Buona l’idea PGI di formare una regione Grigionitaliano, ma…
Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta di Remo Tosio. L’autore si assume la responsabilità dei contenuti. Le persone coinvolte godono del diritto di replica.
La Redazione
Tra il dire e il fare questa volta ci sono di mezzo le montagne. D’accordo che nell’attuale era mediatica le distanze sono virtualmente superate. Ma per amministrare l’eventuale Regione Grigioni Italiano ci vogliono anche i contatti reali, fisici. E qui casca l’asino. Per rialzarlo la soluzione ci sarebbe ma… costa!
Ho letto con interesse l’intervista che la Südostschweiz ha fatto a Sacha Zala. Il Presidente PGI ha fatto bene a insistere sul fatto logico che gli italofoni grigionesi dovrebbero avere una propria regione, sia per praticità linguistica che culturale; ma permettetemi di dire anche patriottica, già perché dopotutto noi grigionitaliani siamo una frangia della Patria. Se ben strutturata, nelle rispettive necessità individuali, una simile istituzione regionale avrebbe anche il vantaggio di unire maggiormente le valli italofone fra di loro. Ma per raggiungere questo traguardo ci vorrebbe un traforo: appunto, la soluzione che costa.
Del traforo dello Spluga, che collegherebbe Chiavenna a Lostallo, si è incominciato a parlarne nel 1989 in occasione di un incontro transfrontaliero a Chiavenna. Fino a poco tempo fa l’Italia manifestava grande interesse per questo progetto; recentemente sembra stia puntando sul Mortirolo, per cui lo Spluga andrebbe a finire nel limbo. Purtroppo il Governo dei Grigioni non ha mai dato importanza a questa realizzazione; in occasione di un simposio su questo tema il consigliere di Stato Luzi Bärtsch aveva dichiarato che quello dello Spluga è un traforo di scarsa utilità. Nell’ambito della rete stradale e ferroviaria dell’Europa, l’idea del progetto era quella di realizzare la connessione con Bellinzona e quindi un nodo di interscambio tre la linea del San Gottardo e quella del Sempione.
Un simile traforo permetterebbe il collegamento ravvicinato di tutte le valli grigionitaliane; la Bregaglia sarebbe a due passi e la Val Poschiavo non dovrebbe superare tre valichi per raggiungere la Mesolcina, e viceversa. Negli ultimi venti anni la Confederazione ha investito moltissimo in strade e ferrovie. Ora si parla addirittura di un ulteriore traforo stradale del San Gottardo, alfine di avere il tempo necessario per riparare quello esistente. A questo punto mi domando: ma è mai possibile che per noi non ci siano almeno le briciole? Il traforo dello Spluga ha certamente un determinato costo, ma rispetto agli investimenti effettuati in questi anni in Svizzera è una spesa irrisoria.
Redatto da Remo Tosio – remo.tosio@bluewin.ch