La forra di Puntalta scenario idoneo ad ispirare “I maledetti”

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A chi spetta la paternità delle leggende?
Giovanni Vasella e Felice Menghini, tantomeno i Grimm, Andersen e altri, non sono i veri autori delle leggende che hanno contato.

Un paio d’anni fa, l’Associazione “Giardino dei Ghiacciai Cavaglia (GGC)” mi diede l’opportunità di trasporre in tedesco e in francese “Gli zingari di Puntalta”, poesia di Don Giovanni Vasella.

Lavoro esigente: un pezzo drammatico come quello non si traduce mica come una lettera commerciale. Lavoro comunque facilitato dal fatto che conosco intimamente il sito della tragedia per essermici trovato a più riprese. La leggenda l’avevo inoltre sentita già da bambino. Più tardi l’avevo letta in “Leggende e Fiabe di Val Poschiavo” raccolte e pubblicate da Don Felice Menghini già nel 1932. Dal titolo “I maledetti” e in prosa, era pur sempre la stessa leggenda che quella in versi del Vasella, situata sul medesimo palcoscenico naturale.

La forra di puntalta (foto: www.ghiacciai.info)

Quella scena con la sua densità di spaventosi ingredienti è uno scenario ideale per far nascere leggende come la tragedia familiare dei viandanti. Chiunque si soffermi a Puntalta per leggerla affissa sull’orlo della forra, si arrenderà all’evidenza che quell’orribile sito è tipicamente di quelli che ispirano storie come “Gli zingari di Puntalta”. Intuirà che un fatto del genere potrebbe esservi accaduto davvero.

Anche se così non fosse, la drammatica scena avrà nei tempi passati fatto scaturire la tragica storia nella mente della nonna che di lì transitò e, rientrando a casa, narrò ai nipotini “I maledetti” a mo’ di esortazione. Un’altra volta invece, essendo passata dal “sas da Macòn” presso Selva, scena differente ma altrettanto ispiratrice, la nonna portò ai nipotini “La rupe spaccata” per un nuovo ammonimento.

Simili siti in simili circostanze con simili ingredienti generano storie similari. Le leggende che ne nascono si assomigliano, se non nei dettagli di certo negli elementi essenziali. I nomi dei luoghi e dei personaggi cambiano. I fatti immaginati, ispirati dal sito rimangono, e da un sito all’altro si assomigliano fondamentalmente come un uovo all’altro. Perciò si può incontrare la stessa leggenda in Val Poschiavo come in altre regioni di montagna altrove in Svizzera, in Italia, in Ruanda o nel Perù…

I fratelli Grimm

La paternità delle leggende popolari spetta alla gente presso cui sono nate. Giovanni Vasella e Felice Menghini, tantomeno i Grimm, Andersen e altri, non sono i veri autori delle leggende che hanno contato. Il loro merito è di averle raccolte, messe in forma, per la più parte drammatizzate.

Come dice il Menghini nell’introduzione alla sua raccolta, “il raccoglitore è un mezzo intruso e fa l’ufficio di chi mette in pubblico cose belle ma non sue, cose anzi che debbono tanta della loro bellezza alla loro segretezza: questo piacere di gustare le leggende quando nascono e corrono fresche e rozze sulla bocca del contadino e del montanaro è di pochi.”



Dino Beti, Esule Verdazzurro