L’opinione di Poschiavo Viva
Le procedure comunali assomigliano a un puzzle. Uno dopo l’altro, incastriamo i pezzetti d’informazione nella speranza di capire cosa sta succedendo in questo comune. Tuttavia, le notizie non aiutano a comprendere questa situazione, che sembra assumere aspetti sempre più paradossali.
Nemmeno il testo dell’amministrazione comunale, pubblicato su IL BERNINA sabato scorso, facilita la comprensione del caso Viale e, tantomeno, lascia immaginare quali basi legali o quali competenze costituzionali abbiano permesso al Consiglio comunale di sovrapporsi al Popolo sovrano.
A parte i sili tutto è conforme alla legge?
Il 2012 è un anno particolare. La Giunta viene informata sul concetto di sviluppo territoriale il 26 novembre, mentre il 13 dicembre si organizza una presentazione per la popolazione. Lo stesso anno, il dipartimento cantonale incomincia l’elaborazione del progetto a Viale con il totale appoggio del dipartimento responsabile, del consulente urbanistico, dell’ufficio cantonale per lo sviluppo del territorio e di alcuni gruppi di lavoro, nominati dal Consiglio comunale. Però, nel corso delle sedute, promosse per trovare un’ubicazione adatta e definire i criteri d’inserimento (naturalmente con l’intento di preservare il territorio e il paesaggio da interventi inappropriati e deturpanti), nessuno chiede informazioni sul complesso cantonale. Solo in questo modo è spiegabile, che tre sili alti quasi 18 metri non siano stati tematizzati prima di pubblicare il progetto. Probabilmente, questa negligenza è legata alla prevista zona artigianale-industriale, dove quasi tutto è lecito. Ciononostante, secondo l’amministrazione comunale e l’ufficio cantonale per lo sviluppo territoriale, tutto si sarebbe svolto in piena conformità con la legge federale sulla pianificazione del territorio.
Pertanto, la necessità di un ricorso contro i sili e la seduta del 29 luglio (il progetto è stato pubblicato tre settimane prima…) per spiegare ai responsabili cantonali i dubbi del comune non contraddicono l’utilità delle valutazioni precedenti. I problemi ambientali saranno semplicemente compensati da un rivestimento in legno, inoltre, allo scopo di non pregiudicare il futuro utilizzo della zona, il Consiglio comunale vuole definire un piano delle strutture. Resta solo da capire quale strumento intende elaborare. Un piano di quartiere? Un piano di area? Ma prima non è necessario approvare la modifica della zona? Questo piano integrerà la parcella e le strutture cantonali, magari definendo un preciso fronte lungo l’asse est-ovest, (inserendo i sili in un capannone…), oppure la strutturazione del futuro areale artigianale-industriale verrà pasticciata intorno al terrapieno connesso alla strada cantonale? Non si sa, probabilmente, sarà ancora da chiarire con gli esperti.
Lo sviluppo armonioso del territorio non è un obiettivo
Ma il tempo passa e la trasformazione di un luogo o di un insediamento è praticamente irreversibile, quando sono già in azione gli scavatori. Per questo motivo, l’intervento pianificatorio dovrebbe rappresentare un primo e cruciale passo, stabilendo le condizioni per la realizzazione di un progetto. Solo in questo modo è possibile dare un contenuto, un significato a un complesso edilizio, al contesto urbano e paesaggistico che lo circonda. Mentre alla fine del processo edilizio sarà tutto inutile e le esperienze insegnano che questi interventi hanno generalmente defraudato gli abitanti, distruggendo ambienti essenziali. Eppure, senza le proteste, nessuno avrebbe mosso un dito. Questa è la cruda realtà e le contorsioni politiche, presentate nel comunicato comunale, non sono in grado di smentire che il processo pianificatorio non funziona e le decisioni dei responsabili politici (sempre che si tratti di decisioni formali, rispettando i principi di competenza…) sono state prese in modo superficiale.
Questa circostanza deve essere mitigata e, improvvisamente, sono utili anche i principi legali. Il fatto che la legge federale sulla pianificazione del territorio miri a una realizzazione centripeta degli insediamenti e un’edificazione dispersa violerebbe manifestamente questi concetti, è ovviamente corretto. Ciò non toglie che sia il comune sia l’ufficio cantonale per lo sviluppo del territorio siano pure responsabili per uno sviluppo armonioso del territorio e la realizzazione d’insediamenti compatti, rispettando le tipologie territoriali e insediative. Anche questi concetti, tralasciati dal comunicato comunale, sono parte integrante della legge federale. Per questo motivo, sarà interessante leggere gli argomenti che il comune e l’ufficio cantonale presenteranno per motivare la corrispondenza al concetto centripeto e alla preservazione dei nuclei storici della nuova zona industriale a Robbia.
Il Consiglio si arroga le competenze del Popolo sovrano
Le leggi sulla pianificazione territoriale non regolano solo lo scopo e i principi, ma stabiliscono anche le competenze della procedura territoriale e la validità legale degli strumenti. In questo senso, dobbiamo constatare che la conformità, sottolineata dal comune, non è sostenuta da una revisione dei piani delle zone o dei piani generali delle strutture, votata dal Popolo e successivamente approvata dal Governo cantonale. La presunta conformità dell’intervento a Viale si riallaccia soltanto a “un concetto di sviluppo territoriale”, allestito dal consulente urbanistico, presentato in Giunta e alla popolazione senza la possibilità di discuterlo in modo adeguato. Pertanto, questo strumento pianificatorio, indipendentemente dai pregi o dalle pecche, ha la valenza legale di un disegno scolastico. Ben più rilevante è invece il fatto che attualmente tutto l’areale risulta inserito nella zona “altro territorio comunale”, quindi estranea alle regolari zone edificabili. Per questo motivo, il cambiamento in una zona artigianale-industriale premette la modifica del piano delle zone e l’elaborazione di appropriate misure di strutturazione (anche questo è prescritto dalla legge…). Tuttavia, alcuni responsabili comunali hanno illecitamente deciso in merito al futuro utilizzo della zona, arrogandosi una competenza che spetta esclusivamente al Popolo.
L’articolo 48 della legge cantonale sulla pianificazione del territorio stabilisce che l’emanazione e la modifica della legge edilizia, del piano delle zone, dei piani generali delle strutture (…) sono sottoposte alla votazione nel comune. E finché la revisione non è approvata dal Governo cantonale, le deturpanti “visioni territoriali” del consulente urbanistico o del Consiglio comunale non hanno alcuna rilevanza legale. Questa è la situazione che il Consiglio doveva illustrare al dipartimento cantonale, invece di superare le sue competenze. Bastava applicare i principi della zona di pianificazione, decretata dallo stesso esecutivo nel 2013. Mentre la presunzione di decidere sull’ubicazione del complesso cantonale, mettendola in diretta relazione con l’inserimento di una nuova zona artigianale-industriale, non tiene minimamente conto che la revisione della pianificazione potrebbe essere respinta dal Popolo. In quel caso, gli argomenti comunali si sgonfieranno come palloncini e l’impatto ambientale del complesso cantonale sarà definitivo, compromettendo il territorio di Viale.
Quando è stato deciso il ricorso?
Tutto in regola…? Leggi, costituzione, regolamenti dovrebbero essere applicati e rispettati scrupolosamente, perché la fiducia dei cittadini, la reputazione delle istituzioni democratiche non può essere pregiudicata da comportamenti e decisioni tutt’altro che trasparenti. E in quest’ambito rientra anche il recente comunicato dell’amministrazione comunale, probabilmente redatto sotto i fuochi d’artificio del primo agosto. Questo testo, che dovrebbe rappresentare una comunicazione ufficiale, registra gli argomenti e la data della seduta con i responsabili cantonali, tenta di giustificare l’operato dei responsabili menzionati, ma omette di precisare quando il Consiglio ha deciso di presentare ricorso contro i sili. Una semplice disattenzione?
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