Vogliamo davvero isolarci dal resto del mondo?

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L’opinione di Martin Candinas
Il consigliere nazionale si esprime sulla votazione contro l’immigrazione di massa.

 

La Svizzera è un paese attrattivo. I suoi paesaggi incantevoli, un’elevata qualità di vita, una fiscalità attrattiva e la stabilità politica sono solo alcuni dei fattori che attirano molti imprenditori stranieri. Non sono però solo tante aziende a scegliere il nostro Paese per stabilire le loro attività, ma anche numerose persone vogliono vivere in Svizzera. Trasferirsi non è però così semplice come vogliono far credere i promotori dell’iniziativa chiamata “contro l’immigrazione di massa” che rischia di provocare l’isolamento della Svizzera. L’immigrazione nel nostro Paese è sottoposta a regole severe e risulta praticamente impossibile venire in Svizzera per le persone che non sono necessarie alla nostra economia.

In effetti, sono numerosi i cittadini dell’Unione Europea che si trasferiscono in Svizzera per lavorare. È la nostra economia a chiamarli a seconda delle sue necessità. Altrimenti difficilmente nel 2013 avremmo registrato un tasso di disoccupazione medio molto più basso – pari al 3,2% – rispetto a quello di altri paesi. Grazie alla libera circolazione delle persone per le nostre aziende è semplice reclutare e impiegare cittadini dell’UE. È un dato di fatto – e poco importa se per taluni risulta difficile ammetterlo – che la Svizzera conosce un vero e proprio deficit di forza lavoro e di personale specializzato in determinati settori. Basti pensare al settore edile, a quello della gastronomia e al settore alberghiero, senza dimenticare tutto l’ambito legato alle professioni sanitarie. Quale ospedale elvetico riesce oggi a garantire i suoi servizi senza ricorrere a personale straniero?

In breve, l’approvazione dell’iniziativa metterebbe in grande difficoltà finanziaria le aziende per quanto concerne il reclutamento del personale. Spetta a noi non privare la nostra economia di buone condizioni quadro. Quando si presentano maggiori costi gli stessi devono essere compensati. Cosa significhi questo in un paese come la Svizzera dove i salari sono elevati lo sappiamo tutti. La discesa in campo compatta delle associazioni di tutti i settori economici contro l’iniziativa dovrebbe essere di per sé un chiaro segnale di quanto la proposta in votazione sia pericolosa.

I promotori dell’iniziativa fomentano la speranza di aprire nuovi negoziati con l’Unione Europea e additano l’immigrazione come la fonte di tutti i mali. Questo comportamento è ingenuo e irresponsabile. I lavoratori stranieri contribuisco in modo fondamentale a garantire il benessere della Svizzera. Per esempio, versano alle assicurazioni sociali più di quanto percepiscano, contribuendo così al finanziamento delle nostre pensioni. Ne è consapevole la stessa Unione Europea e in primis i paesi a noi vicini. Non saranno di certo loro a tendere la mano in seguito alla rinuncia da parte della Svizzera alla libera circolazione delle persone nella sua forma attuale e a una reintroduzione dei contingenti. Anzi, potrebbero provare una certa indisposizione nei nostri confronti. Già oggi i nostri vicini perdono molti dei loro migliori professionisti a causa dell’alto livello salariale e della buona qualità di vita elvetici. Inoltre, l’UE non concederebbe sicuramente alla Svizzera delle condizioni particolari che neppure gli Stati più benestanti dell’Unione possono sognarsi. Dobbiamo quindi accettare che anche in questo caso, come in qualsiasi contratto, non esistono solo vantaggi.

Gli iniziativisti stanno giocando con il fuoco. L’iniziativa potrebbe segnare la fine della libera circolazione delle persone e di conseguenza la decadenza di tutti gli accordi conclusi nel quadro dei Bilaterali I, se non anche il fallimento dei Bilaterali II. Oggi conosciamo le sfide legate alla libera circolazione, sappiamo cosa abbiamo ottenuto e quali sono gli aspetti da migliorare. Certo, non tutto è ideale. Invece di presentare delle soluzioni per risolvere quello che non va, l’iniziativa porta solo tanta insicurezza e un aumento della burocrazia. Se il modello di successo elvetico vuole continuare sulla sua strada anche in campo economico esiste un’unica risposta contro questo attacco: un chiaro NO a un’ulteriore iniziativa populista che vuole isolare il nostro Paese dal resto del mondo.

 

Martin Candinas
Consigliere Nazionale