L’opinione di Angelo Zanetti, Responsabile regionale Syndicom
Riceviamo e pubblichiamo il parere di Angelo Zanetti, che si assume la responsabilità dei contenuti. Le persone coinvolte godono del diritto di replica.
La campagna sulla nuova legge che definisce il prezzo fisso del libro sta entrando nella sua fase più calda. I promotori del referendum, Migros, si sono messi in marcia e con i tanti soldi elargiti a giovani rampanti in particolare di UDC, PLRT e PPD, stanno iniziando a lanciare i tipici slogan demagogici volti a fare passare il messaggio che un mercato regolamentato porta inevitabilmente ad un aumento dei prezzi, a creare un monopolio, e che la promozione della cultura non la si fa in questo modo. Secondo loro, si deve lasciare in mano tutto al mercato.
Tutto deve essere considerato merce, quindi, non solo i libri ma anche le persone e gli apprendisti che lavorano nelle piccole e medie librerie e che perderanno il posto di lavoro se la legge non dovesse essere accettata, sono merci, semplici numeri. Si deve deregolamentare. Togliere leggi e non crearne altre. I loro manifesti portano lo slogan – stop alla dittatura dei prezzi -. Possiamo quindi dedurre che per costoro quando si parla di legge, s’intende dittatura. Personalmente mi chiedo se hanno letto il testo. Sono 14 gli articoli. Ripartiti su 5 pagine. Una legge molto semplice. Senza entrare nei dettagli citiamo gli articoli più importanti.
Il primo dice che la legge è introdotta per promuovere la varietà e la qualità del bene culturale libro. Non si sta quindi parlando di noccioline. L’articolo 2 definisce il campo d’applicazione: la legge si applica ai libri scritti in una lingua nazionale svizzera: romancio, italiano, francese e tedesco. L’articolo 4 stabilisce chi definisce il prezzo: l’editore o l’importatore, e dice anche che: il sorvegliante dei prezzi (più conosciuto come Mister prezzi) osserva l’evoluzione dei prezzi dei libri. L’articolo 6 parla di sconti: i librai possono accordare fino al 5% di sconto sul prezzo finale di vendita. L’articolo 7 parla di sconti: in caso di vendita a biblioteche pubbliche o per i club del libro. E poi arriviamo all’articolo 8 dove si definisce che: se un libro è stato venduto per almeno 18 mesi (…) l’editore o l’importatore può dichiarare che il vincolo del prezzo fisso è terminato.
Tutto questo si può definire una dittatura? Si può affermare che tutto ciò porterà alla creazione di un cartello o a un monopolio? Certamente no. La legge è semplice; sottostà al controllo di mister prezzi e come detto, permetterà di salvaguardare posti di lavoro e di apprendistato e la sopravvivenza delle piccole/medie librerie, dove si respirano professionalità, disponibilità e cultura. Non per nulla la loro associazione la sostiene fermamente. Chi si oppone, lo fa esclusivamente per una questione ideologica. Vogliono il libero mercato, non vogliono regole dando così al più forte (ex Libris – Migros – per citarne uno) la facoltà di mangiare il più debole. I paesi confinanti con il nostro hanno una legge come questa.
Per contro, la Gran Bretagna ne è priva ed è dimostrato che, di fatto, i prezzi sono alla lunga cresciuti addirittura di più dei prezzi al consumo. Si è inoltre assistito alla chiusura di numerose piccole/medie librerie, ma hanno chiuso pure diversi rivenditori importanti poiché la guerra dei prezzi è talmente forte che solo i più forti (scaltri) riescono a sopravvivere. Questa è una buona legge. Certo, non risolverà tutti i problemi, ma è certamente un passo nella giusta direzione. Addirittura vi sono già paesi dove si sta discutendo di introdurre il prezzo fisso per i libri che vengono scaricati sui Tablet e Smartphone. Ma di questo se ne potrà riparlare. Ora è importante compiere il primo passo ed il prossimo 11 marzo votare un chiaro SI alla legge sul prezzo fisso del libro.