La forza dell’immagine – il cinema di Federico Fellini

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Corsi Pgi
Con l’esperto di cinematografia e drammaturgo Lukas Rüsch.

Il corso è dedicato a chi ha voglia di rivedere i grandi classici del cinema italiano. Fellini, ammirato tanto in Italia quanto all’estero, tanto dal pubblico nelle sale quanto dai critici professionisti, continua ad affascinare con la sua ingegnosità inesauribile.

Nel flusso associativo dei suoi racconti s’intreccia la realtà col sogno, il presente con la memoria. È il grande narratore del cinema italiano e i suoi eroi sono sempre tragicomici e perciò profondamente umani.

Le date delle proiezioni si trovano in fondo al testo.

Lo sceicco bianco (1952) – con Alberto Sordi e Leopoldo Trieste

Iniziamo il nostro ciclo dedicato a Fellini con una commedia leggera, il primo film del maestro. Ivan e Wanda, freschi sposi, si recano a Roma in viaggio di nozze per conoscere gli zii di lui e per far visita al Papa. Dopo l’arrivo all’albergo Wanda si reca clandestinamente a fare visita al suo eroe dei fotoromanzi perdendosi senza riuscire a ritrovare la via per l’albergo. Ivan cerca in tutti i modi di nascondere ai parenti la scomparsa della moglie. Dopo una notte, dopo ventiquattro ore Wanda raggiunge correndo la piazza San Pietro. Cade nelle braccia del marito, saluta gli zii e riesce a presentarsi in tempo dal Papa. Già alla sua prima regia, Fellini ci immerge in quel mondo visionario ed onirico che contrassegnerà gran parte della sua filmografia. Fondendo realtà e illusione egli ci mostra uno spaccato sociale dell’epoca, rendendolo grottesco e ridicolo, ma al contempo molto lucido ed ironico.




Otto e mezzo (1963) – con Marcello Mastroianni, Anouk Aimé e Claudia Cardinale

Il protagonista del film, il regista Guido Anselmi, è colpito da una crisi di creatività. Si è ritirato a curarsi alle terme, e qui è circondato dal suo staff di produzione che sta preparando il suo prossimo film. Si presentano attrici e attori. Il suo produttore responsabile lo sollecita a prendere le ultime decisioni. Anselmi viene visitato dalla moglie e dalla sua amante allo stesso tempo. Questo è il potenziale del film più audace di Fellini. Grazie alla versatilità e alla sensibilità di Marcello Mastroianni intuiamo che questo film non tratta di Anselmi, ma di Fellini stesso. “Otto e mezzo” è il bilancio intermedio della carriera straordinaria di Fellini. Siamo toccati da questa crisi artistica grazie alla sincerità di Fellini stesso. Fellini si presenta (attraverso Mastroianni) sensitivo e sfacciato, vulnerabile e ridicolo. «Otto e mezzo» è avant la lettre un affascinante contributo maschile ai cosiddetti studi di genere. Il film rappresenta il vertice del cinema di Fellini. Le parti di cui il film si compone, la realtà e il sogno, il presente e il passato scivolano l’una nell’altra con una fluidità straordinaria, con una scioltezza inimitabile.


Roma (1972)

In «Roma» il regista presenta la capitale nello specchio di due prospettive diverse. Da una parte vediamo Roma attraverso gli occhi di un ragazzo e di un giovane provinciale negli anni ’30. Questa prospettiva dà a Fellini la possibilità di far rivivere i suoi propri ricordi: il ricordo dello scolaro e il ricordo del suo arrivo all’età di 19 anni nella città. La Roma di allora era per Fellini una città che traboccava di vita, per strada nei ristoranti e dentro nelle sale coi spettacoli di varietà.

Dall’altra parte Fellini ci trasmette delle immagini stupende della Roma contemporanea. Ci conduce nel sottosuolo dove il progetto della metropolitana si attacca coi denti alla Roma antica. E ci espone a un temporale apocalittico sul Grande Raccordo Anulare. Ci apre le porte chiuse di un bordello e di un defilé di abiti ecclesiastici. «Roma» non è il miglior film di Fellini, ma è un film che tratta di un argomento che ha preoccupato Fellini sin da «I vitelloni». Fellini è riuscito a fare un film semidocumentaristico, ha realizzato due film intrecciati uno nell’altro. L’ultima parola di «Roma» appartiene a Anna Magnani!


Amarcord (1973) – con Magali Noël e Ciccio Ingrassia

È senza dubbio il film il più noto di Fellini: ci sembra di sentire la voce dello zio matto che urla dal suo albero disperatamente il desiderio di amore “Voglio una donnaaa!”. O ricordiamo ugualmente i tentativi intrepidi della gioventù di scoprire il continente sconosciuta dell’altro sesso. Ricordiamo un film che ci trasmette l’idea di un luogo, quello di Rimini, quale piccolo universo che sta per tutto il mondo. Dopo il film facciamo parte di questo universo perché conosciamo tutti: l’avvocato e la prostituta, il musicista cieco e la bella Gradisca, i maestri dei ragazzi, la famiglia del protagonista Titta, i genitori, lo zio e il nonno. Inizialmente Fellini, quando aveva vent’anni, era illustratore per una rivista umoristica. Questa sua capacità poté trasferirla senza problemi nel mestiere del cinema.

Come il caricaturista il Fellini regista sa caratterizzare i suoi personaggi con pochi tratti veloci. Quando la popolazione di Rimini si riunisce per la festa primaverile del falò della strega invernale, Fellini ci presenta tutta la popolazione, ognuno caratterizzato coi segni tipici distintivi del suo carattere. Il film passa il ciclo di un anno, da una primavera all’altra. Titta, il ragazzo protagonista, perde sua madre in inverno. La primavera significa per lui l’addio all’adolescenza e il primo passo verso l’età degli adulti – il soggetto di un altro film.


Ginger e Fred (1985) – con Marcello Mastroianni e Giulietta Masin

Ginger e Fred sono due attempati ballerini di tip-tap, romantici e un po’ squinternati. La coppia viene coinvolta da una tv privata in una sorta di «operazione nostalgia», ma è evidente che al centro dello spettacolo stanno il presentatore e la pubblicità. Quando i due vengono chiamati sul palco si verifica il blackout totale della luce che interrompe il loro numero. Fred confabulando con Ginger sull’insensatezza della loro presenza al programma, la convince ad andarsene dal palco insieme a lui prima della ripresa del programma. Mentre in uscita, Fred sta rivolgendo un gestaccio ai «telespettatori», la luce torna e i due riprendono tristemente il loro numero di ballo, terminandolo con grande affanno e ricevendo un applauso pietoso.

Il film è una feroce satira della cultura del consumismo e del mondo delle TV private. Fellini le detestava specialmente per la loro prassi di interrompere i film con gli spot pubblicitari. Lo strapotere della pubblicità cancella ogni poesia, mettendo al centro della scena la figura scialba di un presentatore televisivo, ferocemente ritratto da Fellini. In forma ora sognante ora inquietante il film esprime un cupo pessimismo di fondo, mitigato dalla dolcezza dei due protagonisti e dalla loro storia d’amore. Federico Fellini anticipa con «Ginger e Fred» quello che diventerà con e sotto Berlusconi la realtà onnipresente della televisione.



Le date delle proiezioni

Dal 10.11.11 per cinque giovedì consecutivi, dalle ore 20.00, presso la biblio.ludo.teca “La Sorgente” a Poschiavo.

  • 10.11.2011: «Lo sceicco bianco»
  • 17.11.2011: «Otto e mezzo»
  • 24.11.2011: «Roma»
  • 01.12.2011: «Amarcord»
  • 08.12.2011: «Ginger e Fred»

Iscrizioni

  • entro il 21 ottobre all’indirizzo valposchiavo@pgi.ch o al numero +41 839 03 41
  • quota d’iscrizione 50 CHF (soci 45 CHF)
  • sono possibili anche partecipazioni singole



Arianna Nussio
Operatrice culturale della Pgi Valposchiavo