Impronte digitali e impronte d’amore
Giovanni 17.20 – 26
17:20 Non prego soltanto per questi, ma anche per quelli che credono in me per mezzo della loro parola: 21 che siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch’essi siano in noi: affinchè il mondo creda che tu mi hai mandato. 22 Io ho dato loro la gloria che tu hai data a me, affinchè siano uno come noi siamo uno; 23 io in loro e tu in me; affinchè siano perfetti nell’unità , e affinchè il mondo conosca che tu mi hai mandato, e che li ami come hai amato me.
24 Padre, io voglio che dove sono io, siano con me anche quelli che tu mi hai dati, affinchè vedano la mia gloria che tu mi hai data; poichè mi hai amato prima della fondazione del mondo. 25 Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato; 26 e io ho fatto loro conoscere il tuo nome, e lo farò conoscere, affinchè l’amore del quale tu mi hai amato sia in loro, e io in loro».
l’uso delle impronte digitali è antico. Sin dalla antichità, le linee sulle dita erano usate per il riconoscimento personale. Nel regno babilonese di Hammurabi (1792 – 1750 a.C.) ai condannati erano prese le impronte digitali. Nell’antica Cina le impronte digitali servivano a firmare i contratti. Nel 1788, l’anatomista Johann Mayer dimostrò l’unicità delle impronte digitali negli individui. Dal 19° secolo, le impronte digitali si usarono per l’identificazione personale. Una conoscenza antica usata appieno solo da poco.
Redatto da Antonio Di Passa – antonio.dipassa@gr-ref.ch