“Una scelta in continuità con la storia della valle”

0
7

Intervista al curatore dell’esposizione Roland Steffan
Domenica 15 settembre, alle 16:30 in Casa Torre a Poschiavo, ci sarà la consegna al pubblico dei nuovi locali che ospitano le collezioni etnografiche del Comune di Poschiavo e in particolare la mostra di arte indiana e quella di arte etrusca.

Signor Steffan, per oltre un anno ha seguito con i suoi colleghi i lavori, ha studiato gli oggetti, redatto le schede e curato l’allestimento dei nuovi spazi espositivi al Museo. È soddisfatto del risultato?

Noi tre siamo veramente soddisfatti del risultato finale. Le due collezioni si presentano in modo elegante e inoltre abbiamo cercato di accompagnare il pubblico alla scoperta di questi tesori con dei testi e delle schede che permettano di capire l’importanza e il significato delle collezioni. Il nostro giudizio è però relativo: noi speriamo soprattutto che la popolazione della Valle di Poschiavo sia soddisfatta di questa nuova offerta culturale.


Qual è dunque l’importanza delle due collezioni ospitate ora al Museo?

Conosco bene soprattutto la collezione etrusca della signora Rennhart, l’ho esposta due volte anche al Museo delle culture di San Gallo. Si tratta di una pregevole raccolta di oggetti in ceramica. L’arte della terra cotta, in particolare del bucchero, è una fra le espressioni più alte della cultura etrusca e la selezione che arriva a Poschiavo rappresenta uno spaccato importante di questa arte nei secoli di splendore di questa civiltà, prima dell’avvento dei Romani. Anche la collezione di arte indiana Christen-Dorizzi è importante. Quando l’ho visitata per la prima volta, molti anni fa, ero subito rimasto sorpreso per la qualità degli oggetti. Raccoglie infatti reperti che da un canto sono particolarmente rappresentativi per la loro qualità artistica, e dall’altro coprono i vari ambiti della spiritualità del subcontinente indiano: dalla cultura indù, maggioritaria nel paese, al gianismo e ci sono perfino degli oggetti islamici, da secoli una presenza importante nella cultura di ampie parti del nord dell’India. A collegare le due collezioni c’è la loro genesi: i due collezionisti hanno raccolto le opere negli stessi anni, con grande sapienza e attenzione hanno selezionato gli oggetti per poi volerli vedere esposti a Poschiavo.

Foto di Pierluigi Crameri

 

La critica che spesso si è sentita è che queste collezioni non fanno parte della realtà locale e che non si conciliano con l’offerta del Museo di valle. Lei cosa ne pensa?

È vero che per il Museo poschiavino si tratta di un cambiamento importante, di una svolta culturale, ma penso che sia in continuità con la storia della valle e quindi coerente. Visitando il cimitero riformato ho scoperto che da secoli i valposchiavini emigrano e non hanno paura di confrontarsi con altre realtà. I pasticcieri di un tempo facevano fortuna in mezza Europa, dalla Spagna alla Russia e dall’Italia alla Danimarca. Al loro ritorno hanno contribuito a dare al Borgo il suo aspetto odierno che è prettamente urbano: qui si vede che l’esperienza maturata altrove ha una tradizione. Certo, noi seguiamo il volere dei donatori delle due collezioni, ma ci sono appunto anche altre ragioni che giustificano l’allestimento nel Museo poschiavino. C’è innanzitutto una ragione pratica; grazie a questa unione si può migliorare la visibilità di questi tesori rispetto ad una sede separata. Ma c’è anche una ragione storica: la cultura dell’antica Rezia – che integrava anche la Valtellina e la parte sud dei Grigioni odierni – deve molto agli Etruschi. Perfino il primo alfabeto che si usava in queste regioni era quello etrusco. Questa cultura del centro della Penisola italiana fa parte quindi del passato locale. Andando oltre, anche la cultura indiana ha il suo fascino e dei collegamenti con le nostre origini. Credo che la combinazione delle due collezioni dia risalto e pregio alla nuova offerta museale. Sono convinto, inoltre, che portarle a Poschiavo sia stata una scelta coraggiosa da parte dei donatori e proprio per questo abbiamo fatto del nostro meglio per creare un’esposizione che renda onore alla loro generosità.


Lei è un professionista, i responsabili del museo sono invece volontari, com’è stato il lavoro di allestimento?

È stata una bella collaborazione. Con la commissione responsabile e soprattutto con il presidente Gustavo Lardi abbiamo discusso intensamente il lavoro e siamo riusciti a trovare in ogni punto un consenso a favore della qualità. Anche i contatti con il Comune sono stati cordiali e voglio anche menzionare gli artigiani che ci hanno seguito con flessibilità e creatività. Abbiamo ragione di essere orgogliosi di quanto realizzato e dell’impegno e della grande professionalità che fa vivere il Museo. Tutti abbiamo approfittato di questa esperienza.

Foto di Pierluigi Crameri

 

Cosa augura ora all’esposizione?

Le collezioni meritano attenzione e tanti visitatori. Anche la collezione indiana, già nota alla popolazione locale, risplende di nuova luce e merita una visita. Spero, inoltre, che le scuole sfruttino l’occasione per conoscere queste due affascinanti culture. Spero si possa raggiungere anche gli esperti, come le facoltà di etnologia universitarie o i musei delle culture. Le collezioni offrono, infatti, più di uno spunto di riflessione e ci sarebbero molti aspetti che i professionisti potrebbero approfondire.


L’etnologo di Dresda Roland Steffan è stato direttore del Museo delle culture di San Gallo ed è esecutore testamentario della collezionista Iris Rennhard che ha donato al Comune di Poschiavo la sua preziosa collezione di oggetti etruschi. Insieme ai suoi ex colleghi di lavoro di San Gallo, Hans-Jörg Schwabl e Johannes Schlatter, ha curato l’allestimento dei nuovi spazi espositivi al Museo poschiavino.


Leggi anche:

 

Intervista raccolta da
Daniele Papacella