L’approfondimento de IL BERNINA
Della Vedova respinge le accuse di essere un volta-bandiera, Luminati riflette su nuove candidature e Heiz invita a iniziare a parlare di fusioni comunali.
Mercoledì 23 aprile il Gran Consiglio retico ha detto sì alla riforma territoriale con 88 voti a favore e solamente 13 contrari. Dal 2015 nel Cantone vi saranno quindi solamente undici regioni che sostituiranno gli attuali undici distretti, le 14 corporazioni regionali e i 39 circoli. Malgrado la forte maggioranza emersa in parlamento le voci critiche non sono mancate, in particolare nel Grigionitaliano e nella Surselva. In tal senso le forze politiche interessate minaccerebbero ora il referendum. Anche in Valposchiavo il tema non è passato inosservato, in particolar modo ha contribuito ad innalzare i toni della campagna elettorale per le votazioni del prossimo 18 di maggio.
Per i nostri lettori e le nostre lettrici abbiamo ideato un’intervista a tre tra i contendenti del Circolo di Poschiavo per un seggio in Gran Consiglio; gli uscenti Karl Heiz e Alessandro Della Vedova e lo sfidante Cassiano Luminati.
IL BERNINA: come è la tua reazione in merito alla decisione del Gran Consiglio?
Karl Heiz
Sono molto soddisfatto della decisione del Gran Consiglio (presa a grande maggioranza con 88 favorevoli e solamente 13 voti contrari). Ho votato anch’io per un’organizzazione snella delle regioni, senza la struttura pesante che abbiamo oggi (presidente, comitato direttivo, parlamento, commissione di gestione, tutti eletti dal popolo!). In particolare nella nostra regione Bernina, da lontano la più piccola del cantone, dobbiamo semplificare le strutture dove possiamo: una “conferenza dei sindaci” di quattro persone (i due sindaci più un membro di ogni consiglio comunale) come organo direttivo basta perfettamente.
La conferenza dei sindaci nominerà una direzione operativa, la quale potrà appoggiarsi su commissioni e gruppi di lavoro specializzati secondo le necessità, come oggi. È importante ricordare quale ruolo la legge prevede per le regioni: si limita ai compiti delegati dal cantone (che sono pochissimi) e dai comuni (per una regione di solo due comuni, anche pochissimi).
Alessandro Della Vedova
Sono soddisfatto per una decisione che è stata approvata dalla stragrande maggioranza dei deputati del Parlamento cantonale e che, con buona pace dei tentativi di darmi del “volta bandiera”, sostengo sin dal 2011, ossia da quando la tematica è stata discussa in Gran Consiglio la prima volta. Non è un caso che nel 2010 abbia deciso di lasciare la presidenza della Regione Valposchiavo per tentare la candidatura alla guida del Comune di Poschiavo.
L’ho fatto perché, nonostante l’entusiasmo e la voglia di fare, mi sono ben presto reso conto di tutti i limiti di un’istituzione regionale come quella attuale per una vallata di soli due Comuni come la nostra, e della mancanza di veri strumenti di governo a sua disposizione. Nel 2007 fu votato l’attuale assetto della Regione Valposchiavo e già c’era chi ne preconizzava la dubbia efficacia; io ho dovuto rendermene conto sul campo.
Per concludere: visto che una fusione fra Brusio e Poschiavo non sembra essere un tema d’attualità, anche se io non avrei francamente alcuna difficoltà quantomeno a discuterne, è molto più razionale una conferenza dei sindaci come quella prevista dalla riforma territoriale rispetto allo status quo.
Cassiano Luminati
Mi ha sorpreso soprattutto la larga maggioranza ottenuta dalla proposta del Governo. Nell’entrata in materia, durata oltre tre ore, e anche nella discussione preliminare le voci critiche o negative dentro e fuori il Gran Consiglio hanno costituito la maggioranza degli interventi; alla resa dei conti si sono però tutti sgonfiati e come agnellini hanno seguito il diktat imposto dall’alto dal Governo. Ora bisognerà vedere se verrà lanciato il referendum…
Ma al di là dell’esito in Gran Consiglio, ciò che più mi ha amareggiato e deluso è come la faccenda sia stata condotta in Valposchiavo, con il sorprendente cambio di rotta dei due rappresentanti di Poschiavo nel Gran Consiglio. Tutti i rappresentanti delle istituzioni coinvolte (Distretto, Circoli, Regione Valposchiavo, Comune di Brusio e lo stesso Comune di Poschiavo) nel giugno 2013 avevano concordato di prendere posizione a favore della seconda variante proposta dal Cantone, che avrebbe lasciato ai Comuni maggiori possibilità di organizzarsi in maniera coerente alle esigenze locali. Si può dunque capire lo stupore, mio e di molti altri, quando Podestà e Luogotenente hanno sconfessato la propria iniziale posizione e difeso l’operato del Governo, nel caso del Podestà ed ex Presidente della Regione, anche contro la posizione maggioritaria del suo partito.
La mia opinione comunque su questa legge di attuazione della riforma territoriale non cambia: è fatta male, ci butta indietro di 10 anni ed impone una organizzazione non funzionale. Quel che mi preoccupa di più è che questa nuova riforma, a soli 8 anni di distanza dalla precedente, rischia di rallentare o addirittura di fermare tutte le attività in corso: 1) la revisione totale del Piano Direttore Regionale, 2) la gestione dello smaltimento dei rifiuti, 3) la nuova legge per il finanziamento dello smaltimento dei rifiuti, 4) gli incontri e le attività legate alle questioni del Traffico Pubblico, 5) gli incontri e le attività legate alle questioni del Traffico Privato (sicurezza invernale del Bernina, circonvallazioni, Livigno), 6) la Legge per il finanziamento del marketing turistico, 7) il Progetto Qualità Paesaggio, 8) il Progetto Interconnessione, 9) il Progetto 100% Valposchiavo, 10) il Progetto Ripristino Muri a Secco, 11) il Progetto Brusio a Testa Alta verso il Futuro, 12) il coordinamento del management regionale con Engadina e Bregaglia, 13) i progetti per lo sfruttamento turistico e commerciale di Expo2015, 14) il coordinamento di diversi progetti Interreg in corso ed altri ancora.
Al momento la situazione è la seguente: gli attuali organi eletti della Regione Valposchiavo terminano il loro mandato il 31 dicembre di quest’anno e il Governo ha previsto la messa in esecuzione della nuova legge per il 1.1.2015. Quindi, affinché la Regione Bernina possa essere operativa entro quella data, i Comuni dovranno averla costituita sulla base degli statuti modello del Governo, averle assegnato dei compiti, aver nominato un’organizzazione operativa e aver programmato il passaggio delle consegne. Siamo a maggio e dobbiamo aspettare tre mesi per capire se riuscirà un eventuale referendum, la questione si commenta da sé. Ora, in questo contesto di incertezza, la mia priorità diventa il trovare soluzioni per poter garantire la continuità di tutto ciò che è stato iniziato e non perdere lo slancio di questi ultimi anni.
IL BERNINA a Alessandro Della Vedova: come bisogna leggere la tua posizione che contrasta con la posizione del PDC a livello cantonale?
Come l’azione di un politico che è convinto delle proprie idee e che le ha perseguite con coerenza. Il mio Partito, come tutti sanno, a livello cantonale ha la sua roccaforte nella Surselva. A detta dei suoi numerosi esponenti PDC in Gran Consiglio, la Surselva stessa, con i suoi 19 Comuni e una struttura regionale pressoché identica a quella dell’attuale Regione Valposchiavo (entrambe sono caratterizzate da un Consiglio direttivo e da un Parlamento eletti dal Popolo, nonché da diverse commissioni nominate ad hoc a seconda dei temi), uscirebbe particolarmente penalizzata dalla riforma territoriale appena approvata. Le premesse della Valposchiavo, con due soli Comuni, non sono però altrettanto equiparabili a quelle della Surselva. A livello politico quest’ultima ha quindi fatto valere il suo peso specifico all’interno del PDC Grigioni, dettando una linea contraria alla proposta del Governo passata in Gran Consiglio. Io invece ero favorevole e non mi sono fatto problemi nell’andare controcorrente all’interno del mio Partito.
IL BERNINA a Cassiano Luminati: il tuo futuro politico in Valposchiavo subirà delle variazioni a seguito del nuovo assetto delle regioni?
È chiaro che non vedere garantita la continuità del lavoro che ho svolto con tanto impegno e altrettanta passione negli ultimi 4 anni in qualità di presidente della Regione mi sta facendo riflettere sulle prossime mosse.
Visto che la nuova organizzazione delle regioni prevede esclusivamente la presenza di una conferenza dei sindaci e per la Regione Bernina eventualmente quella di alcuni altri Consiglieri Comunali, sto seriamente valutando di mettermi a disposizione per una di queste cariche nell’esecutivo di Poschiavo.
Intanto comunque vediamo come andranno le elezioni per il Gran Consiglio il 18 maggio e se nei prossimi tre mesi verrà lanciato il referendum contro questa riforma.
IL BERNINA a Karl Heiz: la scelta del Gran Consiglio è coerente con la strategia di un futuro politico ove le Regioni lasceranno spazio a dei comuni forti, ovvero un Canton Grigioni con solamente 50 Comuni?
La decisione del Gran Consiglio è perfettamente coerente con la strategia decisa prima: cantone forte, comuni forti, e un livello intermedio (le regioni) limitato al necessario per lo svolgimento dei compiti delegati a loro dal cantone e soprattutto dai comuni. È anche coerente con l’obiettivo di ridurre progressivamente il numero di comuni nel cantone (oggi 146, obiettivo 2020 ca. 100, a lungo termine sotto i 50). Non si può negare che la nuova legislatura aumenti la pressione sui comuni per fare delle fusioni: la resistenza di certi politici, per esempio quelli della Mesolcina, contro la struttura delle regioni appena decisa si spiega con l’estrema debolezza di molti dei loro comuni. Per altri, si tratta semplicemente di preservare strutture e posti esistenti, anche se sono superati o superflui. È umano, ma non molto lungimirante.
La questione che tanti si pongono in Valle è ovviamente se la decisione presa dal Gran Consiglio è il primo passo per una fusione di Brusio e Poschiavo. Qui vorrei ricordare due cose. Primo: le nuove regioni sono definite nella Costituzione Cantonale, e dunque sarà difficile cambiarle rapidamente. Secondo: il principio del “bottom up” rimane parte della strategia del cantone. Le fusioni comunali non vengono imposte dall’alto ma decise liberamente dai comuni coinvolti. In altre parole, Brusio e Poschiavo faranno il passo solo se lo vuole una maggioranza della popolazione dei due comuni: nessuno può forzarle. Ma almeno parlarne serenamente forse non sarebbe male.
Ora la parola alle schede che il 18 maggio sanciranno due vincitori ed un perdente. Il voto per il parlamento grigionese ci dirà inoltre la forza dei tre politici che si contenderanno molto pure nelle elezioni comunali di quest’autunno.