Petizione a favore di un reparto ostetricia/ginecologia stazionaria in Valposchiavo

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Riceviamo e pubblichiamo, su richiesta, la petizione in oggetto. E’ possibile scaricare il formulario cliccando sul seguente pulsante

“Riapriamo il Reparto di ostetricia/ginecologia stazionaria del Centro sanitario Valposchiavo (CSVP) per la sicurezza delle partorienti, per le giovani famiglie e per evitare lo spopolamento della Valle!”

Egregio Presidente, Signor Giovanni Jochum,

Stimati membri del Consiglio di Fondazione del Centro sanitario Valposchiavo (CSVP)

La decisione di chiudere con effetto immediato il Reparto ostetricia/ginecologia stazionaria del Centro sanitario Valposchiavo ha sorpreso la nostra popolazione, che si è trovata di fronte al fatto compiuto, senza alcuna possibilità di esprimersi a riguardo. Il Centro sanitario Valposchiavo costituisce e garantisce un servizio pubblico a favore della collettività, per questo motivo riteniamo non possa essere gestito e amministrato a porte chiuse, senza il coinvolgimento della popolazione stessa.

La decisione di chiudere il Reparto ostetricia/ginecologia presa dal Consiglio di Fondazione del Centro sanitario Valposchiavo è arbitraria e discriminante per tutte le donne e le giovani famiglie che vivono nel Comune di Poschiavo e nel Comune di Brusio. La situazione geografica della Valposchiavo è determinante: lontana dai grandi centri e raggiungibile dall’Engadina soltanto attraverso il passo del Bernina, spesso innevato, con bufere di neve sia durante la stagione invernale che primaverile.

Non ci sembra una situazione accettabile e ragionevole: obbligare una donna a vivere il proprio travaglio o parto sdraiata su un lettino di un’ambulanza nella speranza di poter raggiungere il prima possibile l’Ospedale di Samedan, mentre fuori c’è la bufera. Senza calcolare quante gestanti si ritroveranno sul passo del Bernina a bordo della propria auto in pieno travaglio, visto che l’ambulanza è prevista solo per le emergenze. Partorire significa dare la Vita, l’atmosfera che si crea attorno alla gestante e al bambino/a è di fondamentale importanza e per nulla trascurabile, anzi. Questa soluzione, non condivisa dalle Donne e dalla popolazione in generale, crea stress e ansia alla partoriente, al nascituro e a tutta la famiglia, ancor prima del lieto evento. La sicurezza delle partorienti e dei loro figli, mentre valicano il passo del Bernina, non è garantita:

  1. Le partorienti che transitano sul passo a bordo della propria automobile per poter partorire all’Ospedale di Samedan, lo fanno a proprio rischio e pericolo e senza alcuna assistenza medica!
  2. Le gestanti confrontate con delle serie complicazioni o che necessitano di un cesareo d’urgenza durante il viaggio a Samedan, non possono contare su un intervento rapido e immediato da parte di personale specializzato.
  3. In caso di chiusura del passo del Bernina e di mancata autorizzazione a volare della Rega a causa delle pessime condizioni meteorologiche, le partorienti (anche e soprattutto in urgenza) non sono in grado di raggiungere l’Ospedale di Samedan. In questo caso specifico, la sicurezza della gestante e del nascituro non è assolutamente garantita.
  4. Lo spazzaneve non risolve tutti i problemi di viabilità, poiché non esclude a priori la chiusura del passo del Bernina per motivi di sicurezza. Lasciamo solo immaginare, dal punto di vista psicologico e del dolore fisiologico, cosa significhi per una partoriente trovarsi in preda alle doglie a bordo di un’ambulanza scortata da uno spazzaneve, magari nel bel mezzo di una bufera sul passo del Bernina, nella speranza di arrivare in tempo all’Ospedale di Samedan, per poter dare alla luce il proprio bambino/a. Sicuramente una visione contrapposta alla concezione contemporanea della maternità e del significato stesso del parto che richiede un’atmosfera di totale intimità, calore e affetto, per poter accogliere serenamente e nel modo più rilassato e disteso possibile la nuova Vita.
  5. Inoltre, all’Ospedale di Samedan medici e personale infermieristico non parlano la lingua italiana o se lo fanno, in modo molto approssimativo. Le donne che hanno già sperimentato l’esperienza del parto a Samedan durante le scorse settimane, hanno avuto seri problemi nel comunicare con il personale sanitario (anche solo per ordinare i pasti). Crediamo che in un momento così particolare, difficile e delicato nella vita di una donna come quello del parto, poter comunicare in lingua italiana ed essere capite dal personale sanitario sia un diritto fondamentale e imprescindibile.

La decisione di chiudere il Reparto ostetricia stazionaria del Centro sanitario Valposchiavo è inaccettabile, vergognosa e scandalosa, poiché mette a rischio la salute delle donne, dei loro figli e crea parecchi disagi alle famiglie. A soli pochi giorni dalla chiusura del reparto a Poschiavo, una donna è stata costretta a partorire lungo il tragitto e senza assistenza medica, mentre tentava di raggiungere l’Ospedale di Samedan. Purtroppo le donne della Valposchiavo non sono mai state direttamente coinvolte nel processo decisionale in merito alla chiusura del Reparto maternità dell’Ospedale San Sisto: nessuno le ha mai interpellate, pur essendo le prime a far capo al servizio.

La decisione di chiudere il Reparto ostetricia/ginecologia stazionaria allontana dalla Valposchiavo le giovani famiglie, favorendo lo spopolamento della nostra regione. Per la Valposchiavo è dunque di vitale importanza e fondamentale poter contare su un Reparto ostetricia/ginecologia stazionaria sul territorio. Non accettiamo questa decisione presa dal Consiglio di Fondazione del CSVP in modo discutibile e antidemocratico nei confronti delle cittadine/i del Comune di Poschiavo e del Comune di Brusio. Rammentiamo, peraltro, che in parte le stesse argomentazioni da noi riportate in questa petizione, sono le stesse utilizzate a suo tempo dall’Ospedale San Sisto per mantenere i parti in Valle.

Per i motivi sopracitati, chiediamo esplicitamente che la decisione venga rivista e rivalutata dal Consiglio di Fondazione del Centro sanitario Valposchiavo con la massima trasparenza verso la popolazione e che il Reparto ostetricia/ginecologia stazionaria dell’Ospedale San Sisto venga riaperto al più presto possibile per la sicurezza delle partorienti, per le giovani famiglie e per evitare lo spopolamento della Valposchiavo!

Alla popolazione del Comune di Poschiavo e del Comune di Brusio, lanciamo un accorato appello nel voler sostenere compatti la petizione a favore di un Reparto maternità in Valposchiavo. Perché senza Vita, non c’è futuro!

Certi nella vostra comprensione, ringraziamo per la cortese attenzione e salutiamo cordialmente.


Per il Comitato Pro Reparto ostetricia stazionaria in Valposchiavo Le prime firmatarie: Alessandra Della Cà e Raffaela Solèr

4 COMMENTI

  1. Posso capire chi firma questa petizione. Il tema sta a cuore a tutta la valle, la questione sollecita corde emotive che non lasciano indifferente nessuno, ma anche le questioni di pancia possono esser ragionate con la testa.
    Come donna, se dovessi ancora partorire, chiederei prima di tutto garanzie di sicurezza e qualità di cura, per me è per il nascituro. Il resto sarebbe solo decoro, valore aggiunto sicuramente, ma non indispensabile. Veder chiudere la maternità fa’ male, così come ha fatto male nel decennio scorso veder chiudere sedi di scuola dell’infanzia o edifici scolastici.Ma oggi l’organizzazione scolastica funziona, abbiamo bambini contenti senza tanti campanilismi di paese. Nessun paese o contrada è morto perché gli è stata tolta la scuola e non è stato l’inizio della fine. Chiudere la maternità non è la morte del S Sisto.L’ospedale ha una vivacitá che ci invidiano: negli ultimi decenni si è arricchito di consulenze specialistiche in cardiologia, reumatologia, psichiatria, ginecologia, neurologia pediatrica, oncologia, che non solo hanno semplificato la vita a tanti pazienti, ma sono un veicolo di formazione e aggiornamento anche per i nostri medici in valle, migliorandone ulteriormente le competenze.
    La stampa dovrebbe avere il ruolo di contestualizzare un tema o un problema, aiutando i lettori a capire evento e circostanze e non invece fomentare i lettori a cavalcare l’onda dell’emotività

    Serena Bonetti

    • Ben detto Signora Bonetti, garanzia di sicurezza e qualita‘ di cura per le future mamme e nasciturni…..
      Purtroppo il Passo del Bernina queste sicurezze non le puo‘dare!!!
      Si potrebbe anche pensare che l‘osprdale di Samedan…. ha bisogno di cifre!!!

  2. Wero la possibilita‘di confronto e‘plusibile….
    Ma come mai nessuno pensa di far scendere un medico/ ginecologo a San Sisto….nel momento in cui ci sarebbe bisogno!!!
    Sicuramente piu‘ facile e sicuro!
    I PILOTI DELLA REGA possono volare quasi sempre….
    „Vedi i voli che fanno per aiutare persone bisognose!“

  3. Certo, il dispiacere della decisione presa è comprensibile ed è da capire !

    Ma purtroppo non possiamo soffermarci sulle possibili complicazioni e disagi causati alle famiglie al nascituro durante il viaggio a Samedan, senza pensare alle possibili complicazioni, durante il parto e postparto, della mamma come anche del neonato per le quali bisogna aver garantita la presenza di medici specialisti e di una struttura pronta ad ogni complicazione.

    Purtroppo la scelta non si basa sul volere o meno offrire la possibilitá di partorire in valle, ma si espande in diverse problematiche partendo dalla principale quale il reclutamento di personale specializzato sempre in servizio e disponibile ad offrire turni di 365 giorni 24 ore su 24, pronto a dedicare completamente la propia esperienza lavorativa basata su numeri “relativamente bassi”.

    Mettendo tutto sulla bilancia, forse sí, riusciamo e capire il compromesso che ci è stato dettato.

    La mia è solo una personale e forse ignorante opinione, non vuole offendere nessun altro punto di vista, confrontarsi è giusto!