Una misura è sensibilizzare i committenti
Venerdì 14 novembre, all’Hotel La Romantica di Le Prese, è stata organizzata dall’Associazione Artigiani e Commercianti Valposchiavo (ACV) una serata pubblica che ha visto anche la partecipazione illustre del relatore Gian-Luca Lardi, presidente della Società Svizzera Impresari-Costruttori (SSIC).
Diverse figure professionali provenienti dall’Italia, dalla Germania o da altri Paesi dell’Unione Europea si stanno inserendo nel tessuto lavorativo della Valposchiavo, non solo nel settore primario o secondario, ma anche in quello terziario, così esordisce nel suo discorso introduttivo la coordinatrice dell’ACV, nonché moderatrice della serata, Michela Cathieni-Zanetti.
I frontalieri non sono un problema; padroncini e distaccati sì
Circa 850 sono i frontalieri che lavorano in Valposchiavo, come spiega l’impresario e membro dell’ACV Reto Capelli, chiamato a esporre i numeri relativi alla nostra regione, e pagano le imposte alla fonte nei comuni di Brusio e Poschiavo. I frontalieri, secondo lui, non sono da considerarsi quindi un problema.
Le problematiche però sussistono quando si parla di padroncini (prestatori di servizio indipendente) e lavoratori distaccati (chiamati dal committente svizzero firmatario di un contratto diretto o in subappalto con una società estera). Queste figure non hanno necessità di un permesso di soggiorno e possono lavorare in Svizzera al massimo fino a 90 giorni compilando preliminarmente delle notifiche che si trovano online (per questo motivo rientrano nelle cosiddette forme di “lavoro notificato”). Padroncini e lavoratori distaccati destano preoccupazione agli imprenditori valposchiavini, poiché, come riferisce Michela Cathieni Zanetti: “Essi accettano qualsiasi condizione di lavoro e retributiva, abbassano il costo del lavoro indigeno, offrendo le loro prestazioni a condizioni decisamente concorrenziali e quindi facendo una concorrenza piuttosto sleale al nostro artigianato”.
In Ticino il settore delle costruzioni ne risente
Con le debite proporzioni sul piano territoriale ed economico, Ticino e Valposchiavo si somigliano in quanto sono territori svizzeri di frontiera che attirano a sé lavoratori stranieri, specialmente dall’Italia. Sulla situazione ticinese si sofferma l’ospite speciale della serata Gian-Luca Lardi, presidente della Società Svizzera Impresari-Costruttori (SSIC). Lì il fenomeno del lavoro notificato è preoccupante. Infatti, considerando l’alto tasso di disoccupazione giovanile arrivata al 15%, c’è il presentimento che i lavoratori provenienti dall’estero “rubino” il lavoro agli indigeni. Le persone notificate (quindi padroncini, lavoratori distaccati e frontalieri interinali) coprono l’1,8% dei posti di lavoro complessivi in Ticino, e all’incirca la stessa percentuale vale per il Canton dei Grigioni, come aggiunge il presidente della SSIC. In Ticino questo fenomeno si è espanso maggiormente nel ramo delle costruzioni dove la percentuale di lavoratori con notifica aumenta fino al 9,5% dei posti di lavoro complessivi. Riferisce Lardi: “Non è un grosso problema per l’economia in generale, ma per il settore delle costruzioni sì”.

Dumping salariale e lavoro in nero. Perché ci sono questi fenomeni?
La buona salute del mercato svizzero del lavoro risulta molto allettante sia per le imprese che per la manodopera straniera. Si è quindi creata una grande bagarre fra aziende che, per essere più concorrenziali, cercano di limare i costi e quindi fanno anche pressione sui salari dei loro lavoratori creando il rischio di dumping salariale e rispettivamente di lavoro in nero. Tutto questo emerge dal discorso di Gian-Luca Lardi che continua: “Si cerca di ovviare a queste problematiche grazie al Contratto Nazionale Mantello (CNM) che sostiene misure di protezione fissando salari minimi, assicurando condizioni minime sociali (previdenza, assicurazioni, ecc.) e garantendo certe condizioni di lavoro (orari di lavoro, vacanze, ecc.). IL CNM getta quindi le basi per un mercato libero ma a concorrenza leale”. Solo il CNM però non sembra bastare per evitare i fenomeni di dumping salariale e lavoro in nero, quindi si sta pensando ad altre misure (alcune già attuate), che sono riportate nell’ultimo capitolo dell’articolo.

Valposchiavo: in un periodo di recessione i padroncini preoccupano
In mancanza di uno studio scientifico locale sulla tematica, l’imprenditore valposchiavino nel settore delle costruzioni Reto Capelli prova a delineare la situazione in valle. Le problematiche descritte da Lardi in Ticino non sono così gravi qui in valle, ma Capelli allerta che sta arrivando un periodo di recessione causa principalmente la crisi del mercato energetico con la sensibile riduzione degli utili di Repower e il blocco del progetto Lagobianco, i problemi finanziari del Comune di Poschiavo con una riduzione importante degli investimenti, la legge sulle seconde case con la problematica della ristrutturazione dei maggesi e le vecchie case rurali, la riduzione del volume di lavoro in Engadina (sempre causa legge sulle seconde case) e infine la grave crisi economica italiana.
Questa crisi economica spinge le ditte italiane a trovare sbocchi lavorativi in Svizzera. Ecco allora che arrivano i lavoratori distaccati e i padroncini. Capelli asserisce: “Riguardo ai lavoratori distaccati non sempre la paga dichiarata agli organi di controllo in Svizzera (minimo salariale svizzero) corrisponde al vero. La stessa viene corretta tramite ore supplementari non retribuite o compensazioni quando i dipendenti tornano a lavorare in Italia. Solo così si giustifica la differenza sui preventivi che può toccare anche il 20-25%”. Sui padroncini, invece, ribadisce: “Questi piccoli artigiani entrano addirittura senza permesso come turisti e svolgono lavoretti interni nelle case e sui ‘munt’. Per lavori privati il padroncino fattura spesso solo una parte e l’altra la esegue in nero. Ci sono pure i casi, però rari, di ditte in valle che si appoggiano a padroncini per svolgere i propri lavori pagandoli meno di quello che costerebbero i frontalieri”. A quanto si può capire dal discorso di Capelli, queste tipologie di lavoratori sembrano quindi agire nelle fasce grigie del lavoro favorendo in alcuni casi il lavoro in nero.
L’attività doganale e i controlli
I controlli sul territorio e nei cantieri da parte degli organi competenti sono molto dispendiosi e poco efficaci, come evidenzia Gian-Luca Lardi. Esistono però anche i controlli doganali, come spiega l’altro relatore della serata Marco Crameri, capo dell’Ispettorato doganale di Campocologno, Castasegna, Martina e Müstair. In particolar modo, concentrandosi sull’argomento del lavoro non dichiarato, spiega che il servizio civile dell’Ispettorato doganale adempie il compito di riscuotere l’imposta sulle prestazioni lavorative che i contribuenti effettuano sul territorio svizzero e l’imposta sull’acquisto di prestazioni di imprese con sede all’estero da parte di destinatari che si trovano sul territorio svizzero. Ci sono – sostiene Crameri – delle imprese che evitano di pagare questo genere d’imposte e l’azione di controllo doganale su di loro risulta difficoltosa in quanto le forniture entrano separate dagli operai che, come fossero turisti, passano la dogana dalla corsia del traffico viaggiatori. Alla fine quindi viene fatturata solo la fornitura ma non la prestazione. Ora, con l’entrata in vigore del Progetto Grischa, aggirare i controlli diventa sempre più facile per le aziende malintenzionate, visto che le guardie di confine non sono sempre presenti. Questo si evince dalle parole del capo ispettore Marco Crameri.

Le misure: cosa intende fare l’ACV?
In Ticino le associazioni interessate hanno proposto più di 60 misure per contenere il fenomeno del lavoro notificato e della concorrenza sleale. Gian-Luca Lardi ne cita alcuni esempi come l’imposizione alla fonte per distaccati e padroncini, le restrizioni per la registrazione del lavoro notificato, l’imposizione dell’IVA ai padroncini anche per lavori sotto la soglia di 10’000 CHF (ora per importi in fattura inferiori a questa cifra essi non pagano l’IVA) e l’obbligo di un rappresentante fiscale in Svizzera per distaccati e padroncini.
Per la nostra valle le misure che possono adottare artigiani e commercianti, sono elencate da Michela Cathieni-Zanetti, in rappresentanza dell’ACV. Esse sembrano basate sul potenziamento dell’unione fra imprese locali, come l’aumento della collaborazione, del supporto e della comunicazione fra aziende valligiane, per esempio con l’unione temporanea di aziende dello stesso settore per poter inoltrare offerte con prezzi concorrenziali, e sulla sensibilizzazione. Come dice Capelli: “Bisogna puntare sul miglioramento della sensibilizzazione dell’opinione pubblica facendo passare il messaggio che padroncini e lavoro in nero indeboliscono l’intero sistema economico valligiano e informando sulle differenze di qualità, di rispetto delle norme costruttive svizzere, di servizio al cliente, che garantisce la ditta indigena”. Serve anche, come sostiene la coordinatrice dell’ACV, “un monitoraggio costante della situazione valligiana e invitare la popolazione o le imprese a segnalare all’Ufficio fiscale del Comune di Poschiavo e del Comune di Brusio le irregolarità lavorative e salariali che si verificano sul nostro territorio”.
Tuttavia, il messaggio finale della serata è quello che la differenza è fatta dalle scelte del committente, quindi è utile sensibilizzarlo per quanto riguarda il sostenimento dell’economia locale e la concorrenza leale in un mercato non sporcato dal lavoro in nero. Michela Cathieni-Zanetti chiude dicendo: “Gran parte delle ditte sono partner seri e affidabili; basta saperli scegliere. Grazie alla loro attività, le aziende locali garantiscono posti di lavoro, la formazione degli apprendisti ed introiti fiscali. Questi aspetti dovrebbero far riflettere anche i privati. Ognuno, nel proprio ambito, può contribuire al buon funzionamento del sistema sociale ed economico della valle e del Canton dei Grigioni”.
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