TIVAS – un primo approccio alle polveri fini

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Progressi di TIVAS: siamo a quota 300 – 1. PARTE
Cari amici di TIVAS, cogliamo l’occasione con questo articolo per ringraziarvi una volta di più per l’apporto di firme che ci state assicurando. Le adesioni sono infatti aumentate sino a quota 300.

Per quanto le risorse del nostro Comitato siano ridotte, noi non vorremmo però limitarci a questo risultato parziale, ancorché eccellente. Diciamolo subito: miriamo al raggiungimento delle 400 sottoscrizioni. Questo numero rappresenta il 10% circa degli adulti residenti in Valle. La storia mostra che con il 10% dei consensi nella popolazione si possono fare delle rivoluzioni.

Non fraintendeteci: non abbiamo un’attitudine sovversiva nell’ambito della viabilistica, né crediamo che il tema affrontato sia di semplice risoluzione. Pensiamo tuttavia che con quell’aliquota tonda di sostegni le autorità saranno indotte a prendere seriamente atto dei problemi involutivi che i valposchiavini accusano: il declassamento progressivo del loro territorio alpino a mero corridoio di transito, contro ogni auspicio di carattere ambientale, sanitario e turistico e con costi sociali ed economici non certo irrilevanti.

Siccome siamo consapevoli della complessità della questione e siccome riteniamo che la popolazione debba esserne informata al di là di ogni luogo comune, abbiamo deciso di procedere a piccoli passi, pubblicando a più riprese dati e considerazioni di varia natura. Confidiamo che, così facendo, otterremo nei mesi un corpo d’informazioni oggettive che aiutino a ben porre il problema nella sua interezza.

Non mancherà da parte nostra la proposta di azioni correttive, come quelle che già ora abbiamo in cantiere o come quelle che altri proporranno insieme a noi. Ricordiamo infine che una parte delle considerazioni che possiamo fare per la nostra Valle possono valere anche per gli amici residenti oltreconfine della Valtellina.


Le apparecchiature di rilevazione della qualità dell’aria

Ufficio per la natura e l’ambiente GR

L’ultima volta abbiamo presentato una serie di dati relativi al movimento di veicoli attraverso San Carlo nell’anno 2011. Abbiamo appurato che da maggio a ottobre sono transitati 700’000 veicoli alle porte del Bernina dei quali 180’000 circa riguardano il solo mese di agosto. Il numero di veicoli transitanti nella sola bella stagione è 140 volte più elevato di quello dei residenti che con questi veicoli condividono lo stretto territorio (non esistono notoriamente gallerie o circonvallazioni).

Quanto può inquinare la nostra regione un carico viabilistico di tale portata e così concentrato nel tempo? Questa è evidentemente una delle domande fondamentali che i nostri sostenitori si pongono, anche se non certo l’unica. E questo è anche il tema qui appresso affrontato.

Ebbene, una prima risposta la si può trovare consultando le registrazioni delle stazioni di rilevamento ambientale del Cantone. Chi vuole approfondire può trovare dei ragguagli utili, consultando il sito dell’Ufficio per la natura e l’ambiente dei Grigioni (UNA):

Se l’inquinamento atmosferico del nostro territorio fosse risultato nel complesso equiparabile a quello delle aree cittadine o produttive sarebbe stata una catastrofe. Rammentiamo sempre che stiamo parlando di una vallata alpina stretta e che si contraddistingue per la coesistenza di più biotopi, con tutte le fragilità e le criticità ambientali che ciò comporta. Ovviamente, non va dimenticato che questa condizione naturalistica concorre a garantire al trenino rosso il prestigioso marchio dell’UNESCO.

Chiariamo a scanso di equivoci che non vogliamo fare del terrorismo psicologico. Premettiamo subito allora che quel tipo di catastrofe non si sta profilando nella nostra regione, malgrado la pressione cui è soggetta. Inoltre, non sussiste attualmente alcun allarme rosso con riferimento al complesso degli agenti inquinanti (polveri sottili, ozono, biossido d’azoto); e ci mancherebbe. Ciò non toglie che segnali preoccupanti siano oggettivamente riscontrabili nei valori registrati dalle apparecchiature, come ora vedremo.


Il carico inquinante orario del particolato – Giornate gravose

Come molti sapranno, una centralina dell’UNA si trova attualmente a Le Prese, una località peraltro più ventilata di altre della Valposchiavo, soprattutto nella bella stagione, in virtù della corrente termica locale che non di rado soffia sul lago da sud. Malgrado questa condizione favorevole, i dati sul particolato in sospensione (PM10, particelle al di sotto dei 10 millesimi di mm di diametro) si dimostrano talvolta alquanto pronunciati. È su questo tipo di inquinanti pericolosi che vogliamo qui soffermarci.

Prendiamo a titolo d’esempio le registrazioni dal 13 marzo al 19 marzo 2012 della media oraria del PM10 (il 18 era una domenica). Come si nota dalla figura sottostante, le polveri fini superano nettamente per molte ore del giorno e per non pochi giorni dell’anno i 50 µg/m3 (millesimi di mg al metro cubo). Tale limite di concentrazione corrisponde al tetto previsto dalla normativa per la media giornaliera (dunque non per quella oraria). Torneremo sul punto tra breve.

 

Il periodo indicato si pone dunque come alquanto gravoso nel contesto annuo, ma non è certo l’unico a evidenziare innalzamenti decisi del PM10. Impressionante è ad esempio il dato del solo 17 agosto 2012 con un picco orario che va addirittura fuori scala e che, stando a quanto dicono gli esperti per queste evenienze, consiglierebbe a chi abita a ridosso della strada cantonale (specie nelle zone anguste e di ristagno) di tenere le finestre chiuse. Non sappiamo se si tratti di agenti inquinanti diversi dal traffico, ma altri picchi sono riscontrabili nelle serie storiche.

Osserviamo che il PM10 può evidenziare andamenti irregolari, per via delle condizioni atmosferiche. Ciò significa che anche con un traffico minore possono talora aversi concentrazioni elevate. Capita tipicamente in periodo invernale in presenza di inversione termica. Naturalmente, i riscaldamenti a gasolio e soprattutto a legna possono contribuire a peggiorare la condizione.


Un paio di confronti spicci – Coira e Monza

Sempre per farsi un’idea, riportiamo nella prossima figura il carico inquinante di particolato per lo stesso intervallo di date prima considerato, ma rilevato presso la zona industriale di Coira nelle adiacenze dell’A13.

Siamo qui in una regione a quota altimetrica più costante e territorialmente più vasta la quale si dimostra quindi meno fragile in senso ambientale e dotata di superiori capacità naturali di assorbimento e tamponamento. Crediamo nondimeno che, trattandosi di una registrazione effettuata in una zona produttiva e ad elevato traffico, il confronto dei grafici parli da sé: in molti intervalli di tempo l’area industriale di Coira appare molto meno inquinata della Valposchiavo.

 

Anche un paragone con un insediamento completamente diverso dalla Valposchiavo o dalla regione di Coira può essere utile. A tal fine prendiamo le rilevazioni effettuate nel 2010 dall’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPA) della Lombardia presso la Scuola Alfieri di Monza in via San Fruttuoso. Si tratta di un quartiere sottoposto a notevoli criticità viabilistiche. Il grafico sottostante mostra per maggio e giugno valori di concentrazioni uguali o anche inferiori a molti periodi registrati dalla centralina di Le Prese.

Per i dettagli si può consultare questo pdf dell’ARPA (sono contenuti anche alcune informazioni sull’intera Lombardia):

 

Ci rendiamo conto che quanto qui prospettato non può intendersi come un’argomentazione esaustiva. Non avendo lo spazio per dilungarci maggiormente sulla distribuzione dei valori orari, né dati più completi, ci riserviamo di tornare sull’argomento in altra sede. La base informativa UNA in questione non può però essere messa in discussione, come il fatto che riscontri del tipo di quelli appena individuati siano numerosi e diano da pensare.


La prossima settimana verrà pubblicata la seconda parte dell’argomentazione di TIVAS.


 

 

TIVAS
Luigi Badilatti
Lara Boninchi Lopes
Livio Luigi Crameri
Roberto Weitnauer