L’opinione di Nicoletta Noi-Togni
È importante chiederselo! A chi serve la distruzione di strutture in parte consolidate che si compie nel Cantone dei Grigioni a scapito delle regioni decentralizzate, che si vorrebbe attuare per volere del Governo di Coira e del Gran Consiglio?
Distruzione che si è compiuta in Gran Consiglio tra l’indifferenza dei rappresentati dei centri urbani, per i quali le Regioni significano ben poco, e l’impotenza di quelli della periferia che non hanno subito capito su quale china ci si stava avviando. Solo all’ultimo passaggio e cioè al cospetto della proposta di legge sul territorio (accettata nella sessione di aprile 2014 del GC) diversi deputati constatavano che quest’ultima, venduta dal Governo come legge per le Regioni, di fatto ne demoliva la struttura democratica che negli ultimi anni i Comuni, investendo soldi e lavoro ed obbedendo proprio alle direttive di Coira, si erano dati. D’altra parte sia le Regioni che i Comuni si erano accorti di questo e richiesti di prendere posizione sul progetto del Governo avevano detto, in ragione di due terzi, NO. Ora, come mai si ignorano le richieste maggioritarie espresse in una procedura di consultazione? Che senso ha chiedere cosa si vuole, se poi si procede come se le risposte non esistessero? E come mai la maggioranza dei Granconsiglieri eletti nei vari Circoli non ha ritenuto necessario difendere quanto voluto dai propri Comuni? Una spiegazione c’è ed una rivisitazione dei verbali del Gran Consiglio e un’analisi delle informazioni date prima della votazione popolare sulla revisione parziale della Costituzione cantonale del 23 settembre 2012 ce le forniscono.
Chi ha voluto questa Riforma superficiale e destabilizzante ha sbandierato, per estorcere consenso, il “troppo” delle nostre attuali strutture che avrebbero potuto sì, essere ridotte, ma operando con scienza e coscienza. E certo non così: non al punto di spazzare letteralmente quanto costruito in questo decennio a livello di Regione. Il progetto venduto dal Governo come “snello” ed “efficiente” in effetti non considera più la Regione come organo di mediazione tra Comuni e Cantone, con la competenza di elaborare quanto di specialistico (in un momento di complessità legislativa come quello attuale) giunge nelle Cancellerie comunali. Un superlavoro questo per i Municipi ed una possibilità per il Governo di esercitare la sua supremazia su di essi. Solo così si spiega questa Riforma assurda che ci obbliga, se attuata, a distruggere una struttura che è costata soldi ai Comuni, che funziona e sta ottimizzandosi. Una simile Riforma inoltre non rispetta un postulato da sempre importante nel nostro cantone: l’autonomia dei Comuni! Comuni che hanno il sacrosanto diritto, come chiesto da due terzi di loro, di organizzare le proprie Regioni in libertà e non secondo il Diktat interessato di Coira.
Certi di loro, a buona ragione, non se lo lasciano fare. In parallelo al Referendum popolare è stato avviato anche il Referendum dei Comuni, contemplato dalla Costituzione. Iniziato dal Comune di Conters nella Prettigovia, il Referendum dei Comuni ha ricevuto tra gli altri anche l’adesione dei nostri Comuni di Roveredo, Verdabbio, Lostallo, Soazza e San Vittore tramite i rispettivi Municipi. Altri si spera se ne aggiungeranno. È questa la miglior risposta ad un progetto di Riforma che non rispetta né conoscenza, né buonsenso, né democrazia e tanto meno la tanto decantata politica del risparmio.
I due Referendum – quello popolare con almeno 1500 firme valide e quello dei Comuni per il quale occorre l’adesione di 15 Comuni – dovranno essere inoltrati entro il prossimo 6 agosto.