Futuro della sanità locale
La trentina di soci, all’unanimità, ha detto sì al progetto di fattibilità di fusione tra la stessa Spitex, l’Ospedale San Sisto e la Casa Anziani.
L’assemblea straordinaria di Spitex Valposchiavo, convocata mercoledì 5 novembre appositamente per discutere della fattibilità di partecipare alla svolta che vorrebbe i tre enti ora separati sotto un unico cappello, ha quindi appoggiato pienamente la proposta che le è stata presentata. Ad aprire la serata è stata la presidentessa dell’associazione Roberta Zanolari, che dopo aver ringraziato i soci accorsi e passato la parola all’attuario per la lettura del verbale dell’ultima assemblea, ha introdotto il tema caldo. L’assemblea era infatti straordinaria affinché i soci potessero acconsentire o meno al progetto di fusione delle tre strutture attualmente attive in Valposchiavo a livello sanitario.

Per permettere a tutti i presenti di capire fino in fondo la materia ma soprattutto il concetto che sta alla base della decisione di fare una fusione, è stato chiamato quale relatore Luigi Badilatti. Badilatti è infatti membro del gruppo di lavoro che sta analizzando le basi giuridiche di un’eventuale organizzazione unica e la strategia da seguire per garantire un’assistenza sanitaria di qualità alla Valposchiavo anche in futuro. Egli si è dapprima soffermato sulle differenze a livello di ragione sociale che contraddistinguono l’Ospedale San Sisto, la Casa Anziani e la Spitex. Il fiduciario valposchiavino ha in seguito ben definito quali sono i compiti dei comuni e del cantone in ambito sanitario.
L’idea strategica di sciogliere le tre “filiali” per creare una sola “casa madre” è data dal fatto che i costi sono in continuo aumento, gli anziani o le persone che abbisognano di assistenza sanitaria sempre di più, ma soprattutto dal pressing del cantone, che vuole vedere assolutamente dei risultati concreti (meno costi, strutture più snelle, ecc.), pena il declassamento del nostro ospedale regionale.
Badilatti ha inoltre aggiunto che il governo cantonale, per bocca del ministro Rathgeb, si è detto soddisfatto della strada intrapresa dalle autorità valposchiavine che stanno per l’appunto vagliando l’opportunità di una fusione. Questo lascia quindi ben sperare per il futuro della sanità in Valposchiavo. Una fusione, a detta degli intervenuti all’assemblea, porterebbe quindi a mantenere una qualità dei servizi di assoluto valore, al contenimento dei costi e soprattutto al mantenimento dei posti di lavoro in Valposchiavo.
Anche Renato Isepponi (capodipartimento educazione, cultura, sanità e socialità per Poschiavo) e Arturo Plozza (sindaco di Brusio) hanno sottolineato che lavorare insieme significherebbe avere maggiori opportunità, strutture sanitarie sicure e all’avanguardia e non da ultimo meno debiti per i Comuni di Brusio e Poschiavo.
I soci dell’associazione ed in particolar modo gli impiegati presenti hanno chiesto dal canto loro che vi sia un’assoluta trasparenza nella fase di passaggio onde evitare che nella creazione di un’unica entità qualcuno ci lasci le penne o veda i propri diritti venir meno. Soci che hanno comunque accettato all’unanimità il progetto e hanno delegato il loro socio Sandro Cortesi quale membro del gruppo di lavoro che seguirà gli sviluppi del “processo fusionale” nei prossimi tempi. La sanità in Valposchiavo sarà quindi al centro di grandi cambiamenti nel prossimo futuro. Cambiamenti che dovranno godere dell’appoggio di tutti onde evitare spaccature che sarebbero dannose in un’epoca in cui i centri non concedono nulla alle periferie.
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