Biblioteca Arcari
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Auditorium “Trombini”, Tirano
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Venerdì 16 aprile 2010 – ore 21.00
MARINA SPADA
presenta il suo film
POESIA CHE MI GUARDI
Introduzione del prof. Ennio Emanuele Galanga
Ingresso libero
POESIA CHE MI GUARDI
Italia, 2009. Durata: 50′
Produzione Miro Film con contributi del Comune di Milano, Provincia di Lecco e Max Brun
Cast
Maria: Elena Ghiaurov
Nicola: Carlo Bassetti
Manuela: Enrica Chiurazzi
Stefano: Marco Colombo Bolla
Credits
Regìa: Marina Spada
Produzione: Renata Tardini
Sceneggiatura: Marella Pessina, Simona Confalonieri, Marina Spada
Collaborazione ai testi: Ombretta De Biase
Consulenza filologica e storica: Graziella Bernabò, Onorina Dino
Montaggio: Carlotta Cristiani
Fotografia: Sabina Bologna
Musiche originali: Tommaso Leddi
Fonico presa diretta: Paolo Benvenuti
Montaggio del suono e mix: Giovanni Nuccio, Andrea Rizzardo
Scenografia: Fabrizio Longo
Costumi: Marella Berzini
Casting: Valentina Materiale
Colorist: Riccardo Annoni
Il film racconta la vicenda umana di Antonia Pozzi (Milano, 1912-1938), poetessa inquieta e anticonformista, morta suicida a soli 26 anni d’età, a lungo sottovalutata e trascurata, ma oggi riconosciuta come una delle voci più importanti della poesia italiana del Novecento. Poesia che mi guardi, acuta riflessione sul ruolo dell’artista – e del poeta in particolare – nel mondo di ieri e di oggi, ci parla della sua tormentata esistenza, del suo disagio di appartenere all’alta borghesia milanese, della quale non sopportava l’ipocrisia e il distacco sociale. Così come le era ostile quell’universo maschile e maschilista che non riconosceva il suo talento, l’onestà intellettuale, l’autenticità del lavoro.
Poesia che mi guardi mostra per la prima volta foto e filmati in 8 mm girati dalla Pozzi in persona (era infatti anche un’ottima fotografa) e a volte da suo padre. Sono immagini che ritraggono i familiari, gli amici, la natura, ma soprattutto le amate “mamme montagne” o quelle periferie milanesi che un tempo sconfinavano in aperta campagna.
Nata a Milano il 13 febbraio 1912, Antonia Pozzi è stata scoperta e rivalutata solo a partire dagli anni Ottanta. In vita non pubblicò neppure un rigo. Troppo in anticipo sui tempi, non fu capita negli ambienti della cultura milanese rappresentata dai brillanti studenti di Antonio Banfi, noto docente di Estetica della Regia Università di Milano. La loro rigorosa razionalità li rendeva infatti estranei alla poesia pozziana: la stimavano come intellettuale ma, definendo la sua passionalità “disordine emotivo”, le consigliavano di scrivere il meno possibile!
Dopo la laurea in lettere ottenuta con una tesi su Flaubert, la Pozzi insegnò presso l’Istituto “Schiapparelli” di Milano. Grazie alla prefazione di Eugenio Montale alla prima raccolta di versi Parole (1943), si iniziò a guardare con interesse alla sua poesia, anche se per molto tempo si diede importanza al suo lato meno originale, quello più descrittivo e legato all’amore per la natura. Solo in anni recenti alcuni critici, che per i loro studi si sono avvalsi di materiali inediti (la versione originaria delle poesie modificate dal padre, le lettere e i diari scampati ai suoi interventi censori), ne hanno sottolineato il vigore, l’efficacia e l’attualità.
La solitudine di Antonia come poetessa si accompagnava alla sofferenza esistenziale per essere costretta dalle rigide regole familiari a reprimere la sua ricchezza interiore. A peggiorarne lo stato depressivo contribuì la fine della storia d’amore con Antonio Maria Cervi, professore di lettere al liceo: relazione che i suoi genitori ostacolarono in ogni modo, incapaci di accettare per la figlia un semplice insegnante di 18 anni maggiore di lei.
Spiragli di serenità Antonia li trovava nella natura ispiratrice, specie quella solitaria e austera dei monti.
Negli ultimi anni di vita si dedicò a portare aiuti nella Milano degli emarginati. Il 2 dicembre 1938 abbandonò l’aula dove teneva lezione dicendo di sentirsi male. Pedalò verso le porte della città e in direzione di Chiaravalle. Qui prese dei barbiturici e si sdraiò su un campo di neve. Inutili i tentativi di salvarla: quando fu rinvenuta, era ormai tardi. Morì il giorno dopo nel suo letto. Antonia Pozzi è sepolta nel piccolo cimitero di Pasturo, ai piedi della Grigna, dove i familiari avevano una casa per le vacanze.
Cineclub Overlook Tirano
Redatto da Il Bernina – redazione@ilbernina.ch