Prestare il nostro Spazio vitale per l’eternità senza concordarne le condizioni – una sconsideratezza o una pazzia!
Riceviamo e pubblichiamo il testo di Dino Beti. L’autore si assume la responsabilità dei contenuti.
La Redazione
Come tanti altri e – speriamo! – moltissimi concittadini siamo giunti alla conclusione che dobbiamo rifiutare di rilasciare quelle concessioni alla Repower. Il suo smisurato intervento sarebbe una catastrofe per la nostra Valle, specialmente per lo spazio vitale della gente che ci vive e che vorrà viverci decentemente anche in futuro.
Dobbiamo dunque dire un secco NO alla proposta delle Autorità!
Se, per disgrazia, una maggioranza dei votanti dovesse accogliere la proposta delle Autorità, allora la realizzazione del progetto necessita imperativamente di un “contratto-tetto”. Questo stabilisce le condizioni contrattuali basiche della collaborazione fra i due partner, al fin di assicurarsi che la messa in opera dei numerosi elementi evolva nel miglior modo possibile durante tutta la durata delle concessioni (10 anni cantiere + 70 anni sfruttamento). Un progetto di quelle gigantesche dimensioni, che coinvolge un’intera comunità valligiana di migliaia di persone, non deve essere lanciato senza che siano predefinite le basi essenziali della collaborazione fra i due partner. In ogni caso, rilasciare quelle concessioni sulla base dei rudimentari contratti pattuiti sarebbe un’imperdonabile leggerezza.
Al di là degli aspetti finanziari e puramente tecnici, il “contratto-tetto” deve definire e stabilire:
Lo scadenzario fisso (mese, anno) delle riunioni quinquennali obbligatorie dei vertici dei due partner per la durata 80 anni, scopo: valutazioni intermedie della collaborazione, verifiche, revisioni (ev. di uno o l’altro dei contratti), adeguamenti del processo di esecuzione, ecc.
Modus operandi per situazioni prevedibili come:
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adattamento del canone per i diritti d’acqua di volta in volta che, per legge, vi sono modifiche in favore dell’ente pubblico
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mutazioni delle caratteristiche fondamentali di uno dei due partner, per esempio:
(a) “domani” il Comune potrebbe essere diventato parte integrante di una “Regione Bernina, con Valposchiavo, Engadina Alta e Valbregaglia”;
(b) “domani” la Repower potrebbe essere diventata (per vendita libera o forzata, per fusione, ecc) semplice elemento di un conglomerato più grande (come Gazprom o Petrobras) -
rescissione delle concessioni delle acque nel caso che la sede della Repower fosse trasferita (completamente, parzialmente o selettivamente – quadri, commercio/borsa corrente, ecc) altrove in seguito a delibera della società o tramite incorporazione in altre società
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indicizzazione delle prestazioni finanziarie della Repower al Comune
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diminuzione drastica (più di 10%) dei posti di lavoro attrattivi da offrire annualmente dalla Repower per quadri e collaboratori residenti nel Comune, quantità di circa 200 posti di lavoro annui garantita dalla società per la completa durata delle concessioni (condizione altrettanto importante che il mantenimento della sede fiscale della società a Poschiavo!)
Modus vivendi per casi menzionati nel messaggio a titolo d’ipotesi di lavoro, come:
- impegni, prestazioni del Comune (scuole di buona qualità, tasso fiscale attrattivo, ecc), dette “affinché Repower resti in Valposchiavo”
- misure d’accompagnamento dell’agricoltura per mitigare danni e perdite dovute all’intervento della Repower
- ritiro e perdita del marchio Unesco con ripercussioni sul turismo soft e di famiglia già danneggiato dall’intervento della Repower
- scoperta di filoni di oro in regione Cancian traversata da galleria Lago Bianco – Plan di Laghet
- problemi causati da amianto ed altri materiali dubbiosi estratti o eiettati dalla montagna
- la Natura ribelle e vendicatrice: scoscendimenti da siti sconvolti da trivellazione gallerie, ecc
Redatto da Dino Beti di Panìsc – dino.beti@bluewin.ch