Le riflessioni di Ezio Maifrè
Chi non ha mai fatto un sogno d’un desiderio inappagato scagli la prima pietra. Secondo la teoria psicoanalitica classica, il sogno si potrebbe considerare una forma allucinatoria per un desiderio rimasto inappagato durante la vita diurna e mai realizzato.
Io un sogno inappagato e forse anche da film ”kolossal” l’ho fatto.
Sarà perché amo la verde e fresca montagna di Trivigno. Sarà perché sono affascinato, sin da bambino, dal Trenino Rosso del Bernina. O forse sarà perché in questi giorni, quando ho bisogno d’una boccata d’aria buona, faccio un salto a Poschiavo e, quando vedo il genio dei tecnici svizzeri che hanno costruito il viadotto circolare di Brusio, il mio pensiero vola su ciò che sarebbe possibile fare.
Sarà quel che sarà, ma io ho sognato, questa notte, che il Trenino Rosso del Bernina, dopo essersi fermato nella graziosa stazione di Tirano aveva proseguito la sua corsa, pieno zeppo di turisti sino a giungere alla “Conca di Cielo“ di Trivigno. Lassù tutti hanno potuto godere della bellezza della conca che sembra essere posta nel palmo delle mani del Signore.
Il mio sogno era pieno di immagini e apparenze reali. Ho visto e sentito giungere il trenino rosso del Bernina a Tirano, con tre lunghi fischi, poi imboccare Via S. Giuseppe, svoltare a sinistra e su un ponte in ferro attraversare il fiume Adda. Con ampi e dolci tornanti giungere lento e possente sino alla Seconda Croce di Ronco e fermarsi ad una immaginaria Prima stazione.
Da Ronco lo sguardo spazia la bella vallata di Poschiavo sino a Miralago. Più in basso si estende la fertile vallata del tiranese dominata dal monte Masuccio.

Poi l’ho visto proseguire sino all’alpe Canali, ampia e solatia zona prativa dove il cuculo e l’astore sono sempre di casa e fermarsi alla immaginaria Seconda stazione dell’Alpe Piscina, luogo storico d’una caserma ormai in rovina e bivio d’una comoda strada per la bella e fertile terra di S. Rocco con microclima da favola dove anche in inverno la neve resiste a malapena.

Poi l’ho visto proseguire tra boschi di pino e larici sino al forte Sertoli di Canali ,e fermarsi alla immaginaria Terza stazione posta sul pianoro dove la vista spazia sino al lago di Poschiavo cullato tra le cime sempre innevate del Bernina.

L’ho visto proseguire ancora lento e possente tra dolci tornanti immersi tra pini secolari sino alla immaginaria Quarta stazione di Trivigno a quota 1700 m. s.l.m.
Il grande cartello posto nella stazione diceva : Trivigno. “conca di cielo“ dove l’animo si apre ai pensieri più nobili e i polmoni diventano mantice d’un corpo nuovo.
Era inverno, e il Trenino Rosso aveva conquistato la splendida montagna di Trivigno che insiste sul tiranese, Aveva dato vita, anche in inverno, a quella ampia zona di natura impossibile al transito normale su gomma.
Così come per i tratti innevati e ghiacciati della val Poschiavo e del Bernina il possente locomotore si era fatto strada tra neve e ghiaccio e aveva aperto la via alle dimore dell’alpe di Ronco, di Piscina, di Forte Sertoli di Canali e di tante baite sparse e silenti nella neve sino a giungere in Trivigno con una comoda e sicura via offrendo ai visitatori un panorama da sogno. Aveva dato vita a quell’intera parte della montagna assonnata e ghiacciata, intransitabile spesso da metà novembre sino a metà aprile.
Non solo, ma aveva anche unito con un gemellaggio ideale, due vallate con caratteristiche uniche e irripetibili: quella della bella e dorata Sankt Moritz a 1830 m s. l. m in Alta Engadina con la dolce e assolata Trivigno in Valtellina a 1700 m s.l.m.

Il mio è stato un sogno da film kolossal? Si, è vero, lo è stato. Quando ho aperto gli occhi e volto lo sguardo alla montagna di Trivigno, il mio sogno è subito svanito e nella mia mente è comparsa la realtà. Per un sogno di questo tipo occorre investire somme ingenti di denaro, notevoli sforzi organizzativi per attendersi grandi ritorni economici e di immagine. La realtà ha ridimensionato il mio sogno pensando ad un più “umile“ progetto, a un più semplice mezzo di trasporto. O magari, in questi tempi di austerità, sarebbe forse più semplice e meno costoso tenere in buono stato le strade di quelle Alpi , sgomberare la neve in inverno per poterle raggiungere anche dal versante tiranese. Ma il messaggio che mi ha lasciato questo sogno e che mi ha fatto felice è quello d’amare, di tenere con cura e con passione ciò che i nostri vecchi ci hanno lasciato con fatica e sudore. Credetemi, il resto verrà da sé come nel sogno , quando ognuno di noi amerà questa montagna e la frequenterà assiduamente. Solo così si potranno realizzare e valorizzare le nostre ricchezze montane, come hanno fatto i nostri vicini svizzeri con il Trenino Rosso del Bernina.