Referendum: un diritto popolare da proteggere

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L’opinione di Nicoletta Noi-Togni
Certo può sembrare un po’ eccessivo! Nel nostro Cantone siamo appena stati chiamati ad esprimerci su di un Referendum (Perequazione in data 28 settembre) e già dobbiamo chinarci sul Referendum contro la Legge sulla riforma del territorio in votazione il prossimo 30 novembre.

Entrambi promossi non solo dal popolo ma anche da un numero legale di Comuni interessati. Dobbiamo ritenerla cosa non buona? Assolutamente no. Il significato di un Referendum consiste nel chiedere a quello stesso popolo che “subirà” le conseguenze di una certa qual decisione di Governo e Parlamento, cosa vuole, quale opinione ha in proposito. E dato che Governi e Parlamenti non dimostrano di amare questa procedura che può bloccare i loro intenti, ben venga chi dall’esterno s’impegna affinché un determinato stato di cose riceva – o non riceva – l’avvallo del popolo sovrano.

Il nostro Paese riconosce questo diritto alla collettività e lo ritiene valore da conservare alle generazioni di oggi e di domani. Anche per questo io mi impegnerò nelle prossime settimane, perché la popolazione del nostro Cantone possa decidere se è giusto che le Regioni, costituite di diritto pubblico secondo la Costituzione cantonale del 2003 e in Mesolcina entrate in vigore con la votazione popolare del suo primo Consiglio direttivo nel 2007, debbano venir oggi stravolte nella loro struttura. Premesso che il cambiamento di pochi anni fa che viene oggi – senza valido motivo – azzerato, è costato soldi ai Comuni e per riflesso ai contribuenti e lavoro a chi si è impegnato per una struttura a norma di legge, la proposta di Governo e Gran Consiglio ci riporta indietro negli anni. Perché si dovrà ritornare per i diversi servizi alla popolazione a stipulare convenzioni con terzi. Ciò che viene oggi evaso dall’Organo regionale legittimato per questa incombenza dal voto popolare e controllato dall’Assemblea dei delegati comunali, verrà domani espletato da enti di diritto privato.

Questa una delle prime critiche al nuovo modello a livello cantonale. Criticato anche l’aspetto democratico in quanto le Regioni si avvarranno nella forma voluta da Governo e Gran Consiglio, unicamente di un Esecutivo. Curiosamente non ci sarà un Legislativo ciò che contrasta chiaramente con lo stato di diritto esistente nel nostro Paese, dove come si sa ogni piccola società dispone di un Comitato esecutivo e di un legislativo costituito dall’Assemblea dei soci. I Comuni stessi avevano – nella procedura di consultazione – chiesto a Governo e Gran Consiglio, in ragione di 2/3 di lasciare libertà alle Regioni di decidere la loro struttura. Richiesta che è stata ignorata dal Governo e non accolta dalla maggioranza del Gran Consiglio. Popolo e Comuni, sottoscrivendo il Referendum, hanno così deciso per le urne.

 

Nicoletta Noi-Togni